Seventy four.

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«Mi dispiace per quello che è successo ieri sera e di averti lasciato nei guai con il locale ma non posso farlo. Non adesso.
Ho deciso di prendermi una settimana di ferie, Thomas, ho bisogno di starmene per conto mio e non ho la testa per lavorare come hai potuto notare. Non è una richiesta, nel caso lo stessi pensando, te lo sto solo comunicando per permetterti di organizzarti.
Evita di rispondermi, non voglio più sapere nulla di te.»
Recitava il messaggio che il moro aveva inviato al suo datore di lavoro quella sera, subito dopo aver prenotato un viaggio per New York con il suo fidanzato che gli aveva categoricamente vietato di pagare anche la più piccola cosa.
-"È un regalo che voglio farti e non devi pagare per ricevere un regalo." Gli aveva detto Federico al momento del pagamento, nonostante il più grande insistesse per dividere le spese.
A Benjamin non era mai piaciuto che le persone pagassero per lui, che gli offrissero qualcosa, anche quando era piccolo non voleva che i suoi genitori spendessero soldi in regali inutile che avrebbe smesso di usare dopo pochi mesi se non settimane. Aveva sempre voluto essere indipendente, o almeno ci aveva sempre provato. Per quanto il suo lavoro potesse sembrare disgustoso, per quanto lui stesso potesse odiarlo, gli aveva sempre permesso di avere quell'indipendenza economica che tanto agognava e in quel momento si sentiva in imbarazzo a lasciare che Federico offrisse per lui.
Sapeva benissimo che il suo fidanzato non aveva problemi economici e, se solo glielo avesse chiesto, avrebbe potuto comprargli anche la statua della libertà ma non voleva essere per lui e per se stesso un peso. Voleva sentirsi alla sua altezza.

Il giovedì di quella stessa settimana, dopo infiniti battibecchi su che cosa fosse più adatto portare e come dividersi le spese una volta arrivati nella grande mela, i due ragazzi partirono per la loro meta felici ed eccitati all'idea di condividere il loro primo vero viaggio da fidanzati.
Il viaggio in aereo fu molto tranquillo, Federico dormì per quasi tutto il tempo mentre il moro rimase incantato ad osservare il cielo fuori dall'oblò e a scattare qualche foto di tanto in tanto, stando però ben attento a non farsi vedere dalle hostess che continuavano ad offrirgli cibarie e bevande di vario tipo.
Quando scesero dall'aereo Benjamin sembrava star esplodendo dalla gioia, era sempre stato il suo sogno visitare quella città e poter realizzare quel sogno con Federico al suo fianco era molto più di quanto potesse mai chiedere.

-"Che bello! Che meraviglia!" Esclamava di continuo Benjamin mentre, letteralmente, saltellava tra le strade trafficate di New York.
Non appena atterrarono il moro trascinò l'altro fuori dall'aeroporto per scoprire meglio la città e non perdere nemmeno un momento dei pochi giorni che avevano a disposizione. Aveva intenzione di vedere quanti più luoghi possibili e imprimere tutto nella sua memoria, voleva avere tanti ricordi di quel posto e sorridere nel ricordarli in qualche sera d'inverno con Federico al suo fianco.
Il più piccolo era a stento riuscito a convincerlo di passare prima in albergo per lasciare lì le loro valige, spiegandogli almeno dieci volte che sarebbe stato molto più comodo spostarsi senza avere nulla al seguito.
-"Federico guarda!" Esclamò il maggiore e iniziò a saltellare sul posto, mentre indicava un posto indefinito davanti a loro e urtò due passanti che gli stavano accanto.
Federico rise della sua reazione e gli circondò le spalle con un braccio per attirarlo a lui, per evitare che urtasse altre persone.
-"Ben calmati, stai rischiando di far cadere decine di persone." Rise e accarezzò le spalle del suo fidanzato. "Rilassati."
Il moro però non voleva saperne di stare calmo, troppa era l'adrenalina che gli circolava in corpo e aveva voglia di smaltirla tutta e girovagare per la città fino a notte fonda.
-"È da anni, praticamente da sempre, che desidero visitare New York." Rispose il moro, mentre camminava tra le strade di new York seguito dal suo fidanzato. "Ho voglia di vedere ogni angolo di questa città e voglio farlo il prima possibile, abbiamo solo pochi giorni."
-"Ma possiamo tornarci tutte le volte che vorrai." Replicò il più piccolo e gli prese la mano, nel tentativo di rallentare la sua camminata che somigliava sempre di più ad una corsa.
-"Nessuna volta però sarà come la prima." Rispose Benjamin e si fermò per guardarlo. "La prossima volta saprò già che cosa aspettarmi, questa volta no. Adesso per me è tutto nuovo, non so che cosa vedrò quando girerò l'angolo e nemmeno andando diritto." Continuò. "Possiamo ritornarci, è vero, ma non sarà mai come oggi. Come in questo momento, Federico." Aggiunse. "Voglio vivere New York adesso, non la prossima volta." Concluse e abbozzò un sorriso, nel tentativo di far capire all'altro che cosa stesse provando.
Il biondo non poté fare altro che sorridere davanti alla tanta spontaneità del suo fidanzato. In quei giorni lo aveva visto spento, triste, privo di voglia di vivere e anche diffidente, non sembrava nemmeno il suo Benjamin. In quel momento, però, riusciva a vedere nitidamente il ragazzo di cui si era innamorato e brillava più che mai.
In quel momento Benjamin era vivo e lo era con lui.
-"Posso chiederti una cosa?" Gli domandò il biondo e accarezzò il dorso della sua mano.
-"Certo, piccolo."
-"L'altro giorno non hai esitato neppure un momento prima di propormi New York e adesso sei più emozionato di un bambino che vede la neve per la prima volta, per giunta nel giorno di Natale." Iniziò a parlare il biondo. "Perché per te è così tanto importante visitare New York?" Gli chiese. "Capisco che sia il tuo sogno da anni ma sospetto ci sia altro, mi sbaglio?"
Il più grande si morse il labbro e scosse la testa, tirò l'altro verso una panchina che si era appena liberata e si sedettero su questa, per evitare di essere d'intralcio ai pedoni.
-"Hai ragione." Disse e inclinò la testa da un lato. "C'è altro."
-"Posso sapere il perché?"
Il più grande annuì.
-"Da piccoli, io e Alexandra, vedemmo un documentario su New York e ci innamorammo di questa città prima ancora di visitarla. Da quel giorno comprammo decine e decine di libri e opuscoli riguardanti la grande mela, il nostro sogno era diventato visitare New York. I nostri genitori, nonostante per loro fosse un grande sacrificio, ci proposero più di una volta di fare una vacanza tutti insieme proprio qui ma noi non volevamo.
Volevano che New York fosse solo nostra, fosse il nostro piccolo segreto. La nostra avventura. Di comune accordo decidemmo che saremmo venuti qui per i nostri diciotto anni, i nostri genitori erano d'accordo e ci promisero che avrebbero risparmiato in quegli anni per permetterci di restare più tempo possibile.
Eravamo felicissimi, nonostante mancassero degli anni iniziammo già a pianificare il tutto, doveva essere tutto perfetto. Poi però sai quello che è successo ed è rimasto per sempre un sogno." Raccontò il più grande, con il cuore che gli batteva all'impazzata e un piccolo sorriso stampato sul volto al ricordo dei momenti passati con sua sorella a pianificare il tutto. "Dopo la morte di Alexandra decisi di non voler più venire a New York, questo doveva essere un viaggio fatto con una persona per me fondamentale. Pensavo che non avrei trovato un'altra persona con cui compiere questo viaggio, poi però ho conosciuto te e tutto è cambiato. Sei diventato fondamentale per me, proprio come lo era Alexandra." Concluse il ragazzo e baciò il dorso della mano del fidanzato.
Federico, emozionato a sentire quel racconto e a sapere che Benjamin lo riteneva tanto importante quanto la sua gemella, gli prese entrambe le mani e gli sorrise di vero cuore.
-"Allora visiteremo New York anche per Alexandra." Disse. "Lo faremo per lei, Benjamin."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora