«Mi devi decisamente una spiegazione ragazzino, con me non si scherza e dovresti saperlo.
Ti aspetto domani pomeriggio alle sei in discoteca, non fare tardi o puoi scordarti tutti i tuoi soldi.»
Benjamin lesse ad alta voce quel messaggio che, in pochissimi secondi, riuscì a distruggere la bella atmosfera che si era creata tra di loro. Il sorriso che sembrava non volesse lasciar soli i due ragazzi svanì in pochi secondi, sul volto di Federico comparve una smorfia di pura rabbia mentre il moro sembrava quasi indifferente.
La sera prima aveva detto a Thomas tutto quel che pensava, aveva messo da parte la paura e per quell'uomo restava soltanto disgusto e disprezzo. Dopo quello che gli aveva fatto lo odiava, non voleva più saperne nulla di lui ed era stato anche quel motivo a spingerlo a licenziarsi. Voleva che Thomas svanisse per sempre dalla sua vita.
Federico digrignò i denti e strinse le lenzuola lilla, scoprendo le loro gambe nude e aggrovigliate tra di loro.
-"Io lo ammazzo." Ringhiò Federico.
Il moro sospirò e bloccò lo schermo del cellulare, per poi lasciarlo cadere sul letto.
-"Tranquillo, Fè." Gli disse e gli accarezzò una guancia. "Questa volta ha ragione, gli devo delle spiegazioni." Aggiunse. "Lui è ancora il proprietario della discoteca e io mi sono licenziato senza dargli alcuna spiegazione." Continuò. "Ha ragione in questo caso." Concluse.
Il più piccolo strabuzzò gli occhi e fissò in silenzio il ragazzo davanti a lui. Aveva sentito bene? Sperava davvero di no. Come poteva Benjamin dare ragione a Thomas? Dopo quanto gli aveva fatto doveva soltanto denunciarlo, non dargli ragione.
-"Ma stai scherzando?!" Replicò il più piccolo, alzando il tono di voce senza neppure rendermene conto.
-"Non urlare, per favore." Gli disse Benjamin, mantenendo un tono di voce pacato. Dopo quanto era successo in quella fatidica sera non sopportava più sentire le persone gridare, cercava sempre di mantenere la conversazione in toni pacati e gli dava fastidio quando a gridare era proprio Federico. "E comunque no, non sto scherzando." Aggiunse. "Se ci pensi bene è così. Gli devo delle spiegazioni."
Il biondo si morse la lingua per evitare di urlare ancora, non era d'accordo con quello che diceva Benjamin ma non voleva spaventarlo gridando. Non voleva che si allontanasse ancora da lui.
-"Sai che odio riaprire questo argomento, ma Benjamin ti ricordi quello che ti ha fatto meno di due settimane fa?" Gli chiese il biondo, cercando di restare calmo.
Il più grande si irrigidì e abbassò lo sguardo su qualche graffio che ancora si intravedeva sul suo petto.
-"Me lo ricordo, Federico." Rispose, cercando di sembrare impassibile. "Pensi che possa dimenticare una cosa del genere?" Aggiunse. "Nel caso lo pensassi, ti sbagli di grosso. Io ricorderò fino all'ultimo dei miei giorni quanto è successo e non lo perdonerò mai per questo. Voglio anche andare oltre però, ho deciso di non denunciarlo proprio per questo motivo." Concluse, senza mai alzare lo sguardo da quei segni che, probabilmente, si sarebbe portato dietro a vita.
Federico sospirò rumorosamente e gli accarezzò la schiena nuda, non voleva che Benjamin ricordasse quanto accaduto ma era l'unico modo per convincerlo a ignorare il messaggio di Thomas.
-"Come puoi dargli ragione nonostante tutto?" Gli chiese. "Sì, capisco che è il proprietario del locale e avresti dovuto licenziarti in modo diverso. Dargli un preavviso, questo lo capisco, ma pensi davvero che andare da lui sia la scelta più giusta?" Continuò, cercando di cambiare argomento.
-"Forse non è la scelta più giusta ma è l'unica che ho." Replicò e alzò gli occhi per guardare il suo fidanzato.
-"Potresti chiamarlo e dargli tutte le fottute spiegazioni che vuole senza incontrarlo." Disse il biondo, arrabbiato anche se non sapeva se ce l'avesse con Thomas o con Benjamin.
-"Deve anche pagarmi, Federico, e per Federico non può farlo." Replicò il più grande, cercando di ignorare il tono alterato dell'altro.
-"Ma che si tenesse i suoi soldi!" Esclamò Federico. "Non sarà per qualche dollaro che ti lascerò andare da lui."
Il moro serrò i pugni e assottigliò gli occhi.
-"Punto primo, non sono qualche dollaro e anche se lo fosse sono il frutto del mio lavoro. Me li deve." Rispose. "Seconda cosa, tu non devi lasciarmi fare proprio nulla. Io sono libero, mi sono licenziato proprio per non essere più dipendente da Thomas e di certo adesso non inizierò ad essere dipendente da te." Aggiunse. "Non ho bisogno che tu mi dia il permesso di fare o meno qualcosa, sono abbastanza grande da decidere da solo e ho deciso che andrò da Thomas a prendermi quello che mi spetta." Continuò e si alzò dal letto, non preoccupandosi di essere totalmente nudo. "Voglio iniziare una nuova vita. Una vita dove nessuno può dirmi che cosa fare." Concluse e uscì dalla stanza, per poi entrare nel bagno e chiudere a chiave la porta.Per tutto il giorno Benjamin cercò di evitare Federico, non perché volesse davvero stargli lontano ma soltanto per evitare di parlare ancora di Thomas. Aveva preso la sua decisione, l'indomani sarebbe andato da Thomas e avrebbe chiuso quel capitolo della sua vita per sempre. A cose fatte sarebbe stato più facile chiarire con Federico e sperava che in quelle ore, il biondo, avesse finalmente capito il suo punto di vista.
Federico, del resto, aveva tentato di farsi perdonare con qualche carineria ma non gli aveva realmente chiesto scusa. Il ragazzo capiva perché l'altro volesse andare ma non riusciva ad accettarlo, non voleva che Benjamin si mettesse in situazione pericolose.
L'indomani mattina il più piccolo si recò in università prima che l'altro si svegliasse, sapeva che Benjamin lo avrebbe comunque evitato e preferiva non farsi trovare al suo risveglio.
Le ore di lezione passarono più in fretta di quanto pensasse, girovagò tra le aule fino a pomeriggio inoltrato, sperando che al suo ritorno quella situazione fosse già sistemata.
Erano le sei e un quarto quando si imbatté nel suo amico Louis, reduce da un esame che sembrava andare benissimo data la sua espressione.
-"Ehi, Louis!" Lo salutò Federico. "Com'è andato l'esame?" Gli chiese.
L'amico, vestito totalmente di nero, si voltò verso di lui e sventolò un foglio con il voto scritto in rosso.
-"Un bel trenta!" Esclamò allegro. "E io che pensavo di non passarlo!"
-"Te l'avevo detto che sarebbe andato bene." Rise il più piccolo e si avvicinò all'amico.
-"E tra poco toccherà a te." Replicò Louis e gli fece l'occhiolino. "Sei pronto?"
Il biondo sospirò e si sedette su un banco mal ridotto lasciato nei corridoio della facoltà.
-"Ultimamente studiare è l'ultimo dei miei pensieri." Disse.
Il ragazzo dagli occhi verdi si tolse lo zaino dalla spalla e lo poggiò sul banco.
-"Fammi indovinare, c'entra qualcosa Benjamin?"
-"Esiste qualcosa della mia vita che non riguardi lui?" Chiese retorico Federico e sospirò nuovamente.
-"È successo qualcosa? Avete litigato?" Gli chiese l'amico e si appoggiò al muro.
-"A dire il vero non lo so." Ammise il biondo e scrollò le spalle.
-"Spiegato meglio."
-"Già sai che si è licenziato, giusto?" Chiese Federico e l'amico annuì. "Ieri mattina Thomas gli ha inviato un messaggio per dirgli che oggi dovevano incontrarsi. Vuole delle spiegazioni riguardante il suo comportamento e per dargli i suoi soldi." Spiegò il ragazzo. "Io non volevo andasse e gliel'ho fatto presente, lui però ha dato ragione a Thomas e mi ha detto che non ha intenzione di farsi dare degli ordini da me. Ieri mi ha evitato per tutto il giorno e questa mattina sono uscito prima che lui si svegliasse." Continuò. "Non so dirti se abbiamo litigato o meno." Concluse e si passò una mano tra i capelli.
Louis abbassò un sorriso e gli scompigliò i capelli.
-"Non dare troppo peso a questa storia. Benjamin sa quello che fa." Replicò. "Quando tornerai a casa lui sarà già tornato e potrete lasciarvi tutto alle spalle. Magari potresti portarlo a cena e dimenticare tutto." Aggiunse. "Se continuate a dare importanza a Thomas lui non svanirà mai dalle vostre vite."
-"Hai ragione." Annuì il più piccolo. "Ti va se andiamo a bere qualcosa? Voglio tornare a casa più tardi, per essere sicuro che Benjamin ci sia."
-"Certo, così posso anche festeggiare il mio esame!" Esclamò l'amico e prese lo zaino.
Federico rise e scese dal banco, prima però che potesse incamminarsi verso l'uscita il suo cellulare squillò. Frettolosamente prese il cellulare, sperando fosse Benjamin, e aggrottò la fronte quando lesse il nome di Sheldon sullo schermo. L'ex guardia del moro non lo aveva mai telefonato, aveva anche dimenticato di avere il suo numero.
Una strana sensazione gli invase il petto e con mano tremante trascinò la cornetta verde, per poi avvicinare il cellulare all'orecchio.
-"P- pronto?" Balbettò il ragazzo.
-"Federico è successo un disastro!" Esclamò l'uomo dall'altro capo del telefono. "La discoteca è esplosa e Benjamin è ancora all'interno!"**
Vi ricordo che domani non aggiornerò, quindi a venerdì 🎈
STAI LEGGENDO
Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Fanfiction«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...