Federico, con il cuore colmo di gioia, spalancò la porta della stanza costringendosi ad ignorare quel pensiero ricorrente che Benjamin poteva non essere lo stesso di tempo. Non voleva pensare che l'esplosione gli avesse lasciato qualche danno permanente, che lo avrebbe reso diverso dalla persona di cui si era innamorato.
Gli sembrò di tornare a respirare quando vide Benjamin, il suo Benjamin, seduto al centro del letto, con la schiena poggiata contro il muro mentre si guardava intorno con aria abbastanza spaesata. L'ingombrante garza che gli ricopriva il taglio sulla fronte era stata sostituita da un cerotto più piccolo ma comunque troppo grande per la fronte del moro.
-"Benjamin, amore!" Esclamò, colmo di gioia, Federico e si precipitò accanto a lui per prendergli le mani.
Il moro rivolse a lui tutte le sue attenzioni e Federico immaginò avesse alzato un sopracciglio, ma non riusciva a vederlo per via del cerotto, ritirò le mani e guardò attentamente il ragazzo davanti a lui.
-"E tu chi sei?" Chiese, con estrema naturalezza, il moro e inclinò la testa da un lato.
A quelle parole il biondo spalancò la bocca, le braccia gli caddero rigide lungo i fianchi e strabuzzò gli occhi.
-"Ci conosciamo?" Chiese ancora il più grande.
-"B- Benjamin..." Balbettò Federico e deglutì, la gola era diventata improvvisamente secca e la testa stava iniziando a girargli. "C- che cosa stai d- dicendo?"
-"Mi dispiace." Rispose il moro e scrollò le spalle. "Non ricordo chi tu sia, a dire il vero non ricordo quasi nulla." Spiegò.
Il più piccolo sentì le gambe cedergli e riuscì a non cadere solo grazie alla sedia color lilla che aveva dietro. Come poteva Benjamin essersi dimenticato di lui? Di loro? Della loro relazione?
Come poteva aver dimenticato tutto?
Senza che se ne rendesse conto, il più piccolo, si ritrovò a faticare a trattenere le lacrime ma prima che iniziasse a singhiozzare una sonora risata riecheggiò nella stanza.
Gli occhi lucidi del più piccolo si alzarono su Benjamin e videro questo ridere a crepapelle, faticava a restare fermo ma le sue tante ferite gli impedivano di muoversi più di tanto.
-"P- perché stai r- ridendo?" Balbettò il più piccolo e tirò su con il naso.
-"Dovresti vedere la tua faccia!" Esclamò divertito Benjamin e lo indicò con un dito. "Sei esilarante, Federico!"
Il biondo aprì leggermente la bocca e batté le ciglia più volte.
-"Hai appena pronunciato il mio nome." Sussurrò. "Quindi lo r- ricordi?" Chiese, abbastanza esitante.
Il più grande ridacchiò ancora un po' e annuì sorridente.
-"Come potrei dimenticare chi sei, principessa?" Replicò il più grande. "Anche se perdessi la memoria, non riuscirei a dimenticare te.
-"Ma tu..."
-"Ti stavo solo prendendo in giro." Disse il più grande. "Volevo farti uno scherzo. O meglio, Louis mi ha proposto di farti uno scherzo per evitarmi le tue tante domande e dimostrarti che sto bene. Bruciato, ferito e stanco ma bene." Concluse e sorrise al suo fidanzato.
Quelle parole bastarono per risollevare Federico che, all'improvviso, si alzò di scatto dalla sedia e gettò le braccia al collo del suo fidanzato. Non pensava che si sarebbe svegliato già pieno di forze e tanto tranquillo.
Il più grande mugolò di dolore e tentò di allontanare l'altro, che gli stava toccando molte delle sue ferite.
-"Scusa." Borbottò Federico e indietreggiò.
-"Tranquillo." Abbozzò un sorriso il moro e tentò di sdraiarsi.
-"Allora come ti senti?" Gli chiese Federico e lo aiutò a sdraiarsi, per poi sedersi accanto a lui.
Il moro poggiò la testa sulle sue gambe e chiuse gli occhi.
-"Per ora sono imbottito di antidolorifici quindi non sento nulla." Rispose il moro. "Il dottore mi ha fatto degli esami ma ancora non ha le risposte, quindi dovrai aspettare e chiedere a lui per sapere come stai." Spiegò e sbadigliò.
-"Ti ricordi quanto è successo?" Gli chiese e iniziò ad accarezzargli i capelli, appiccicosi per la garza che prima gli copriva gran parte dei capelli.
Benjamin si irrigidì lentamente e annuì.
-"Ricordo che nel locale c'erano anche altri ragazzi." Disse. "Sono anche loro qui in ospedale? Come stanno?" Chiese e alzò gli occhi per guardarlo.
Il biondo sentì il suo cuore farsi più piccolo al pensiero di dover dire a Benjamin che uno dei suoi colleghi non c'era più.
-"Due di loro, i due gemelli, sono stati dimessi." Rispose. "Invece quello con i capelli color arcobaleno e l'altro con le braccia tutte tatuate e gli occhi chiari sono ancora qui in ospedale, stanno bene ma i dottori voglio tenerli ancora qualche giorno per essere sicuri stiano davvero bene."
-"Erano in cinque, c'era anche Avan se non sbaglio."
Il biondo sospirò rumorosamente a sentire quel nome e abbozzò un sorriso.
-"Sì, c'era anche Avan." Rispose. "Lui era quello messo peggio, era molto vicini al luogo dell'esplosione, e non ce l'ha fatta Ben. È morto due giorni fa, quando ti sei svegliato ero al suo funerale." Spiegò, cercando di mantenere un tono di voce pacato per non far agitare l'altro.
Il più grande chiuse gli occhi e strinse tra le mani il bordo della camicia del minore.
-"È stata colpa di Thomas, non è vero?" Chiese il più grande, mantenendo gli occhi chiusi. "È stato lui a mettere la bomba?"
Federico annuì.
-"Sì, è stato lui." Rispose. "È a questo proposito devo parlarti."
-"Che cosa devi dirmi?"
-"Vedi Ben, mentre tu eri incosciente ho fatto delle cose..."
-"Fè che cosa hai fatto?" Gli chiese, leggermente preoccupato, il moro e si alzò quel minimo che gli concesse di guardare l'altro negli occhi.
Il più piccolo prese un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli.
-"Io ho denunciato Thomas." Disse tutto d'un fiato. "So che tu non volevi denunciarlo, ma quando ho pensato di perderti volevo che anche lui perdesse tutto.
Sono stato da lui e sono riuscito a fargli confessare tutto e a registrarlo. L'ho denunciato per quanto accaduto alla discoteca e per aver tentato di violentarti." Spiegò il più piccolo, mentre stringeva una mano del minore, quella con meno bruciature. "Non arrabbiarti ti prego, volevo solo che pagasse per tutti i suoi crimini."
Benjamin sospirò rumorosamente e accarezzò il dorso della mano dell'altro.
-"Va bene. Avrei preferito deciderlo io ma va bene così." Disse. "Capisco le tue motivazioni e non ho intenzione di arrabbiarmi per questo, anzi ti ringrazio. Volevi tutelarmi e hai fatto del tuo meglio." Aggiunse.
-"Quindi non sei arrabbiato?"
-"Affatto."
-"Ho fatto anche un'altra cosa però..." Sussurrò.
-"A me basta tu non mi abbia tradito, per il resto posso accettare qualsiasi cosa." Ridacchiò Benjamin e poggiò la testa sulla spalla del minore. "Dai dimmi, non preoccuparti."
-"Ecco, vedi Ben, io ho chiamato i tuoi genitori." Disse il biondo, con lo sguardo basso. "Stavi malissimo e volevo che loro sapessero, ho cercato il loro numero e li ho chiamato.
Ho tentato di convincerli a venire qui a Miami, a starti accanto, ma non hanno voluto. Mi hanno detto che dovevi essere tu a chiederglielo, che loro ci sarebbero sempre stati per te ma non volevano costringerti a stare con loro." Spiegò. "Mi dispiace aver fatto tutto a tua insaputa ma volevo soltanto che tu ricevessi quanto più amore possibile. Volevo che loro sapessero."
Benjamin si era irrigidito nell'esatto momento in cui il più piccolo aveva nominato i suoi genitori, si era allontanato da lui e lo aveva guardato con occhi colmi di rabbia. Amava Federico ma doveva stare lontano dai suoi genitori.
-"Come ti sei permesso?!" Gridò Benjamin. "Ti ho sempre detto di farti gli affari tuoi!" Esclamò. "Non avevi alcun diritto di immischiarti! Dovevi stargli lontano!" Gridò colmo di rabbia. Il volto era rosso per la rabbia e la ferita sulla fronte sembrava essersi riaperta.
-"Per favore, calmati." Disse il biondo. "Non avevo cattive intenzioni, volevo solo aiutarti."
-"Io non ti ho chiesto nulla!" Urlò il più grande. "Non puoi decidere della mia vita come se fossi il tuo bambolotto!" Continuò a gridare. "Potevi fare di tutto ma questo no! I miei genitori non sono affari tuoi!"
-"Benjamin, per favore, arrabbiarti non ti fa bene."
-"Sei così sicuro di sapere quello che mi fa bene?!" Replicò Benjamin. "Tu n-"
Benjamin non riuscì a completare quella frase, il suo volto divenne bianco come il lenzuolo su cui era seduto e un rivolo di sangue gli sporcò il viso. Poco dopo il buio invase il ragazzo e Benjamin si ritrovò a crollare sul letto.
-"Benjamin!"
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Fanfiction«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...