Ninety three.

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Federico era uscito dalla stanza con la rabbia che gli ribolliva nel corpo, forse aveva esagerato nel prendersela in quel modo per del semplice pollo ma l'atteggiamento di Benjamin lo mandava fuori di testa. Il moro sembrava non apprezzare nulla di quello che faceva per lui, sembrava essere indifferente a tutto quello che gli succedeva.
"Ricordati quello che ha passato, Federico, lui ha i suoi motivi per comportarsi come fa. Tu invece sei solo un bambino viziato a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito." Si disse Federico mentre si chiudeva nel bagno. Il ragazzo sospirò rumorosamente e si sfilò la maglia sporca di pollo, una doccia fredda lo avrebbe di sicuro aiutato a pensare meglio a come comportarsi con Benjamin.
Dopo quella sera lo psicologo gli sembrava la scelta più giusta ma non poteva decidere per Benjamin, lui era adulto e padrone nella sua vita. Non voleva diventare il nuovo Thomas nella vita del moro, non voleva costringerlo a fare tutto quello che voleva solo per compiacerlo, ma non poteva nemmeno permettere che quella situazione continuasse. Il dottore aveva ragione, Benjamin si stava lentamente spegnendo e lui non sapeva che cosa fare per impedirlo.
-"Che cosa devo fare?"

Quando il biondo, con i capelli ancora bagnati e solo un paio di pantaloncini neri a coprirgli il corpo atletico e ambrato, uscì dal bagno e tornò in camera non trovò il moro ad aspettarlo come pensava. Notò subito, però, che il letto era stato rifatto e aveva anche cambiato le lenzuola sostituendole con quelle blu, le preferite del moro. Il cellulare di Benjamin era sulla scrivania così come anche il suo portafogli, quindi doveva essere ancora in casa.
-"Sei stato uno stupido." Si disse Federico e si passò una mano sul volto. Velocemente uscì dalla camera e scese al piano inferiore, velocemente squadrò l'intero salotto con lo sguardo ma di Benjamin sembrava non essercene traccia, andò anche in cucina ma nemmeno lì trovò il ragazzo, la portafinestra però che dava accesso al giardino era spalancata e il biondo si precipitò nell'ampio spazio verde.
Non dovette camminare molto prima di vedere la sagoma del moro seduto su una delle sdraio che avevano sistemato in giardino settimane prima.
-"Benjamin." Lo chiamò Federico e si avvicinò a lui. Il maggiore non alzò lo sguardo neppure per guardarlo, continuava a fissare il sole che stava tramontando dietro le alte palme di Miami. Federico sospirò e gli accarezzò la spalla, il moro però si ritirò come se lo avesse appena colpito in pieno viso.
-"N- non toccarmi..." Sussurrò il moro e strinse le ginocchia al petto. Abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, coperte da una tuta nera troppo pesante per luglio, e si morse il labbro inferiore.
Il più piccolo sospirò e si sedette sulla sdraio accanto a quella del moro.
-"Mi dispiace per quello che è successo prima in camera." Disse. "Non volevo arrabbiarmi con te, ho esagerato e so di non avere scusanti. Ho sbagliato." Sospirò rumorosamente il più piccolo. "Come sta il tuo labbro? Si è riaperto il taglio?"
Benjamin si limitò ad annuire, senza però guardare il minore.
-"Vuoi che te lo medichi?"
-"Ti prego, lasciami s- solo..." Quasi singhiozzò Benjamin. "N- non voglio s- sentirti ancora urlare..."
Il biondo sentì il suo cuore diventare più piccolo a quelle parole, l'ultima cosa che voleva era spaventare Benjamin.
-"Non urlerò, Benjamin, non lo farò più. Te lo prometto." Rispose e allungò una mano per toccare il ginocchio del fidanzato, con sua sorpresa questo non si ritirò. "Non so dirti perché ho reagito in quel modo, volevo solo che tu mangiassi. Voglio solo che tu stia bene, ma sembra che a te non interessi stare bene e questo mi ha fatto uscire fuori di testa. Sei la persona più importante della mia vita, Ben, e mi fa male vederti in queste condizioni." Continuò. "Ho promesso di aiutarti e voglio farlo davvero, lasciami però la possibilità di farlo."
-"P- pensi davvero che io s- sia pazzo?" Balbettò sottovoce il più grande e si voltò leggermente per guardarlo, gli occhi erano arrossati e le guance leggermente bagnate.
Federico abbozzò un sorriso e scosse la testa.
-"Neanche un po'." Rispose e prese la mano del fidanzato, per spingerlo ad alzarsi. "Non penso nulla di quello che ho detto, Ben. Nulla." Aggiunse e aiutò l'altro a sedersi sulle sue ginocchia. "Mi perdoni?"
Il moro poggiò la testa sul petto del più piccolo e chiuse gli occhi.
-"Okay." Sussurrò. "Non urlare più, però, te ne prego."
-"Te l'ho promesso, non lo farò." Replicò il più piccolo e gli scoprì la schiena per accarezzarlo. Benjamin si irrigidì a quel contatto ma non fece nulla per fermarlo, rimase semplicemente paralizzato e lasciò che l'altro facesse quello che voleva con lui. "E se domani, per dimenticare quello che è successo, andassimo al mare con gli altri? Da quanto so hanno già deciso di andarci, potremmo andare con loro se ti va."
-"Se è quello che vuoi, per me va bene."

La conversazione dei due ragazzi si interruppe poco dopo, Benjamin sembrava non aver alcuna intenzione di parlare e Federico non voleva costringerlo. Rimasero semplicemente in silenzio ad ammirare il sole che spariva e lasciava spazio al buio della notte.
Anche quella notte Benjamin non riuscì a dormire più di qualche ora, erano appena le tre quando l'ennesimo incubo lo svegliò in preda al panico.
-"Ben, che succede? Perché sei sveglio?" Gli chiese, assonnato, Federico che era stato svegliato dalle grida del fidanzato che gli dormiva tra le braccia fino a poco prima.
Il moro scrollò le spalle e si strofinò gli occhi con una mano.
-"Mi sono svegliato, non ho molto sonno, ho dormito oggi pomeriggio." Mentì come al solito il moro. "Torna pure a dormire."
Il più piccolo scosse la testa e lo tirò verso di lui, per farlo nuovamente sdraiare.
-"Nemmeno io ho molto sonno." Rispose. "Quindi ti faccio compagnia, ti va?"
-"Mi va."

L'indomani mattina sembrava che nulla fosse successo la sera precedente, Benjamin era pimpante e non faceva altro che ripetere al suo fidanzato di sbrigarsi, perché non vedeva l'ora di andare al mare. Federico era a dir poco sorpreso di vederlo così allegro ma, allo stesso tempo, lo rasserenava sapere che quanto successo non lo aveva segnato del tutto e che poteva ancora essere felici per delle cose tanto semplici.
Durante tutto il viaggio, sul furgoncino Volkswagen blu di Brandon, Benjamin era rimasto abbracciato a Federico mentre cantava a squarciagola qualsiasi canzone passassero alla radio con gli altri ragazzi, smetteva di farlo solo per parlottare con Louis e ridere di ogni cosa. Federico, invece, preferì rimanere in silenzio ad osservare quanto bello fosse quando era felice, in quella settimana era stato praticamente impossibile farlo ridere mentre quella mattina sembrava un'altra persona. La sua persona.
Quando il gruppo di amici raggiunse la spiaggia nessuno di loro si sorprese di trovarla gremita di persone, era venerdì mattina, era luglio e c'erano circa quaranta gradi destinati ad aumentare nel corse della giornata.
-"La spiaggia è piena." Commentò Francisco mentre prendeva il suo zaino.
-"Meglio così, ci divertiremo di più." Rispose il moro e stampò un bacio sulle labbra del fidanzato, per poi prendere gli zaini di entrambi.

-"Louis hai per caso visto Benjamin?" Chiese Federico, dopo aver aiutato Jensen a sistemare l'ombrellone e le loro cose sulla spiaggia quasi piena. Occupato ad aiutare l'amico non si era reso conto che il suo fidanzato si era allontanato, gli altri erano tutti presenti quindi non poteva essere andato con loro.
L'amico dagli occhi verdi si tolse la maglietta azzurra e annuì.
-"È andato in bagno a mettersi il costume." Rispose. "Credo stia per tornare, è andato già da più di dieci minuti." Aggiunse.
-"Dimenticavo che non ha messo il costume a casa e ha anche il mio." Ricordò Federico. "Vado da lui a vedere se è tutto okay e ad indossare il mio costume." Disse per poi allontanarsi dai suoi amici.
Federico camminò sulla sabbia, che già scottava nonostante fossero solo le nove del mattino, velocemente e raggiunse il bagno dopo meno di un minuto. Bussò alla porta del bagno ma non ricevette alcuna risposta, ritentò ancora una volta ma ottenne lo stesso risultato.
"Che strano." Pensò Federico e aggrottò la fronte.
Decise di riprovare una terza volta ma il risultato non cambiò, a quel punto decise di aprire la porta ma si ritrovò davanti l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere.
-"Benjamin!"

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora