Twenty two.

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Era passata poco meno di una settimana da quando Federico si era ritrovato in lacrime sul divano di Benjamin, mentre guardavano un film romantico. Da quando il moro aveva cercato di consolarlo, anche senza sapere bene per quale motivo, e gli aveva detto e ripetuto più volte che adorava il suo essere così tanto sensibile e che gli piaceva così com'era.
Il più piccolo, dopo aver ripetuto all'infinito che si sentiva uno stupido a piangere per un motivo tanto stupido, si era abbandonato tra le braccia del più grande e lo aveva ringraziato per non averlo preso in giro.
In quei giorni passati i due giovani erano riusciti a vedersi meno del solito, Federico non era ritornato in discoteca nonostante l'insistenza del moro e dei suoi amici ma erano riusciti ad incontrarsi più di una volta per fare colazione insieme. I messaggi che, però, si erano scambiati erano tanti e colmi di voglia di vedersi. Voglia di viversi.
Ad impedire ai due di vedersi con più frequenza era l'esame del più piccolo, ormai imminente, e Benjamin continuava a spronarlo a dare il meglio di se stesso affinché potessero festeggiare dopo l'esame.
In quei giorni i suoi amici erano andati ugualmente in discoteca, Louis aveva promessa al biondo di tenere sotto controllo la situazione e di impedire a Francisco di commettere qualche errore. L'amico gli aveva riferito che Benjamin non era andato a letto con nessuno in quei giorni e che subito dopo i suoi spettacoli lo aveva visto andare via, con disappunto del suo capo.
Federico in qualche modo si era sentito importante, Benjamin lo faceva sentire importante.

Il giorno tanto atteso era arrivato, quel giorno Federico avrebbe dovuto sostenere il suo esame di fisiologia umana e il primo messaggio del giorno che aveva ricevuto era stato proprio da parte di Benjamin.
«In bocca a lupo principessa, mostra a tutti chi sei.
Ci vediamo questa sera.
-Ben.»
Dopo quel messaggio Federico era andato in facoltà con il sorriso stampato sul volto, si sentiva più motivato e sapeva di potercela fare.

-"Sei pronto per l'esame?" Gli chiese Louis, anche lui quel giorno avrebbe dovuto sostenere il suo stesso esame, mentre sistemava un libro nel suo zaino blu poggiato sull'erba verdeggiante del giardino della facoltà.
Federico, poggiato con la schiena coperta da una maglia grigia contro il tronco di un albero e con il suo zaino nero, lo guardò sorridente e annuì.
-"Penso di non essere mai stato tanto pronto per un esame." Rispose e spostò un piccolo ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva davanti agli occhi.
L'amico, decisamente più agitato, lo squadrò da capo a piedi per poi scuotere la testa divertito.
-"Come fai ad essere tanto tranquillo? Questa notte ti sei divertito con il tuo Benjamin?" Lo prese in giro e si sistemò lo zaino sulla spalla coperta da una giacca di jeans.
Il più piccolo ridacchiò e lo affiancò mentre camminava verso l'ingresso della facoltà.
-"Non mi serve fare sesso con lui per essere tranquillo. Mi basta anche un suo messaggio." Rispose e scrollò le spalle, mentre stringeva il suo cellulare tra le mani. Non voleva rischiare di non leggere un nuovo messaggio da parte del moro, che probabilmente era ritornato a dormire. "E comunque non è il mio Benjamin, o almeno non ancora."

Federico era uscito da quell'aula, quasi totalmente in pietra e abbastanza fredda nonostante le temperature primaverili di quel giorno, soltanto alle due e mezzo del pomeriggio inoltrate. Era sfinito, la testa stava per scoppiargli e il suo stomaco non faceva altro che brontolare però era soddisfatto del lavoro che aveva fatto. Usciva da quell'aula sfinito, affamato ma con un nuovo trenta di cui vantarsi. Louis, il suo amico, non aveva ancora sostenuto l'esame e non lo avrebbe fatto prima di qualche ora e ne aveva approfittato per andare a pranzare.
Il biondo si stava aggirando nel cortile dalla facoltà alla ricerca del suo amico, per raccontargli del suo esame, ma trovò l'ultima persona che pensava di incontrare ma la prima che desiderava vedere.
-"Alla buonora principessa, stavo per scassinare la tua macchina e andare via."
Sul volto di Federico comparve uno stupido sorrise, in un momento la fame e il mal di testa svanirono e rimase soltanto il moro seduto sulla sua macchina. In un altro momento avrebbe gridato il più possibile per quel motivo ma, in quel momento, desiderava soltanto abbracciarlo e baciarlo.
-"Benjamin!" Urlò Federico e corse verso di lui, ignorando le proteste delle sue gambe doloranti.
Il moro, con un sorriso divertito stampato sul volto, scese dalla macchina e spalancò le braccia per accogliere il minore che si buttò tra queste.
-"Fa piacere anche a me vederti." Ridacchiò il moro e gli baciò il collo.
-"Che ci fai qui?" Gli chiese, sorpreso ed emozionato, il più piccolo e si allontanò dal moro per guardarlo negli occhi.
-"Ti avevo detto che avremmo festeggiato il tuo esame."
-"Pensavo ci saremmo incontrati questa sera."
-"Non riuscivo a resistere fino a questa sera, mi mancavi." Disse, semplicemente, Benjamin e gli strinse la mano. "Com'è andato il tuo esame? Devo picchiare qualche professore?"
Il biondo ridacchiò per le sue parole e gli baciò la fronte.
-"Ho presa trenta!" Esclamò entusiasta il ragazzo.
-"Che secchione che sei." Lo prese in giro il più grande e si alzò sulle punte, delle sue scarpe dell'adidas, per essere alla sua stessa altezza. "Adesso andiamo a casa tua o finirò per sentirmi in colpa per il tuo stomaco brontolone."

Federico non aveva smesso di sorridere nemmeno per un momento da quando era salito in macchina con il moro, prima di partire aveva velocemente scritto un messaggio al suo amico Louis in cui lo avvisava che il suo esame era andato benissimo e che stava tornando a casa con Benjamin. La risposta del suo amico non era tardata ad arrivare, questo gli aveva ricordato di usare precauzioni e di non rompere il letto, facendo sbuffare imbarazzato il ragazzo.
Non appena raggiunsero la casa del minore questo si sorprese di trovare un fattorino con del sushi che attendeva proprio lui.
-"Immaginavo avessi fame quindi avevo chiamato il ristorante giapponese per una consegna a domicilio, spero ti piaccia il sushi." Disse il moro, scrollò le spalle e andò a pagare il ragazzo che si stava lentamente sciogliendo sotto il sole cocente di Miami.

-"Come facevi a sapere che mi piace il sushi?" Gli chiese Federico mentre ingoiava l'ultimo boccone. Il ragazzo si era liberato degli abiti formali e aveva indossato un semplice pantaloncino nero della nike e una canotta bianca a tinta unita.
Il moro, anche lui aveva tolto la sua t-shirt nera restando solo con i suoi jeans del medesimo colore e con degli strappi sulle ginocchia, scrollò le spalle e iniziò a giocherellare con le sue bacchette.
-"Ho provato ad indovinare." Rispose. "A questo proposito, mi piacerebbe sapere un po' di te e della tua vita." Aggiunse. "Io ti ho praticamente raccontato tutta la mia vita, di te invece so soltanto che frequenti il secondo anno della facoltà di medicina."
Il più piccolo sorrise e iniziò ad accarezzargli il dorso della mano.
-"Non c'è molto da dire su di me." Disse e scrollò le spalle. "Ma dimmi che cosa vuoi sapere e te lo dirò."
-"Non saprei, hai fratelli o sorelle? I tuoi genitori? Perché non hai animali domestici?"
Federico rise e scosse la testa divertito.
-"Sono figlio unico e non ho animali domestici perché dubito riuscirei a prendermene cura al momento, in futuro però mi piacerebbe prendere un gatto o un cane." Rispose il ragazzo. "I miei genitori invece vivono in una villa al centro di Miami, mio padre è il proprietario di un importante banca mentre mia madre gestisce un albergo, che apparteneva prima ai miei nonni ma dopo la loro morte è passato a mia madre. Io vivo qui da solo già da un paio d'anni ma continuo ad avere un buon rapporto con loro e ci vediamo tutte le settimane." Raccontò il ragazzo e, al termine del suo racconto, il suo iPhone iniziò a squillare. "Parlando del diavolo spuntano le corna." Rise il ragazzo e prese il suo cellulare.
-"I tuoi genitori?"
-"È mia madre che mi chiede com'è andato l'esame." Replicò Federico e digitò, velocemente, un messaggio di risposta in cui le raccontava del suo trenta e le prometteva di andare a farle visita quel fine settimana."
-"Posso farti una domanda?" Gli chiese il moro.
-"Certo Ben." Rispose, prontamente, il più piccolo e bloccò il cellulare.
-"Come hanno reagito i tuoi genitori quando hai detto loro di essere omosessuale?" Gli chiese Benjamin e avvicinò la sua sedia a quella del minore. "Io non ho avuto modo di scoprire la loro reazione ma mi piace sentire le storie degli altri, soprattutto quelle felici e mi illudi che anche i miei genitori avrebbero reagito così." Spiegò e abbozzò un sorriso.
Il biondo gli accarezzò la guancia e gli diede un bacio a stampo.
-"Gliel'ho detto quando avevo sedici anni, dopo aver dato il mio primo bacio ad un ragazzo." Iniziò a parlare il biondo. "In un primo momento non riuscivano a capire se fosse uno scherzo o meno, in parte lo speravano anche ma non per cattiveria ma soltanto perché speravano che io potessi avere una famiglia e i tanti bambini che loro non sono riusciti ad avere.
Mi hanno più volte chiesto se ne fossi sicuro, se non fosse una cosa momentanea ma quando hanno capito che ero certo e che stavo bene con me stesso hanno iniziato a capire anche loro. Hanno capito che io ero pur sempre il loro bambino, lo stesso Federico che avevano cresciuto con tanto amore, hanno capito che avrei comunque potuto avere la famiglia che desideravano per me, soltanto non con figli naturalmente miei.
Da quel momento mi hanno sempre sostenuto in tutto e non mi hanno fatto mancare nulla." Continuò a raccontare e un sorriso gli comparve sul volto. "Loro vogliono che io sia felice." Concluse.
Il più grande gli sorrise sinceramente felice e si sedette sulle sue ginocchia nuda.
-"Sei davvero fortunato ad avere dei genitori come i tuoi." Gli disse e allacciò le braccia dietro al suo collo. "E io sono fortunato ad aver conosciuto una persona come te." Aggiunse e gli diede un bacio a stampo. "Sto bene con te, Federico. Sto bene come non pensavo potessi stare con qualcuno, sono felice di poterti avere nella mia vita."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora