Eighty eight.

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«Mi dispiace, Federico, non immagini neppure quanto mi costi scrivere questo biglietto e non poterti neppure salutare di persone.
Ho riflettuto tanto in questi giorni, ti ho fatto credere che tutto andasse bene ma non è così. Nulla va bene. Io non sto bene.
Ho bisogno di stare da solo e sarei egoista a chiederti di aspettarmi, dopo quanto è successo sento che qualcosa dentro di me è cambiato e sta facendo soffrire entrambi.
Lo vedo come, giorno dopo giorno, ti sto distruggendo e non voglio che tu faccia la mia stessa fine. Voglio che almeno tu sia felice e per esserlo devi starmi lontano.
Perdonami se quanto sto scrivendo è abbastanza sconclusionato e confuso ma è come mi sento.
Ti amo, Federico, tantissimo e proprio per questo motivo voglio lasciarti andare.
Ti prego non chiamarmi, tanto non ti risponderò. Non cercarmi, sarà la cosa migliore per entrambi.
Spero tu possa perdonarmi un giorno.
-Sempre tuo, Benjamin.»
Recitava il messaggio che, con le lacrime che bagnavano il foglio in più punti, il moro scrisse poco dopo aver terminato la conversazione con sua madre.
Non sapeva dire se gli avesse fatto bene o meno parlare con lei, gli era mancata e non poteva negarlo ma sapeva di non poter tornare dai suoi genitori. Sua madre gli aveva detto di fare quello che lo rendeva felice, non immaginava però volesse lasciare Federico, e per questo motivo aveva accettato senza troppi drammi di non cercarlo più fino a quando non sarebbe stato Benjamin a farlo nuovamente, se avesse voluto.
Sua madre lo aveva sempre capito, molto più di quanto lui stesso riuscisse a capirsi, dopo tanto era riuscito a sentirsi di nuovo parte di una famiglia e aveva preso la decisione più dura della sua vita. Lasciare Federico.
Subito dopo era uscito da quella stanza, stando ben attento a non farsi vedere da Federico, ed era corso in quella che da lì a poco non sarebbe stata più casa sua. In fretta e furia aveva racimolato le sue cose, aveva scritto quel biglietto e lo aveva lasciato sul tavolo accanto al cellulare del minore e le chiavi di casa. Si sentiva male al solo pensiero di quello che stava facendo, non aveva avuto il coraggio neppure di lasciare Federico mentre lo guardava negli occhi.
Stava diventando tutto quello che aveva sempre odiato. Un codardo.
Dopo essere scappato dalla casa dei suoi genitori si era ripromesso di non farlo mai più, di affrontare tutte le situazioni che gli si paravano davanti ma aveva fallito.
Ancora una volta stava scappando e stava rinunciando alla persona che più amava in quel mondo.
"Perdonami Federico, te ne prego."

-"Mamma hai visto Benjamin?" Chiese Federico, ormai preoccupato, dopo circa mezz'ora di ricerche per la casa.
Troppo occupato con i festeggiamenti e a parlare con dei suoi cugini che non vedeva da tempo, il biondo neppure si era reso conto che il suo fidanzato mancava in sala da circa un paio d'ore e nessuno sembrava averlo visto. Lo aveva cercato per tutta la casa ma di lui sembrava non esserci traccia, neppure il personale chiamato per la festa lo aveva visto. "Non lo vedo da un bel po' e sto iniziando a preoccuparmi." Spiegò il ragazzo a sua madre. "Non vorrei si fosse sentito male."
La donna, vestita con un elegante vestito rosso con uno spacco laterale, gli sorrise e scosse la testa.
-"Tranquillo tesoro." Rispose. "L'ho visto io qualche ora fa, mi ha detto che tornava a casa perché era stanco. Mi è dispiaciuto ma lo capisco, dopo quello che ha passato è già tanto sia riuscito a venire." Gli spiegò. "Pensavo te lo avesse detto." Concluse, quando notò la strana espressione sul volto di suo figlio.
-"No, non mi ha detto nulla." Sussurrò il più piccolo. "Io pensavo fosse in bagno."
-"Tesoro, due ore chiuso in bagno credo siano un po' troppe." Ridacchiò Amber. "Vai pure a casa se vuoi, la festa è quasi finita e tuo padre capirà."

Federico non se lo fece ripetere una seconda volta, velocemente salutò sua madre e abbandonò la festa per raggiungere il moro. Si sentiva in colpa per averlo portato ad una festa piena di persone a lui sconosciute e averlo lasciato solo. Si era davvero dimenticato di lui, nonostante fosse la persona più importante della sua vita.
Gli aveva promesso che non lo avrebbe lasciato solo per tutta la durata della festa ma alla prima occasione, invece, lo aveva lasciato solo.
Non appena arrivò davanti casa fu abbastanza sorpreso di trovare tutte le finestre chiuse, in quei giorni Benjamin non aveva fatto altro che lamentarsi per il caldo e stare in giardino sdraiato sul dondolo. Non appena mise piede nel giardino una strana sensazione lo invase e si mosse incerto verso la porta di casa. Quando entrò in casa notò che nessuna luce era accesa, tutto era come lo avevano lasciato prima di uscire.
"Forse sta dormendo." Ipotizzò Federico ed andò in salotto, per salire al piano superiore.
Quella sensazione, decisamente poco piacevole, che provava da quando aveva messo piede in casa sembrava non volerlo lasciare andare anzi diventava sempre più forte. Lo stava opprimendo, sentiva come se avesse un cappio al collo che non lo lasciava respirare correttamente.
Quando raggiunse il piano superiore, con mano tremante, aprì la porta della camera da letta ma per sua sfortuna questa era vuota. Il letto era intatto, non c'era alcuna traccia del passaggio del moro. Il più piccolo restò in silenzio per qualche momento, nella speranza di sentire qualche rumore che gli facessero intuire che Benjamin era in casa.
In quella casa però regnava il silenzio, di Benjamin sembrava non essercene traccia. Preoccupato e agitato, Federico, tornò al piano inferiore e andò in cucina per bere un bicchiere d'acqua.
Non appena entrò nella stanza la sua attenzione venne attirata dal suo cellulare, che aveva affidato a Benjamin prima di andare alla festa, lasciato sul tavolo. Quando si avvicinò all'oggetto notò anche le chiavi di casa, con il portachiavi a forma di B, e un biglietto.
Quella sensazione che provava divenne più forte quando prese quel foglio, mal ripiegato su se stesso. Non impiegò molto tempo a capire che quella era scrittura del suo Benjamin.
«Per Federico.»
Qualcosa dentro di lui gli stava gridando di strappare quel foglio e non leggerlo, perché non era pronto a fare i conti con la dura realtà.
Nonostante quel pensiero però aprì quel biglietto e lo lesse, molto attentamente nella speranza di capire ogni singola parola.
Quella parte di lui aveva ragione, non era pronto ad affrontare la realtà. Non era pronto a perdere Benjamin.
Contrariamente a quanto pensasse, però, non fu la tristezza ad impossessarsi di lui ma la rabbia e in preda a questa prese il suo cellulare, lo sbloccò e digitò il numero di Benjamin per poi chiamarlo.
Così come gli aveva scritto nel biglietto, Benjamin non gli rispose ma lasciò ugualmente un messaggio in segreteria.
-"Ascoltami bene stronzo, non mi interessa un cazzo di quello che pensi! Mi stai rovinando la vita? Chi te lo dice? E anche se fosse saranno problemi miei, no? Sarò libero di fare quello che voglio della mia vita? E se voglio farmela rovinare da te sono solo problemi miei, tu non sei nessuno per decidere che cosa è giusto o meno per me!
Dimmi, sei felice di essere scappato via come un ladro?! Dov'è il Benjamin tanto coraggioso e spavaldo che ho conosciuto fin dalla prima sera?!
Sarai anche cambiato ma lascia decidere a me se questi tuoi cambiamenti mi piacciono o meno.
Ti sto venendo a cercare, Benjamin. Te lo scordi che ti lascio andare.
Aspettami."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora