Ninety.

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Quando però le mani calde di Federico toccarono la pelle bruciata del moro, questo spalancò gli occhi e spinse via il minore.
Non poteva farlo.
-"Ben che succede?" Gli chiese il minore e aggrottò la fronte.
Benjamin si alzò dal letto con le lacrime agli occhi e si ricoprì velocemente.
-"I- io non p- posso..." Singhiozzò.
-"Non puoi fare che cosa?"
-"Q- questo..." Balbettò Benjamin. "I- io non posso stare con t- te." Continuò. "È f- finita, Federico. F- finita..." Concluse, per poi correre via.
-"Benjamin, fermati, ti prego!" Gli urlò Federico e cercò di prendergli il braccio per fermarlo, ma non ci riuscì. "Torna qui!" Continuò ad urlare ma il più grande, ormai, era già uscito dalla sua visuale.
Federico si lasciò cadere all'indietro sul letto, poggiando la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e sospirò rumorosamente. Che cosa stava succedendo Benjamin?
Poco prima stavano per fare l'amore e in quel momento, invece, si ritrovava da solo in una stanza di un motel perché il suo fidanzato era di nuovo scappato via da lui. Che cosa aveva sbagliato? Forse non era stato abbastanza convincente e Benjamin continuava a pensare di stargli rovinando la vita.
Federico decise, fin da subito, che seguirlo non era una buona idea. Da quel poco che aveva capito di quella situazione, aveva intuito che Benjamin aveva bisogno di un po' di tempo per restare da solo e se lo avesse seguito si sarebbe potuto fare molto male. Lo avrebbe aspettato in quella stanza, aveva lasciato lì tutti i suoi oggetti personali e prima o poi ne avrebbe avuto bisogno, quando Benjamin sarebbe tornato lo avrebbe trovato lì.
-"Ti prego, Benjamin, torna da me." Sospirò il più piccolo, per poi mettersi comodo su quel letto pregno del profumo del moro. Lo aspettava una lunga serata.

Benjamin non sapeva per quanto tempo avesse camminato senza nessuna meta, con il taglio sulla ferita che aveva ripreso a camminare e gli stava macchiando il pantalone di tuta nera di sangue. Tutte le sue ferite e ustioni stavano bruciando e gli sembrava di essere ritornato a quel pomeriggio, tra le fiamme mentre dark stava bruciando con lui all'interno. Non ne aveva mai parlato con Federico, e con nessun altro, ma al momento dell'esplosione non era privo di sensi come tutti credevano. Aveva vagato per minuti interi in quella discoteca, cercando una via d'uscita e di aiutare gli altri ragazzi, mentre sentiva il suo corpo bruciare e gli veniva da piangere al solo pensiero di non poter rivedere Federico, perché lui era certo non lo avrebbe rivisto. Aveva perso i sensi solo minuti dopo, quando una trave gli cadde addosso e sbatté la testa.
Ogni notte continuava a sognare quanto successo e sentiva la voce morirgli in gola, come quel pomeriggio, Federico non capiva che cosa gli stesse succedendo e non poteva fargliene una colpa. Era stato lui a decidere di non parlarne.
Quel giorno però, più del solito, sentiva quei ricordi mangiarlo e gli rendeva difficile respirare, aveva paura di quello che lo circondava e soprattutto aveva paura di trascinare Federico a fondo con lui.

Era notte fonda quando il moro fece ritorno al motel, aveva bisogno dei suoi antidolorifici e di un bagno gelato per placare i suoi dolori, la felpa che indossava era zuppa di sudore per il caldo di quella sera di fine giugno ma lui non aveva voluto saperne di scoprirsi, non voleva che la gente lo guardasse come se fosse un mostro e sparlassero di lui. Era agitato, aveva voglia di piangere e il suo stomaco continuava a brontolare, mentre la testa gli girava vorticosamente e le gambe gli sembravano più molli del solito. In quegli ultimi due giorni non aveva praticamente toccato cibo, non voleva vedere nessuno e non aveva permesso che nessuno gli portasse il cibo in camera.
Il ragazzo inserì la chiave nella toppa della porta ma prima di aprirla alzò lo sguardo verso il cielo.
"Che cosa devo fare, Alex? Almeno tu potresti aiutarmi."
Non ricevette la risposta che sperava di avere ma quando aprì la porta non poté fare a meno di sorridere. Federico era seduto a gambe incrociate sul letto e stava guardando la tv con scarso interesse, la temperatura nella stanza era decisamente salita e aveva aperto le finestre, anche il letto era stato riordinato. Benjamin un po' ci sperava di trovarlo ancora lì ma non avrebbe mai osato chiederglielo, sapeva di non averne il diritto.
-"Finalmente sei tornato, sono quasi le due di notte." Disse Federico, quando lo vide sulla soglia della porta, e spense la tv.
Il moro entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
-"Che cosa ci fai ancora qui?" Gli chiese, cercando di non farsi tradire dalle sue stesse emozioni.
Federico si avvicinò al bordo del letto e si passò una mano tra i capelli.
-"Ti stavo aspettando, mi sembra abbastanza ovvio."
-"Come sapevi che sarei tornato qui?" Domandò il moro.
Il più piccolo sorrise e si avvicinò a lui.
-"Hai lasciato tutte le tue cose qui, prima o poi saresti dovuto tornare." Rispose ma subito dopo la sua attenzione venne attirata dal fianco del maggiore. "Ma tu stai sanguinando!" Esclamò preoccupato. "È il taglio?"
Benjamin annuì e lentamente andò a sedersi sul letto.
-"Sì, ma non preoccuparti. Non è la prima volta che succede." Replicò e sfiorò con le dita la zona sanguinante.
Il biondo sospirò e andò a sedersi accanto a lui.
-"Devi disinfettarla o prenderà infezione." Gli disse. "Ricordi che cosa ti ha detto il medico? Riposo e medicine, non mi sembra tu stia facendo nessuna delle due cose."
Il più grande scrollò le spalle.
-"Tanto non importa a nessuno."
-"Non dirlo nemmeno per scherzo, Benjamin." Replicò prontamente il biondo. "A me importa di te, tantissimo."
-"Fè, io non faccio per te." Sospirò il più grande. "Ti sto rovinando la vita."
-"Lascia decidere a me se fai o meno per me." Rispose Federico. "Forse a te sembra di starmi rovinando la vita ma non è così. Da quando ti conosco la mia vita è migliorata e anch'io." Aggiunse e abbozzò un sorriso. "Mi rovinerai la vita se mi lascerai."
Il moro sentì gli occhi pungergli e la vista divenne più appannata, senza pensarci troppo poggiò la testa sulla spalla del minore e poggiò le gambe sulle sue. Federico, invece, gli circondò la vita con le braccia e gli baciò la fronte.
-"Che cosa te ne fai di uno come me?" Gli chiese, con voce tremante. "Guardami, Federico, sono un disastro."
-"Ti guardo, Benjamin, continuamente e vedo solo quanto tu sia meraviglioso."
-"Sono pieno di tagli, graffi, lividi e ustioni. Come posso piacerti ancora?"
Il più piccolo strabuzzò gli occhi e prese il viso del moro tra le mani.
-"È questo il problema, Benjamin?" Gli chiese, lasciando trapelare la sua sorpresa. "Pensi di non piacermi più esteticamente? Pensi che dopo l'esplosione io non ti voglia più?" Continuò. "È per questo che prima sei scappato non appena ti ho toccato?"
Benjamin annuì e abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole.
-"Come posso piacere a te se non piaccio nemmeno a me stesso?" Replicò. "Ti capirei se mi lasciassi, se solo potessi farlo mi lascerei anche da solo."
-"Benjamin guardami." Ordinò il biondo. "Ti prego, guardami." Benjamin fece come gli era stato detto e alzò lo sguardo, incrociando quello del biondo. "Non mi importa delle tue ustioni, dei tuoi tagli e nemmeno dei lividi. Non mi importa di come sei esteticamente, ai miei occhi sei sempre il più bello del mondo e ti amo da impazzire." Disse. "Mi dispiace sapere che tu non ti vedi allo stesso modo, come ti ho detto prima vorrei ti vedessi come ti vedo io."
-"Non è facile per me, Federico, non lo è..." Sussurrò il più grande, sul punto di scoppiare a piangere. "Non riesco ad accettare quello che è successo e nemmeno me stesso. Mi sento sporco, colpevole, orribile..."
-"Non sei nulla di tutto ciò, non è stata colpa tua quanto successo." Replicò Federico e lo strinse tra le sue braccia. "E cercherò di fartelo capire, dammene solo la possibilità."
-"I- io non v- voglio essere un peso per te..." Singhiozzò il moro e nascose la testa sul petto del minore.
-"E non lo sei, amore mio. Io voglio aiutarti e lo farò." Rispose il più piccolo. "Sei meraviglioso, Benjamin, e voglio che tu lo capisca."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora