Eighty five.

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-"Benjamin, per favore, arrabbiarti non ti fa bene."
-"Sei così sicuro di sapere quello che mi fa bene?!" Replicò Benjamin. "Tu n-"
Benjamin non riuscì a completare quella frase, il suo volto divenne bianco come il lenzuolo su cui era seduto e un rivolo di sangue gli sporcò il viso. Poco dopo il buio invase il ragazzo e Benjamin si ritrovò a crollare sul letto.
-"Benjamin!"
Federico sentì il sangue raggelarsi nelle vene quando vide il suo fidanzato cadde privo di sensi sul letto. Il taglio sulla fronte aveva ripreso a sanguinare e il volto del moro era a dire poco pallido. I tanti macchinari a cui il moro era collegato iniziarono a produrre un rumore strano, che fece accapponare la pelle del minore. Temeva fosse successo il peggio e quella volta sarebbe stata soltanto colpa sua.
Prima che Federico riprendesse il controllo del suo corpo degli infermieri, seguiti da un dottore, entrarono di corsa nella stanza e circondarono il letto dove giaceva il più grande.
Federico rimase per qualche momento a guardare quelle persone prendersi cura del moro e ascoltare quello che dicevano, senza però capire davvero quello che stavano dicendo, fino a quando uno degli infermieri gli chiese di accomodarsi fuori e lo accompagnò alla porta.
Prima che potesse rendersene conto Federico si ritrovò fuori dalla stanza e vide la porta chiudersi davanti ai suoi occhi.
Se a Benjamin fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.

Il biondo non sapeva quanto tempo fosse passato da quando gli avevano chiesto di aspettare in corridoio, i suoi amici gli avevano subito chiesto che cosa fosse successo ma lui non aveva aperto bocca. Loro non sapevano che il più piccolo aveva contattato i genitori del moro, loro non conoscevano il passato di Benjamin e a Federico andava bene così, non voleva ancora infastidire il moro.
Il sole stava ormai tramontando e i suoi amici erano andati a comprare da mangiare, quando la porta della stanza si aprì e Federico vide ad uno ad uno gli infermieri sfilargli davanti e andare via. Il dottore però si fermò davanti a lui e attirò la sua attenzione.
-"Come sta?" Chiese allarmato Federico e si alzò di scatto.
Il dottore abbozzò un sorriso e si passò una mano sul volto stanco.
-"Adesso sta bene." Rispose l'uomo. "Ha perso i sensi ma ora sta bene, è cosciente e riesce a relazionarsi con gli altri senza problemi." Gli spiegò.
Il più piccolo tirò un sospiro di sollievo.
-"Per fortuna sta bene." Sospirò il ragazzo.
-"Ha anche chiesto di vederla, vuole parlare con lei." Replicò il dottore. "Eviti però di discutere anche con lui, si è svegliato da poco dopo giorni di incoscienza e ha molte ferite. Ha bisogno di riposare e di stare tranquillo."

Federico entrò nella stanza quasi in punta di piedi, era pentito per la discussione avuta poco prima con il moro e voleva farsi perdonare in qualche modo. Non appena aprì la porta sentì gli occhi del moro fissi su di lui e non poté fare a meno di sospirare.
-"Chiudi la porta." Disse il maggiore, con tono molto più tranquillo di quanto il più piccolo si aspettasse.
Federico fece come gli era stato detto e poi andò a sedersi accanto al letto.
-"Come ti senti?" Gli chiese.
-"Mi fa un po' male la testa ma bene."
-"Ben, mi dispiace." Sospirò Federico. "Non volevo farti agitare prima."
-"È passato, non pensarci più." Rispose il moro. "E anch'io devo scusarmi, ho esagerato."
-"No, tu avevi ragione, non dovevo contattare i tuoi genitori a tua insaputa." Replicò dispiaciuto il più piccolo e sospirò. "Sono stato uno stupido."
-"Sei uno stupido da quando ti conosco eppure ti amo lo stesso." Rispose Benjamin e gli sorrise. "L'hai fatto per me, adesso l'ho capito, ma ti chiedo per favore di interrompere ogni contatto con la mia famiglia." Aggiunse. "Non me la sento di riprendere i contatti con loro e non sarei tranquillo a sapere che tu invece ci parli. Digli che mi sono svegliato, che sto bene e interrompi qualsiasi cosa." Continuò. "Pensi di poterlo fare per me?"
-"Per te farei tutto, Ben, non dimenticarlo mai."

Erano passati tredici giorni da quando il più grande si era svegliato, giugno stava per giungere al termine e Federico aveva ufficialmente deciso di rimandare il suo ultimo esame di quell'anno a settembre. Il biondo era sempre stato molto puntuale con i suoi esami ma in quel periodo per lui era molto più importante Benjamin, anche i suoi genitori non avevano nulla da replicare, nonostante ci tenessero che il loro unico figlio si laureasse nei tempi previsti se non prima. Federico aveva anche fatto come il suo fidanzato gli aveva chiesto e aveva interrotto i contatti con i suoi genitori nonostante gli dispiacesse. Voleva davvero che Benjamin si rappacificasse con la sua famiglia ma non stava a lui decidere come e quando sarebbe successo.
In quei giorni le ferite del moro avevano iniziato a cicatrizzarsi, le ustioni più leggere erano quasi svanite mentre quelle più gravi restavano ancora lì ma il dottore aveva assicurato all'altro che sarebbero andate via tutte, ad eccezione di quella sulla schiena. Benjamin sembrava non voler parlare di quanto successo e a Federico andava bene, il suo fidanzato era sereno e lui ne era felice.
Con grande sorpresa dei medici Benjamin dopo solo due giorni era riuscito anche a fare una passeggiata per l'intero ospedale, faceva passi da gigante e tutti ne erano soddisfatti, Federico prima di tutto.
Dopo tredici giorni i dottori avevano finalmente deciso di dimettere il moro, consigliandogli però di non sforzarsi troppo e sarebbe dovuto tornare a controllo ogni dieci giorni.
-"Ce la fai a scendere?" Gli chiese Federico quando parcheggiò davanti casa sua.
Il biondo in quei giorni aveva davvero trascurato casa sua, aveva passati quasi tutto il tempo in ospedale e aveva chiesto a sua madre di riordinare casa sua per l'arrivo del moro.
Il moro storse il naso e scosse la testa.
-"Mi fa male il taglio sul fianco." Rispose il moro, indicando il profondo taglio che aveva necessitato di punti per essere chiuso. "Puoi aiutarmi?" Gli chiese.
Il più piccolo non se lo fece ripetere due volte, scese dalla macchina e fece il giro di questo per andare ad aprire la portiera del moro.
-"Non serve neppure chiederlo, amore." Sorrise il più piccolo e prese di peso il moro. "Va bene così?" Chiese.
-"Perfetto." Sorrise Benjamin e gli diede un bacio a stampo.
Federico si incamminò verso la porta di casa ma prima che lui potesse aprirla lo fece qualcun altro, dall'interno.
-"Tesoro, finalmente siete arrivati!" Esclamò, con la sua solita grinta, la madre di Federico vestita con dei semplici jeans e una canotta bianca molto lontani dal suo solito stile.
-"Ehi, mamma." Sorrise il biondo e fece scendere il moro. "Pensavo fossi andata via."
-"In realtà vi stavo aspettando." Rispose la donna, per poi guardare il moro. "Come ti senti?" Gli chiese e si avvicinò per dargli una bacio sulla guancia, evitando quella dove l'ustione era ancora ben visibile.
-"Il taglio sul fianco mi dà un po' fastidio, per il resto però sto bene." Sorrise Benjamin.
-"Entriamo dentro, così potrai stenderti." Disse la donna e aiutò il moro ad entrare in casa.

-"Tuo padre è dovuto andare via pochi minuti fa, c'è stato un problema a lavoro." Disse Amber, mentre versava del succo ai due ragazzi.
-"Spero nulla di grave." Rispose Federico. "Comunque perché ci stavi aspettando?" Chiese.
-"Perché voglio invitarvi ad una festa che la settimana prossima daremo a casa, nulla di troppo formale, solo per festeggiare il compleanno di tuo padre." Disse la donna allegra. "Volete venire?"
Ma lei non sapeva quello che sarebbe successo a quella festa, non poteva neppure immaginarlo.

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora