Forty seven.

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I due giovani passarono un po' di tempo in silenzio nel parcheggio vuoto della discoteca, riservato soltanto allo staff del locale, stretti l'uno tra le braccia dell'altro. Benjamin aveva la testa poggiata sulla spalla del minore, questo gli stava lentamente accarezzando i capelli, nonostante sentissero caldo in quella posizione a nessuno dei due importava. Volevano soltanto sentire la presenza dell'altro.
Federico riusciva a percepire quanto l'altro fosse dispiaciuto per quella situazione, quanto stesse soffrendo nonostante non volesse darlo
a vedere e avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo ma non sapeva cosa. Il più piccolo sapeva anche che il dolore provato dal moro non era per la situazione in sé, ma soffriva perché lo aveva ferito. Benjamin soffriva per lui.
Dopo un tempo indefinito passato in silenzio, senza proferire parola, i due si alzarono dall'asfalto fresco e si diressero verso la macchina del minore. Una volta giunti nel piccolo abitacolo la situazione non cambiò molto, Benjamin se ne stava in silenzio a guardare fuori dal finestrino e il più piccolo sospirava rumorosamente per il suo comportamento, soltanto la radio alleggeriva l'aria pesante che si era creata tra di loro.
Per loro fortuna le strade di Miami erano per lo più deserte, anche i numerosi semafori sembravano voler collaborare quella sera, e raggiunsero la dimora del più piccolo in breve tempo. Dopo aver parcheggiato, Benjamin, aprì la portiera per scendere ma l'altro gli prese il polso e lo fermò.
-"Non chiuderti in te stesso." Gli disse Federico e gli accarezzò il polso. "Io sono qui con te e quello che è successo ormai è passato." Aggiunse. "Non prenderti colpe che non hai, non serve."
-"Quindi mi perdoni?" Gli chiese, sottovoce, il moro e inclinò la testa da un lato. "Non sei più arrabbiato con me?"
Il più piccolo sorrise e scosse la testa.
-"No, Ben, non sono arrabbiato con te e si, ti perdono." Replicò. "Adesso andiamo in casa, vieni."

Federico riuscì a far sorridere l'altro, anche se notava non fosse del tutto sereno. Quella notte Federico si prese un po' di tempo per guardare l'altro dormire, guardarlo e pensare a quanto nonostante tutto si sentisse fortunato ad averlo accanto. Quella sera Benjamin gli sembrava stranamente vulnerabile, la sua maschera da duro e la sua corazza lo avevano abbandonato lasciando intravedere quel ragazzino che aveva abbandonato tutto perché non riusciva a sopportare l'idea di aver perso sua sorella. Quella notte Federico riusciva a vederlo mentre lasciava casa sua, con le lacrime a rigargli il volto e la consapevolezza di star rovinando tutto. Di star togliendo un altro figlio ai suoi genitori. Lo vedeva girare tra le strade buie con il suo zaino e il cuore colmo di paura, lo vedeva rinunciare a tutto soltanto per permettere ai suoi genitori di rifarsi una vita. Lo vedeva mentre supplicava sua sorella di perdonarlo, perché lui non era in grado di farlo. Lo vedeva e voleva proteggerlo, voleva stringerlo e voleva amarlo. Voleva fare di tutto per Benjamin.
-"Io sono qui con te, Benjamin e non ti lascio. Ti proteggerò sempre." Sussurrò Federico al moro dormiente, per poi baciargli la fronte. "Sempre."

Il mercoledì seguente, giorno libero del più grande, Federico organizzò una gita appena fuori Miami per permettere all'altro di distrarsi e per passare del tempo con lui prima che riprendessero i corsi all'università. Nonostante fossero passati dei giorni il moro sembrava continuare a pensare a quanto successo con Thomas, ogni sera si costringeva ad andare a lavoro ma non ne aveva la minima intenzione, l'unico lato positivo era la presenza di Federico che continuava a supportarlo e a riempirlo d'affetto. Benjamin non aveva più messo piede in casa sua, era stato il biondo a prendere delle cose che gli servivano per portarle a casa sua, e sembrava non avere alcuna intenzione di farlo. A Federico non dispiaceva quella sua scelta ma non gli piaceva il motivo che lo aveva spinto a prendere quella decisione.
-"Mi ripeti perché mi stai portando a West Palm Beach?" Gli chiese il maggiore, per la ventesima volta, mentre l'altro svoltava al casello autostradale che li avrebbe condotto alla meta appena pronunciata.
-"Perché voglio passare del tempo con te, semplice." Rispose Federico e scrollò le spalle.
-"Passiamo tutte le giornate insieme." Replicò il moro. "E potevamo anche restare a Miami."
-"Ti dispiace fare una gita con me?"
-"No, ma non capisco perché hai scelto proprio West Palm Beach."
-"Cos'hai contro questa città?" Gli chiese il più piccolo e aggrottò la fronte. "Hai qualche ex di cui dovrei preoccuparmi?" Continuò e ridacchiò.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-"Federico quella città è tra le più costose della Florida, quasi più di Miami." Disse.
-"E allora?"
-"E allora non voglio che tu spenda soldi per me, già mi impedisci di contribuire alle spese domestiche."
-"Chi ti dice che spenderò dei soldi per te?" Replicò il più piccolo, quasi divertito da quella situazione.
-"Hai intenzione di mangiare l'erba? O di dormire in macchina?" Controbatté Benjamin, deciso a far capire all'altro il suo punto di vista.
Il biondo rise e scosse la testa.
-"I miei genitori hanno una casa a West Palm Beach, ci sono stati lo scorso fine settimana quindi hanno fatto la spesa. Non dovremo preoccuparci di nulla." Rispose. "Rilassati Ben, ho già pensato a tutto." Aggiunse e allungò una mano per accarezzargli la coscia coperta da un pantalone bianco.
Il più grande sospirò e scosse la testa.
-"Lo vedi?" Replicò. "Ancora una volta sto approfittando di te e della tua famiglia."
Federico sbuffò e parcheggiò l'auto al bordo della strada, con la disapprovazione dei guidatori che gli stavano dietro.
-"Perché ti sei fermato?"
Federico spense il motore e gli prese le mani.
-"Benjamin guardami."
-"Ti sto guardando."
-"Tu non stai approfittando proprio di nessuno, questa è soltanto una piccola pausa che ti ho voluto regalare. In questi giorni il tuo umore non è stato il massimo e voglio vederti di nuovo sorridere, sei così bello quando lo fai che sarebbe un peccato il contrario." Disse Federico. "Non devi sentirti inferiore o cose del genere, se ti impedisco di partecipare alle spese domestiche non è perché voglio ricordarti che sono ricco anzi. È semplicemente perché, la maggior parte, non sono nemmeno io a pagarle ma i miei genitori. Voglio però che tu stia bene, se ti fa piacere fare la spesa o cose del genere sentiti libero di farlo. Pensavo che per te fosse abbastanza occuparti di casa tua, non volevo caricarti di altre spese che posso affrontare da solo." Continuò. "L'ho fatto soltanto per te, proprio come questa gita. Voglio soltanto che tu sia felice e che smetti di pensare a quanto successo."
Il moro sospirò e si avvicinò a lui, fino a far sfiorare le loro ginocchia.
-"Penso davvero di non meritarti." Rispose. "Sei un ragazzo speciale, sei dolcissimo e fai di tutto per me senza chiedermi nulla in cambio. Spesso mi chiedo come tu possa sopportarmi, sono un disastro ambulante e ti faccio continuamente soffrire anche se spesso non me lo dici." Aggiunse. "Sei decisamente troppo per me, Federico Rossi."
-"Smettila di sottovalutarti, tu vali molto più di quanto pensi." Replicò il più piccolo. "Se solo potessi vederti con i miei occhi ti renderesti conto di quello che sei e di quello che vali. Spesso sono io ad avere la sensazione di non essere abbastanza per te. Ho paura di deluderti o di non riuscire a capirti come meriti. Sei tu quello speciale, Benjamin, ricordalo sempre."
Benjamin aprì la bocca per rispondere ma, alla fine, si morse il labbro inferiore e preferì suggellare quel momento con un bacio. Preferì lasciare nell'aria quel ti amo che gli bruciava in gola, preferì rivelargli i suoi sentimenti in un momento più adatto.

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora