Sixty seven.

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-"Q- quindi pensi che non s- siano andati a letto insieme?" Continuò a balbettare il minore, sempre più convinto di aver sbagliato nei confronti del maggiore.
Francisco annuì vigorosamente.
-"Ne sono certo, Federico. Penso che Benjamin non ti abbia tradito, o almeno non con Thomas."
Quella risposta per il minore fu sufficiente, capì finalmente di aver sbagliato e che doveva salvare Benjamin prima che fosse troppo tardi. Se Thomas era arrivato al punto di escogitare una cosa del genere, era capace di fare di tutto. In quel momento Benjamin sarebbe potuto essere in pericolo.
Il ragazzo si alzò dalla sedia, spinse la sedia all'indietro e serrò i pugni.
-"Scusami Francisco, ma devo andare a riprendermi il mio fidanzato."
Federico era più determinato che mai, quella sera stessa avrebbe trovato Benjamin, lo avrebbe salvato dalle grinfie di Thomas e avrebbero ripresi a vivere tranquillamente la loro relazione. Quella mattina aveva esagerato, lo aveva offeso, colpito e cacciato via di casa senza neppure dargli il tempo di spiegarsi ma era determinato a farsi perdonare. Non voleva perdere Benjamin, non in quel modo.
Francisco sorrise e annuì, totalmente d'accordo con la decisione presa dal suo amico.
-"Sai già dove cercare Thomas?" Gli chiese e si alzò, a sua volta, dalla sedia.
Federico annuì vigorosamente.
-"Di sicuro è alla vecchia casa di Benjamin o a casa sua."
-"Sai dove abita?"
-"Sì, una volta accompagnai Benjamin a prendere delle cose da lui."
-"Perfetto." Rispose l'amico. "Vuoi che ti accompagni? Potrebbe servirti aiuto." Aggiunse.
Il biondo abbozzò un sorriso e scosse la testa.
-"Ti ringrazio ma è una cosa che devo fare da solo." Replicò. "Devo riprendermi Benjamin da solo."

In fretta e furia il più piccolo salutò l'amico, che gli raccomandò di chiamare lui e gli altri se ne avesse avuto bisogno, e salì nella sua auto pronto a sfrecciare tra le strade di Miami sperando che per Benjamin non fosse troppo tardi.
Federico ignorò almeno una decina di semafori rossi, di imprecazioni da parte di altri automobilisti e anche di tre quasi incidenti che lo stavano per coinvolgere a poca distanza l'uno dall'altro. Federico sentiva il cuore quasi esplodergli nel petto, temeva che al suo fidanzato fosse successo qualcosa, si sentiva morire alla sola possibilità che Thomas lo avesse trovato prima di lui. Sperava che avesse incontrato qualche suo collega di lavoro o che fosse andato a casa di Sheldon, nonostante non gli avesse mai detto di sapere dove viveva la sua guardia, sperava si fosse rifugiato in qualche bar e preferiva fosse stato arrestato per qualche motivo anziché saperlo con Thomas.
Pochissimo tempo dopo il minore arrivò davanti alla vecchia casa del suo fidanzato, parcheggiò la mano nel bel mezzo della strada e corse fuori da questa, senza neppure premurarsi di chiudere la portiera e spegnere il motore. Quando vide il cancello socchiuso sperò che fosse qualcosa di positivo, che Benjamin si fosse rifugiato dalla pioggia lì dentro.
Con mani tremanti attraversò il piccolo viale e quando raggiunse la porta d'ingresso esitò un momento, per poi bussare.
Nessuna risposta, dalla casa non proveniva alcun rumore.
-"La seconda chiave!" Esclamò Federico, dopo poco, e si abbassò per prendere la seconda chiave che il moro teneva nascosta dietro un vaso. Quando la prese sorrise trionfante, la infilò nella toppa e aprì la porta.
-"Benjamin!" Gridò quando entrò in casa. "Benjamin dove sei?!"
Nella casa continuava a regnare il silenzio, Federico corse da una stanza all'altra ma non trovò alcuna traccia che gli lasciassero pensare che Benjamin, o Thomas, fosse stato lì nelle ultime ore.
Quella casa era vuota.

-"Adesso vieni a casa con me." Disse l'uomo e lo spinse sul sedile del passeggero.
-"Io non vengo da nessuna parte con te, mi fai schifo!" Esclamò.
Il moro fece per scendere dalla macchina ma Thomas glielo impedì, spingendolo di nuovo all'interno.
-"Non te lo sto chiedendo piccino, te lo sto solo dicendo." Rispose. "Tu vieni con me e non andrai più via."
Per tutta la durata del viaggio il moro cercò di opporsi a quell'uomo, tentò più volte di aprire la portiera e lanciarsi per strada ma Thomas glielo impedì e lo colpì in pieno viso nel tentativo di calmarlo, finendo così per spaccargli il labbro inferiore.
Benjamin aveva paura, per la prima volta da quando aveva abbandonato la sua famiglia era spaventato. Si sentiva solo, indifeso, sentiva di essere soltanto un oggetto e che chiunque poteva fare di lui quello che voleva. Aveva paura per quello che Thomas gli avrebbe fatto ma sentiva di meritarlo. Lui meritava soltanto dolore, lo aveva capito ormai.
Il viaggio in macchina durò meno di quanto Benjamin volesse, sperava che non sarebbero mai giunti alla loro destinazioni così come anche il destino che lo aspettava. Meno di dieci minuti dopo, però, Thomas parcheggiò il suv nell'ampio spiazzato davanti alla villa giallastra dove l'uomo abitava.
La casa di Thomas era grande, anche troppo, ma a Benjamin non era mai piaciuta. Il giardino era maltenuto, l'erbacce occupavano gran parte di queste e l'interno dell'immobile era fatiscente, le mura erano pregne di umidità e i mobili in contrasto l'uno con l'altro. E al moro sembrava fredda, priva di vita, come se fosse disabitata, odiava quel posto e sapeva che dopo quella notte lo avrebbe odiato ancora di più.
Thomas scese dalla macchina, fece il giro di questa e andò ad aprire la portiera al moro, per poi stringergli il polso e strattonarlo fuori dalla macchina.
-"Vieni con me, piccino, abbiamo molte cose da fare."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora