«Papà sono Federico, trova e mandami il numero dei genitori di Benjamin il prima possibile è urgente.»
La risposta del padre di Federico non tardò ad arrivare, questo non gli fece domande, si limitò semplicemente a dirgli che aveva già contattato dei suoi conoscenti a Savannah e che in poco tempo avrebbe ottenuto i contatti dei genitori del moro.
Federico sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto spiegare tutto alla sua famiglia ma non sapeva che cosa dire. Come avrebbe potuto spiegare loro che un uomo lo odiava a tal punto da tentare di uccidere Benjamin? Come avrebbe potuto spiegare a chiunque che lui si era sostituito a Benjamin prendendo decisioni al posto suo?
Come avrebbe spiegato a Benjamin stesso, nel caso in cui si fosse svegliato, che cosa aveva fatto a sua insaputa?
Il moro avrebbe potuto accettare la denuncia per Thomas, dopo qualche discussione avrebbe capito la decisione del più piccolo e lo avrebbe aiutato, ma non gli avrebbe mai perdonato di aver telefonato ai suoi genitori. Benjamin gli aveva più volte detto di non voler riallacciare i rapporti con la sua famiglia, li aveva fatti soffrire abbastanza e rimpiombare all'improvviso nelle loro vite non avrebbe fatto altro che arrecare ai due altro sofferenza. Benjamin sapeva di non poter restare nelle vite dei suoi genitori e non voleva che soffrissero una seconda volta per lui.
Federico pensò per molto tempo se stesse facendo la cosa giusta, era giusto contattare i genitori di Benjamin soltanto per dirgli che il loro unico figlio stava morendo? Era giusto farli soffrire ancora? In quegli anni avevano potuto avere l'illusione che il loro Benjamin stesse bene, che si fosse rifatto una vita e che fosse felice. Se però Federico li avesse chiamati avrebbe distrutto tutte le loro speranze.
Quando gli arrivò un messaggio da parte di suo padre, con un numero di telefono, le risposte gli parvero abbastanza chiare. Forse li avrebbe fatti soffrire ma il dottore aveva ragione, loro meritavano di sapere.
Abbastanza esitante cliccò sul numero di cellulare che suo padre gli aveva inviato e si avvicinò il telefono all'orecchio.
I secondi passavano e lui sentiva l'ansia impossessarsi di lui, aveva lo sguardo fisso su Benjamin, che non aveva abbandonato nemmeno per un momento mentre attendeva che suo padre gli inviasse il numero, e si chiese se lui avrebbe sentito quella conversazione e che cosa ne avrebbe pensato. Sarebbe stato d'accordo? No, decisamente no.
-"Pronto?" Quando una voce femminile rispose alla telefonata Federico trattenne il respiro, improvvisamente si pentì di aver telefonato e immaginava il momento in cui quella donna sarebbe scoppiata a piangere a causa sua.
"Sto facendo la cosa giusta?" Si chiese Federico.
-"C'è nessuno in linea?" Continuò a parlare la donna, il tono di voce era tranquillo e iniziava a capire perché a Benjamin, da piccolo, piacesse così tanto parlare con sua madre.
-"S- sì, mi scusi." Balbettò Federico e strinse la sua maglia bianca tra le mani. "È la s- signora Mascolo?" Chiese. "Blair Mascolo?"
-"Sono io." Rispose la donna. "Posso sapere chi sei tu?" Chiese.
-"Non ci conosciamo." Replicò il più piccolo. Io mi chiamo Federico, Federico Rossi e la chiamo da Miami."
-"Io non conosco nessuno a Miami."
-"Invece sì, conosce qualcuno, solo che non lo sa."
-"E chi conoscerei io a Miami?" Replicò la donna, abbastanza diffidente. "Per favore sbrigati, ho delle cose da fare."
-"Suo figlio Benjamin." Disse Federico tutto d'un fiato.
Per qualche momento il silenzio calò dall'altra parte, a stento riusciva a sentire il respiro della donna che aveva messo al mondo Benjamin.
-"È ancora in linea?" Chiese Federico, pentendosi di aver detto una cosa del genere con così poca delicatezza. Quella donna non aveva notizie di suo figlio da anni e all'improvviso uno sconosciuto la chiamava per parlare di lui.
-"C- come conosci B- Benjamin?" Balbettò la donna, la voce era incrinata e Federico immaginò fosse bastato sentire il nome di suo figlio per farla commuovere. "Posso mettere il viva voce? C'è mio marito q- qui con me e vorrebbe sentire a- anche lui."
-"Certo, faccia pure."
-"Ecco fatto."
-"Io sono il fidanzato di Benjamin." Disse Federico. "Si è trasferito a Miami quando ha lasciato casa vostra, qui ha trovato un lavoro e qualche mese fa ci siamo conosciuti. Stiamo insieme e viviamo insieme." Spiegò.
-"Ti ha chiesto lui di chiamarci?" Chiese una voce maschile, il padre di Benjamin.
-"No, signore, è stata una mia scelta." Rispose il ragazzo. "Lui voleva evitare di farvi soffrire ancora, pensava che starvi lontano fosse un bene per voi."
-"E perché hai deciso di telefonarci?" Chiese ancora l'uomo, che Benjamin gli aveva detto si chiamasse Zac.
-"Perché penso voi dobbiate sapere che cosa è successo a Benjamin."
-"C- che cosa gli è s- successo?" Balbettò Blair.
-"Benjamin oggi ha avuto un incidente, il locale dove lavorava è esploso e lui era all'interno. Adesso è ricoverato in ospedale e sta lottando tra la vita e la morte." Raccontò il più piccolo. "Non vi ho telefonato soltanto per farvi soffrire. So bene che avete già perso vostra figlia, Alexandra, ma pensavo doveste saperlo e che doveste scegliere se stare accanto a vostro figlio o meno." Continuò. "Se volete sarò io stesso a pagarvi il volo e il soggiorno qui a Miami, Benjamin ha bisogno di voi."
La risposta dei genitori del moro non tardò a arrivare ma non fu quella sperata da Federico.
-"Benjamin ha bisogno di noi." Disse Zac. "Ha smesso di aver bisogno di noi quando è andato via." Aggiunse.
-"Non fraintenderci, Federico, noi amiamo nostro figlio ma non possiamo costringerlo ad averci intorno. Proprio come non lo abbiamo costretto fatto anni fa. Se questa telefonata fosse partita da lui saremmo già in volo verso Miami, per lui faremmo di tutto tranne costringerlo a fare qualcosa." Spiegò Blair. "Ti prego di tenerci informati sulle sue condizioni ma non verremo a Miami. Non fino a quando non sarà Benjamin a chiederci di raggiungerlo."Erano passati quattro giorni da quando Federico aveva chiamato i genitori del moro, i due non avevano voluto saperne di raggiungere Benjamin a Miami e Federico aveva deciso di non insistere, avrebbe semplicemente comunicato loro le condizioni del moro. In quei giorni però non c'erano stati cambiamenti, Benjamin continuava ad essere incosciente e i dottori non sapevano che cosa fare per farlo svegliare. I genitori del più piccolo erano andati a fargli visita e gli aveva offerto il loro aiuto per qualsiasi cosa, se fosse servito avrebbero pagato loro stessi tutte le spese.
Quel giorno, come sempre dal giorno dell'incidente, Federico era in ospedale e stava attendendo un miracolo che non sarebbe arrivato. Quel giorno però ricevette una visita inaspettata, degli agenti di polizia entrarono nella stanza del moro e gli diedero una notizia che tanto attendeva.
-"Lei è Federico Rossi, giusto?" Chiese uno dei due agenti, dagli appariscenti capelli rossi.
-"Sì, sono io." Rispose il biondo e seguì i due nel corridoio dell'ospedale. "Posso aiutarvi?"
-"Siamo qui soltanto per dirle che Thomas è stato arrestato, ha tentato di scappare ma questa mattina l'abbiamo trovato. Presto inizierà il suo processo."
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Hayran Kurgu«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...