Fifty two.

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-"Ti amo anch'io, Federico."
Non appena queste semplici parole lasciarono le labbra carnose di Benjamin, il più piccolo, sentì la terra mancargli sotto i piedi. Il mare al loro fianco divenne improvvisamente uno spettacolo mediocre, rispetto alla visione che aveva davanti agli occhi. Benjamin. Il ragazzo che amava. Il ragazzo che lo amava.
Involontariamente Federico si ritrovò a stringere la mano del più grande, che continuava a baciare di tanto in tanto, mentre i suoi occhi diventavano un po' più lucidi.
Aveva sognato così tante quel momento ma la realtà era, di gran lunga, migliore. Prima di pronunciare quelle due semplice parole aveva temuto che il più grande potesse non ricambiarlo, che potesse lasciarlo per quella sua dichiarazione e aveva faticato a trovare il coraggio necessario per confessare all'altro i suoi sentimenti. Nemmeno nei suoi sogni più belli pensava che Benjamin lo ricambiare, sperava soltanto che accettasse quella sua dichiarazione e gli promettesse di provarci ancora. Di provare ad innamorarsi di lui. Non ce n'era stato bisogno però, Benjamin lo amava già.
-"Hai intenzione di parlare o vado via?" Rise Benjamin e gli diede l'ennesimo bacio sul dorso della mano.
Il biondo ridacchiò leggermente e si allentò il nodo della cravatta nera.
-"Non me l'aspettavo sinceramente." Ammise il ragazzo.
-"Non ti aspettavi che io ti amassi?" Replicò il più grande. "Perché in quel caso posso rimangiare tutto e parlare di quella coppietta che sta passeggiando sulla spiaggia." Lo prese in giro il ragazzo e gli sorrise.
Federico si alzò leggermente dalla sedia, liberò la mano dalla stretta del fidanzato e gli colpì leggermente la spalla coperta dalla giacca e dalla camicia.
-"Stupido." Borbottò, per poi tornare a sedersi. "Pensavo mi avresti detto che non ricambiavi i miei sentimenti ma che volevi provarci." Spiegò. "Che ti serviva del tempo." Concluse e scrollò le spalle, per poi togliersi la giacca nera.
-"Non mi serve del tempo per capire che persona fantastica sei." Replicò il moro. "Probabilmente ti ho amato dalla prima che ti ho visto senza nemmeno saperlo. Ti amo Federico e sono felice che per te sia lo stesso." Aggiunse e gli sorrise raggiante.
-"Mi hai reso il ragazzo più felice del mondo, Ben." Disse, senza troppi giri di parole, il più piccolo e inclinò la testa da un lato. "Sono felice ed è solo grazie a te."
Il sorrise di Benjamin si trasformò in un ghigno malizioso e si leccò il labbro inferiore, per poi parlare.
-"Sbrighiamoci a cenare." Rispose. "Ho in mente altri modi per renderti felice." Aggiunse e gli fece l'occhiolino.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e sospirò, fingendo di essere sconcertato.
-"Non cambierei mai, vero?"
-"Vero."

In meno di un'ora e mezza i due ragazzi, felici come non mai, furono fuori da quel ristorante dove si erano confessati i loro sentimenti. Raggiunsero in fretta, per quanto il traffico di Miami gli permettesse, la casa del più piccolo e qui diedero libero sfogo a quel loro amore che gli stava bruciando dentro. Salirono in camera del minore e gettarono i loro vestiti ovunque capitasse, senza preoccuparsi che potessero rovinarsi, Federico spinse l'altro sul letto e si sistemò su di lui.
-"Ti amo." Gli disse Federico, mentre si spingeva nel corpo accaldato del minore.
Il moro, tra un gemito e l'altro, si strinse alla schiena del più piccolo e gli sorrise.
-"Ti amo anch'io."

La mattina seguente si svegliarono nudi l'uno accanto all'altro, stanchi per la notte passata ma felici come non mai. Il primo a svegliarsi fu il più piccolo, contemplò in silenzio il fidanzato al suo fianco che dormiva con la bocca schiusa e le mani strette sui suoi fianchi. Pochi minuti dopo però, complice lo schiamazzo di clacson proveniente dalla strada trafficato, il più grande si svegliò e i suoi occhi incrociarono subito quelli azzurri di Federico, che gli stava sorridendo.
-"Ti diverti a fissare la gente mentre dormi?" Gli chiese ironico, con la voce impastata di sonno, il maggiore per poi sbadigliare.
-"Solo quando queste dormono con la bocca spalancata e un'espressione buffa." Replicò Federico e gli diede un bacio a stampo. "Buongiorno."
-"Buongiorno a te." Rispose il moro e rotolò su di lui, per poi sistemare la testa sul petto del minore.
-"Hai dormito bene?" Chiese il più piccolo e gli accarezzò la testa.
Benjamin annuì e sbadigliò.
-"Credo di non aver mai dormito tanto bene." Replicò il ragazzo e chiuse gli occhi. "Anche se ho ancora un po' sonno."
-"Adesso facciamo colazione, vai a farti una doccia e poi, se vuoi, puoi tornare a dormire." Disse il biondo. "Intanto io sistemo casa e studio un po'."
-"E mi lasceresti tutto solo nel letto per studiare microbiologia e igiene?" Replicò il più grande e mise su un broncio adorabile. "Non preferiresti restare a dormire abbracciato a me?"
-"Io lo preferirei ma il mio professore non credo sia d'accordo."
-"Lascia che ci parli io, nessuno sa resistermi."
-"Nemmeno un uomo di cinquant'anni, sposato e con tre figli?"
-"Nemmeno lui." Rispose il più grande e annuì vigorosamente.
Federico rise fragorosamente e scosse la testa divertito.
-"Tu e la modestia siete due rette parallele."
Ad interrompere quel loro divertente scambio di battute ci pensò il cellulare del maggiore, poggiato sul comodino accanto al letto, ed entrambi sbuffarono infastiditi.
-"Perché non l'hai spento?" Gli chiese Federico e sospirò.
-"Ieri sera eravamo abbastanza occupati, non ho avuto tempo di spegnerlo." Replicò il moro e si strinse al più piccolo sotto di lui. "Ignoralo, non sarà niente di importante."
Non appena il moro pronunciò quelle parole il cellulare suonò nuovamente, facendo sospirare entrambi i ragazzi.
-"Rispondi pure." Disse il più piccolo. "Abbiamo tutta la giornata per noi, qualche secondo non rovinerà nulla."
Benjamin annuì, rotolò dal suo lato del letto e prese il cellulare. Due messaggi lampeggiavano sullo schermo e quando lesse il nome del mittente il suo sorriso svanì del tutto.
Infastidito e annoiato, sbloccò il cellulare e lesse i due messaggi che Thomas gli aveva inviato.
«Sono a casa tua, dove sei? Ho voglia di divertirmi.» Recitava il primo messaggio da parte dell'uomo.
«Sbrigati a tornare, dopo averti concesso la serata libera ieri sera me lo devi 😉»
Benjamin era disgustato dal comportamento di quell'uomo, nonostante avesse il doppio dei suoi anni faceva di lui quello che voleva. Lo trattava come se fosse un oggetto e non aveva nessun riguardo nei suoi confronti.
-"Che schifo." Ringhiò Federico, facendo sobbalzare il maggiore che non si era reso conto della presenza del ragazzo alle sue spalle.
Benjamin bloccò il cellulare e lo poggiò sul comodino.
-"Devo andare..." Sussurrò il moro e abbassò lo sguardo.
-"No, Ben, tu non devi andare da nessuna parte se non vuoi." Replicò, con tono duro, il più piccolo.
-"Ma lui è a casa mia."
-"Quella non è casa tua, è solo la gabbia che lui ti ha dato per fare con te quello che vuole."
-"È dove abito però." Rispose Benjamin, gli dispiaceva dover lasciare solo Federico e per di più per una motivazione che detestava.
-"Non sei costretto, hai un'altra soluzione."
-"E quale sarebbe quest'altra soluzione?"
-"Vieni a vivere con me."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora