Forty three.

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Benjamin era andato via prima che Thomas potesse replicare in qualche modo e impedirgli di prendersi la serata libera. Il moro era stanco di quel mondo in cui da anni era rinchiuso, era stanco di quella discoteca tanto bella da vedere ma tanto priva di sentimenti, alla gente interessava soltanto il sesso e lui era lì per accontentarli. Aveva passato la sua adolescenza tra un letto e un altro, con uomo nudo che cambiava giorno dopo giorno e mai nessuno era sinceramente interessato a lui come persona. Più di una volta avevano litigato per lui, gridando ai quattro venti forti interessi che si consumavano dopo qualche ora sesso.
Benjamin era stanco di essere considerato soltanto un giocattolo sessuale, gli piacevano le tante attenzione che gli venivano riservate, non poteva negarlo, ma iniziavano ad asfissiarlo. Se solo avesse avuto altre possibilità, se solo avesse avuto più capacità, avrebbe mollato quel lavoro che iniziava a detestare e avrebbe trovato la sua felicità altrove. Magari proprio al fianco di Federico.
Mentre cercava di eliminare dalla sua mente le parole di Thomas, il moro, corse verso la fermata dei pullman e per sua fortuna ne trovò uno diretto proprio verso casa del minore.
"Sto tornando da te, piccolino."

Non appena il più grande raggiunse la casa del minore, nonostante fossero passate meno di un paio d'ore, bussò al campanello incessantemente fino a quando Federico, assonnato e con i capelli scompigliati, non gli aprì la porta e gli sorrise raggiante.
-"Ben, che ci fai qui?" Gli chiese Federico, sorpreso ma felice. "Pensavo saresti venuto questa sera dopo il lavoro."
-"Mi sono preso la serata libera, non avevo voglia di lavorare." Disse il moro e gli gettò le braccia al collo. "Preferisco stare con te." Aggiunse e lo baciò.
Federico non gli fece domande, non gli chiese perché non avesse voglia di lavorare, semplicemente si lasciò baciare. Chiuse la porta alle spalle del più grande e lo portò al piano superiore, quando il moro si comportava in quel modo era perché aveva bisogno di sentirlo. Di essere amato. E Federico aveva intenzione di sommergerlo d'amore, compensare gli ultimi anni in cui era arrivato quasi a dimenticare la parola amore. Voleva amarlo il più possibile.

Come succedeva ogni giorno nell'ultima settimana a quella parte, Benjamin, finì per addormentarsi a casa del minore e questo non fece nulla per impedirlo. Nonostante fossero soltanto le undici di sera il biondo fu felice di dormire accanto a lui, con il suo corpo nudo stretto tra le braccia, ma prima di seguirlo nel mondo dei sogni decise di prendersi qualche momento per guardarlo. Quando quel ragazzo era diventato così importante nella sua vita? Forse non esisteva una risposta precisa a quella domanda, forse era stata semplicemente una cosa graduale mentre pian piano capiva quanto quel ragazzo fosse speciale. Benjamin era diventato una presenza fondamentale nella sua vita, non riusciva più ad immaginare di passare nemmeno un giorno senza di lui. Stava dando all'altro tutto ciò che aveva, senza chiedere nulla in cambio, anche se spesso pensava che Benjamin gli desse molto più di quanto lui potrebbe mai dargli. Benjamin lo riempiva d'attenzioni, nonostante potesse sembrare un duro era la persona più dolce del mondo, lo rassicurava continuamente e lo faceva sentire speciale. Nonostante il suo lavoro mai lo aveva fatto sentire, o almeno non volontariamente, come gli altri. Benjamin lo faceva sentire amato, desiderato. Lo faceva sentire vivo e Federico amava tutto ciò, lo amava follemente. Federico amava Benjamin.

L'indomani mattina i due ragazzi vennero svegliati, nonostante Federico fosse già sveglio e operativo da un po', dal campanello di casa che alle undici del mattino iniziò a suonare fastidioso. Benjamin, ancora avvolto tra le lenzuola bianche, mugolò qualcosa e fece ridere il minore che stava sistemando l'armadio.
-"Spegni quel coso, te ne prego." Borbottò il moro e si mise il cuscino sopra la testa.
-"È la porta, Ben, non il cellulare." Ridacchiò il minore.
-"Allora vai ad aprire e chiunque sia digli che è sulla mia lista nera."
Federico, divertito dalla reazione del più grande ancora mezzo addormentato, scese al piano inferiore e andò ad aprire la porta, pronto a riferire il messaggio del moro.
Quando aprì la porta si ritrovò davanti Brandon, il suo caro amico fin dall'infanzia, con una maglia verde militare e un jeans scuro a fasciargli le gambe mentre stringeva tra le mani una busta bianca.
-"Ehi, Brandon, buongiorno." Lo salutò Federico e gli sorrise, per poi spostarsi per farlo entrare.
-"Buongiorno a te." Rispose l'amico ed entrò in casa. "Ti ho svegliato?"
Il più piccolo scosse la testa e si incamminò verso la cucina.
-"Io sono già sveglio da un po'." Replicò. "Invece qualcun altro stava ancora dormendo." Aggiunse e ridacchiò.
-"Benjamin?"
-"Esatto e mi ha detto di dirti che sei ufficialmente sulla sua lista nera."
Brandon rise e poggiò la busta bianca sul tavolo della cucina.
-"Spero allora che questi cornetti servano a farmi perdonare!" Esclamò Brandon, alzando il tono di voce, per farsi sentire dal ragazzo al piano superiore.
-"Se sono al cioccolato potrei anche pensarci!" Urlò il moro dalla camera da letto, facendo ridere i due giovani.
-"Che ci fai qui? È successo qualcosa?" Gli chiese Federico e prese un cornetto.
-"Volevo solo ricordarti del picnic al parco che più tardi faremo al parco, ovviamente ci saranno anche Louis e Jensen." Disse l'amico. "Può venire anche Benjamin se vuole, sembra simpatico e ci farebbe piacere conoscerlo meglio."
-"Certo, non mancheremo."

Dopo aver, letteralmente, tirato il moro giù dal letto questo accettò di partecipare al picnic con gli altri e andò a prepararsi per evitare che Federico gli chiedesse, nuovamente, di pulire la casa.
Poco più tardi di mezzogiorno i due salirono nell'auto del minore e si diressero verso il parco. Il traffico di Miami di certo non fu loro d'aiuto, dopotutto era pur sempre l'ora di punta, e restarono bloccati tra le strade roventi di metà aprile per circa tre quarti d'ora prima che comparisse davanti a loro l'ingresso del parco. Per loro fortuna riuscirono a trovare subito parcheggio e il moro si precipitò all'interno del parco, nel tentativo di rinfrescarsi.
-"Finalmente siete arrivati!" Esclamò Louis non appena li vide arrivare.
-"Scusaci Lou, c'era il traffico." Si scusò Federico e raggiunse i suoi tre amici, mentre il moro osservava attentamente tutti i gruppi di persone intenti a godersi il sole o a fare anche loro dei picnic.
-"Perché c'è tutta questa gente?" Chiese il moro.
-"Perché è un parco pubblico." Rispose il minore. "E fa caldo."
Il più grande sbuffò e si sedette sulla tovaglia bianca.
-"Preferivo ci fosse meno gente." Replicò. "Ma dovrò accontentarmi."
Federico sorrise e si avvicinò a lui.
-"Tranquillo, nessuno si avvicinerà a te." Rispose. "Ci penserò io a proteggerti." Aggiunse e gli diede un bacio a stampo.
-"Se avete finito di fare gli sdolcinati io avrei fame." Borbottò Jensen divertito. "Vi unite a noi o siete venuti qui per farvi gli affari vostri?"
-"Un po' entrambi." Disse il biondo e si sedette accanto al moro. "Che c'è di buono?" Chiese.
Prima che uno dei tre ragazzi potesse parlare qualcuno si intromise nella loro discussione, facendo svanire il sorriso del minore.
-"Federico."
I cinque ragazzi presenti riconobbero subito la voce di Francisco, fermo davanti a loro e con le mani nelle tasche del pantalone nero.
-"Che vuoi?" Ringhiò, duramente, il più piccolo.
-"Dobbiamo parlare."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora