Eighty three.

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Quella notizia aveva permesso al più piccolo di tirare un sospiro di sollievo, dopo tanti giorni passati rinchiuso in quella camera d'ospedale ad attendere che il peggio arrivasse. Temeva che Benjamin potesse morire da un momento all'altro e che Thomas l'avrebbe fatta franca, in ogni suo incubo vedevo l'uomo ridere di gusto al funerale del moro perché era libero mentre Benjamin era sottoterra.
Almeno una parte, però, di quei suoi spaventosi incubi non era diventata realtà anzi stava per diventare l'esatto contrario. Thomas avrebbe pagato per tutto quello che aveva commesso, durante il processo sarebbe stato accusato di violenza sessuale, tentato omicidio e anche omicidio stesso.
Uno dei cinque ragazzi che, come Benjamin, erano presenti nel locale al momento dell'esplosione quella stessa notte non ce l'aveva fatta. Si chiamava Avan, aveva soli ventitré anni e sognava di diventare architetto, lavorava in quel locale per pagarsi gli studi, quella stessa notte era morto tra le braccia del suo compagno che aveva gridato disperato il suo nome sperando che servisse a far risvegliare il ragazzo.
Federico aveva sentito ognuna di quelle gride, aveva sentito ogni suo singhiozzo e si ritrovò a pensare se anche lui avrebbe gridato, se Benjamin fosse morto, che cosa avrebbe fatto? Sarebbe riuscito a mantenere la calma? Avrebbe spaccato tutto? O sarebbe morto con lui?
Federico odiava pensare a quelle cose ma i giorni passavano e Benjamin non migliorava, anzi, i dottori stavano iniziando a perdere le speranze e lui con loro. Sapeva bene che il suo fidanzato non avrebbe potuto resistere ancora per molto in quelle condizioni, per di più i dottori non sapevano neppure se avesse qualche danno alla testa che aveva sbattuto e non avrebbero mai potuto scoprirlo se Benjamin non si fosse svegliato.
Federico voleva continuare ad essere speranzoso, fiducioso, ma giorno dopo giorno gli sembrava sempre più difficile.
Benjamin si stava lentamente spegnendo senza che nessuno potesse aiutarlo, nemmeno lui.

Erano passati due giorni da quando la polizia aveva detto al più piccolo che Thomas era stato arrestato, ancora non aveva notizie del processo e non sapeva quando sarebbe iniziato ma in quel momento non era la sua priorità, aveva lasciato che i suoi genitori scegliessero degli avvocati e che fossero loro ad occuparsi di tutto. La sua unica priorità in quel momento era Benjamin.
In totale erano passati sei giorni dall'esplosione, due ragazzi erano stati dimessi il giorno prima mentre altri due ancora erano ricoverati, ma stavano bene e riuscivano anche a passeggiare con i loro cari.
Le condizioni di Benjamin invece erano rimaste invariate, il moro diventata sempre più magro e per quanto impossibile a Federico sembrava che le sue ferite stessero peggiorando, quel taglio sulla fronte gli sembrava ogni giorno più profondo e le bruciature quasi riusciva a sentirle sul suo stesso corpo.
Il biondo non aveva smesso neppure per un momento di vegliare il suo fidanzato, mangiava e dormiva in quella stessa stanza e rispondeva in malo modo a chiunque gli chiedesse di allontanarsi. Quel giorno però avrebbe dovuto lasciarlo da solo.
Quello stesso pomeriggio si sarebbero svolti i funerali di Avan, il collega di Benjamin, e Federico aveva deciso di prenderne parte. Il biondo si sentiva responsabile per quell'esplosione, se lui non si fosse fidanzato con Benjamin, Thomas non avrebbe mai fatto nulla. Il più piccolo non poteva rimediare all'esplosione ma poteva, almeno, dare l'ultimo saluto ad un ragazzo che aveva pagato con la vita uno sbaglio non suo.

-"Siamo arrivati." Sussurrò Jensen quando parcheggiò davanti alla chiesa dove si stava svolgendo il funerale del ragazzo. "Sei sicuro di voler entrare?" Chiese all'amico e spense il motore.
-"Non sei costretto se non vuoi." Aggiunse Francisco, seduto sui sedili posteriori accanto a Brandon. "Tu non hai alcuna colpa per quanto è successo."
-"È stato Thomas a far esplodere il locale, non tu." Disse Brandon e allungò una mano tatuata sulla spalla, coperta da una camicia nera, del suo amico.
Federico sospirò e scosse la testa.
-"Non voglio parlarne ancora." Replicò. "Adesso voglio solo andare al funerale e poi tornare in ospedale, non voglio approfittare della gentilezza di Louis."
Il suo amico Louis, che non lo aveva mai abbandonato in quei giorni e si era occupato di lui come meglio poteva assicurandosi che mangiasse e dormisse a sufficienza, si era offerto di restare in ospedale mentre lui era al funerale.
Jensen annuì e aprì la portiera della macchina.
-"Allora andiamo." Disse. "Penso sia già iniziato."

Quando i quattro amici, vestiti totalmente di nero, entrarono nella chiesa capirono che il funerale era davvero già iniziato. Nella stanza riecheggiavano dei rumorosi singhiozzi e grida mal trattenute, tra quei rumori Federico riuscì a riconoscere la voce del compagno di Avan e, involontariamente, Federico immaginò se stesso al posto di quel ragazzo. Immaginò che quello fosse il feretro di Benjamin e dovette reggersi al braccio di Brandon per evitare di cadere sul pavimento della chiesa.
-"Va tutto bene?" Gli chiese l'amico, preoccupato, mentre lo guidava verso dei posti vuoti.
Federico, pallido come un lenzuolo, scosse la testa quasi impercettibilmente.
-"No, Brandon, nulla va bene." Rispose mantenendo un tono di voce basso, per evitare di disturbare. "Adesso dovrei essere a casa a studiare per l'esame mentre Benjamin mi supplica di andare al mare, perché ha caldo, non al funerale di un ragazzo poco più grande di me. Per di più morto nell'esplosione che probabilmente mi strapperà via anche Benjamin." Disse, con la voce tremante e gli occhi lucidi. "Non ho Benjamin al mio fianco, senza di lui come potrebbe andare tutto bene?"
In quei giorni Federico non aveva fatto altro che ripetersi che tutto sarebbe andato bene, Benjamin si sarebbe svegliato e sarebbero stati felici insieme. Di notte però non riusciva ad essere così tanto fiducioso, di notte si ritrovava a pensare a che cosa ne sarebbe stato di lui senza Benjamin.
Sarebbe riuscito ad innamorarsi ancora? Sarebbe riuscito a sopportare il dolore di quella perdita?
Sarebbe riuscito a camminare per casa sua senza sentirsi morire al ricordo di quando la condivideva con Benjamin?
Sarebbe riuscito ad andare avanti senza di lui?
In quei momenti a Federico sembrava impossibile, a stento riusciva ad andare avanti in quei giorni nonostante Benjamin fosse ancora vivo, incosciente ma vivo, e non pensava fosse possibile per lui vivere in un mondo senza Benjamin.

Il funerale era stato molto più lungo di quanto Federico pensasse, alcuni amici del defunto e il suo compagno avevano voluto dire qualcosa su Avan ma le lacrime glielo avevano impedito. Il biondo non era riuscito a trattenere le lacrime mentre osservava il compagno di Avan cercare di stringere la bara e ripetere all'infinito quanto amasse il ragazzo al suo interno. Gli aveva promesso di non dimenticarlo e di amarlo fino all'ultimo dei suoi giorni, come avrebbe fatto se solo fosse stato ancora in vita. Gli aveva promesso di vivere per entrambi e che quando si sarebbero ritrovati, gli avrebbe raccontato tutte le avventure fatte anche per lui.
Quando uscirono dalla chiesa Federico provava una strana sensazione, un nodo alla gola gli impediva di respirare e non riusciva a capire a che cosa fosse dovuto.
Quasi meccanicamente prese il cellulare e lo accese, poco dopo il suo sfondo venne totalmente coperto da notifiche. Molti erano messaggi da parte dei suoi genitori, preoccupati che potesse ammalarsi, ma un solo messaggio attirò l'attenzione del biondo come se fosse una calamita. Era da parte di Louis, di circa mezz'ora prima.
«Benjamin si è svegliato.»

Meno di venti minuti dopo Federico, con i suoi amici, era già fuori dall'ospedale con il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto. Corse fuori dalla macchina e spinse più di una persona per correre all'interno dell'edificio e raggiungere il suo Benjamin. In quei giorni aveva desiderato così tanto poter rivedere gli occhi di Benjamin, parlare ancora con lui e abbracciarlo fino a fargli mancare il respiro. Voleva scusarsi per quel loro stupido litigio e portarlo ovunque volesse. Voleva vivere con Benjamin.
Quando raggiunse il reparto dove il moro era ricoverato vide subito il suo amico Louis, vestito con una strana maglia verde e un jeans nero, seduto su una delle seggiole con la testa tra le mani.
-"Dov'è Benjamin?!" Urlò Federico, che nella sua folle corsa aveva seminato i suoi amici.
Louis alzò la testa e indicò la porta della camera.
-"È in camera, il dottore è appena andato via."
Il biondo, senza pensarci troppo, spalancò la porta della camera e sentì l'aria nuovamente entrargli nei polmoni quando vide il suo fidanzato seduto al centro del letto mentre si guardava intorno.
-"Benjamin, amore!" Esclamò Federico e gli corse incontro, per poi prendergli le mani.
-"E tu chi sei?"

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora