One hundred.

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Il più piccolo gli prese il viso tra le mani e gli sorrise.
-"E se dimenticassimo quanto è successo e ricominciassimo?" Propose il ragazzo. "Ho una voglia matta di rivederti girare per casa nostra e dividere con te la mia quotidianità." Aggiunse. "Ti va?"
A quelle parole Benjamin sorrise ampiamente e allacciò le braccia al collo del minore.
-"Mi va, Federico. Certo che mi va."
Il biondo, non appena udì quelle parole, sentì quel peso che da giorni lo attanagliava svanire. Finalmente riusciva a respirare normalmente e il suo cuore riprese a battere normalmente. C'era poco da fare, per quanto lui e Benjamin potessero litigare, gridarsi le peggiori cose e credere di odiarsi, restavano l'uno il valore aggiunto dell'altro. Benjamin continuava ad la persona di Federico e Federico la persona di Benjamin. Continuavano ad essere due cuori che avevano imparato a battere sincronizzati, mani che si cercavano nel buio della notte e in quello stesso buio avevano fatto l'amore mille e una volta, brillando più di una stella.
Non importava quanto tempo passassero separati, i loro sentimenti non svanivano anzi diventavano più forti. Seppur distanti stavano sempre insieme, perché i loro posti erano l'uno accanto all'altro.
-"Ti amo." Sussurrò teneramente Federico, mentre poggiava la sua fronte contro quella del moro, che a sua volta gli stava sorridendo. "Non immagini neppure quanto mi renda felice sentirti dire queste cose. Non ho sperato altro per tutti questi giorni."
-"Ti amo anch'io." Rispose il moro e gli accarezzò le spalle. "Mi dispiace averti fatto soffrire in questi giorni." Sospirò. "Avrei dovuto parlare con te di quello che stavo provando e cercare di trovare una soluzione con te." Aggiunse, con tono dispiaciuto.
Il più piccolo scosse la testa, facendo il solletico all'altro con i suoi capelli.
-"Non pensarci più." Disse e gli baciò la punta del naso. "Abbiamo deciso di lasciarci alle spalle quanto è successo e così faremo." Aggiunse. "Da oggi, da questo momento, inizia la nostra nuova vita e in questa vita staremo insieme senza più problemi. Di sicuro ci capiterà di litigare, sarebbe noioso il contrario, ma ti prometto che troveremo sempre un punto d'accordo. Torneremo sempre l'uno tra le braccia dell'altro, come in questo momento."

Erano passati quattro mesi e mezzo da quando i due ragazzi decisero di lasciarsi alle spalle quanto successo tra di loro e concentrarsi soltanto sulla loro relazione. Benjamin era ritornato a casa quella sera stessa, ringraziando i genitori del più piccolo per l'ospitalità e per quanto avevano fatto per loro.
Da quel giorno la relazione dei due ragazzi cambiò ma in positivo, entrambi erano più consapevoli dei loro sentimenti e del loro rapporto, riuscivano a parlare apertamente di quello che provavano e si confrontavano senza perdere la pazienza.
Federico aveva ripreso i suoi studi, i suoi esami stavano andando alla grande e il suo terzo anno di medicina non poteva iniziare meglio, all'inizio del secondo quadrimestre avrebbe iniziato con i tirocini ed era spaventato ma il supporto e sostegno di Benjamin lo aiutavano molto. Nonostante i suoi studi, però, il biondo non aveva mai fatto mancare al suo fidanzato tutte le attenzioni di cui aveva bisogno e rispettava i suoi spazi. Benjamin ancora non era riuscito a concedersi al più piccolo ma tentava, comunque, di fare tutto quello che poteva affinché anche Federico stesse bene. A inizio settembre Benjamin aveva deciso di andare da uno psicologo e cercare di superare quanto successo, sembrava che la terapia stesse iniziando a dare i suoi frutti perché Benjamin era molto più sereno e tranquillo di quanto non fosse prima.
Le sue ferite erano quasi tutte guarite, restava soltanto l'ustione sulla gamba destra ma era in fase di guarigione e in poche altre settimane sarebbe svaniva come le altre, e quella sulla schiena che però non sarebbe mai andata via. Federico aveva proposto all'altro un intervento chirurgico per eliminarla ma Benjamin si era opposto, iniziava ad accettare quello che era successo e temeva che eliminando anche l'ultima traccia sarebbe ricaduto in quel baratro dove tentava di convincersi non fosse successo nulla.
Benjamin stava lavorando molto su se stesso e voleva essere una persona migliore, per lui e per Federico.

Quel giorno, come non capitava da anni nella bella Miami, nevicava e rendeva più magico quel periodo. Mancavano solo quindi giorni a Natale e le strade si erano già tinte dei tipici colori natalizi, con l'aggiunta del bianco quel giorno. Le decorazioni affollavano le strade già piene di per sé e rendevano l'atmosfera più allegra e festosa, soprattutto per i bambini che saltellavano allegri ogni volta che si imbattevano in un uomo travestito da babbo natale.
Anche per Benjamin e Federico quel Natale era speciale, era il primo che festeggiavano insieme e volevano fosse speciale. Nonostante mancassero ancora due settimane avevano già comprato i regali l'uno per l'altro, avevano però rimandato gli addobbi per la casa per poterli sistemare insieme. Federico aveva un esame e non aveva tempo per sistemare tutto, il moro però voleva assolutamente occuparsene con lui ed era disposto ad aspettare.
Per Benjamin quella sarebbe stata la prima volta, dopo anni, in cui avrebbe festeggiato il Natale. Da quando sua sorella era morta non aveva più voluto saperne di festività simili, quell'anno però si sentiva pronto a recuperare il suo vecchio spirito natalizio e condividerlo con Federico.
Il ragazzo ancora non aveva incontrato i suoi genitori ma aveva contatti telefonici con loro quotidianamente, nonostante non li vedesse li sentiva più vicini che mai.

-"Amore sei sicuro di poterti occupare delle decorazioni?" Gli chiese il maggiore mentre aiutava il fidanzato a sistemare i rami del loro albero di Natale. "Domani hai l'esame e non vorrei distrarti con queste cose. Io e le decorazioni possiamo aspettare."
Federico sorrise e scosse la testa. In quei giorni non aveva smesso un solo secondo di pensare, ma non aveva reso partecipe il suo fidanzato di tali pensieri. Il ragazzo era certo di non aver mai provato così tanta ansia in vita sua e non era solo per l'esame, anzi per quello era tranquillissimo. Erano almeno un paio di mesi, ormai, che Federico pensava ad un determinato argomento e quel giorno, finalmente, avrebbe avuto la sua risposta.
-"Ho studiato talmente tanto che, se studiassi anche oggi, potrei impazzire." Rispose Federico. "Sono tranquillissimo per l'esame, preferisco sistemare gli addobbi con te e distrarmi un po'." Aggiunse. "E poi mai nessuno esame sarà importante quanto te, tu avrai sempre la precedenza." Concluse e finì di sistemare l'albero.
Il moro si avvicinò a lui e gli diede un bacio a stampo.
-"Cerca però di prendere un bel voto, altrimenti mi sentirò in colpa." Replicò e si sistemò il maglione rosso, con delle renne stampate, che indossava.
-"Tranquillo, principessa." Ammiccò il più piccolo e ridacchiò.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e sbuffò, in quei mesi Federico aveva preso l'abitudine di chiamarlo con quel nomignolo che gli aveva affibbiato il moro nei primi tempi, ma tutto sommato al più grande non dispiaceva.
-"Tanto qui la principessa resti sempre tu." Borbottò e incrociò le braccia al petto.
Il biondo rise per la sua espressione e gli baciò la fronte.
-"Per favore, puoi prendere le decorazioni da quella scatola?" Gli chiese e indicò una scatola dalle medie dimensioni.
Il più grande annuì e prese la scatola, l'avvicinò all'albero di Natale e la poggiò sul pavimento, per poi aprirla.
-"Ma che..." Aggrottò la fronte il più grande, quando sopra alle decorazioni notò una piccola scatola in velluto blu. "Fè che cos'è?" Chiese e prese la scatolina. "È una decorazione?" Continuò e aprì la scatola. Quando davanti a lui vide uno scintillante anello, seppur semplice, sentì il suo cuore battere all'impazzata e rimase a bocca aperta, mentre i suoi occhi diventavano più lucidi.
Federico si morse il labbro inferiore e si avvicinò a lui, gli baciò la guancia, gli prese la scatola tra le mani e si inginocchiò davanti a lui.
-"Per favore, non interrompermi o potrei perdere il filo del discorso e dire cose campate in aria." Iniziò a parlare Federico e il moro annuì, anche se avesse voluto non sarebbe riuscito ad aprire bocca. "Stiamo insieme da meno di un anno, la nostra storia è stata tutto tranne che semplice, abbiamo vissuto mille e una avventura. Abbiamo avuto momenti brutti, non posso negarlo, ma quelli belli sono stati molti di più.
Il solo vederti sorridere mi faceva dimenticare tutti i nostri problemi, mi bastava abbracciarti e il mondo diventava un posto migliore. Più di una volta ho avuto paura di perderti e mi sono sentito morire al solo pensiero.
In questi mesi, seppur pochi agli occhi della gente, ho capito che l'amore è totalmente diverso da quello che pensavo. È migliore. Sei tu. Ho capito di non voler vivere neppure un altro giorno con la paura di perderti, voglio tornare a casa ed avere la certezza di trovarti. La certezza che tu sei la mia famiglia, davanti ai miei occhi ma anche a quelli della legge. Non voglio che più nessuno si permetta di giudicare il nostro rapporto come superficiale. Io ti amo e voglio gridarlo al mondo intero.
È ormai da un paio di mesi che ci penso ma non trovavo mai il momento adatto per chiederti quello che sto per chiederti. All'inizio volevo fosse un momento speciale, perfetto, ma poi ho capito che non c'è nulla di più perfetto della nostra quotidianità. Quella che voglio condividere con te fino all'ultimo dei miei giorni." Disse Federico, con gli occhi lucidi e la mano che reggeva la scatola tremolava. Il ragazzo prese un respiro profondo e sorrise al fidanzato davanti ai suoi occhi. "Benjamin, vuoi sposarmi?"

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora