Fifty.

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-"Non è giusto che tu gli chieda di cambiare, e se lui lo facesse con te? Chi ti dice che la vita giusta sia la tua?
Non si può cambiare per amore, per paura di perdere l'altra persona. Ricordalo, piccolo mio.
Se tieni davvero a lui lotta, lotta per la vostra felicità ma insieme. Con lui."
Federico, a quelle parole, boccheggiò più volte non sapendo che cosa replicare ad un ragionamento che sembrava non fare una piega. Non aveva mai provato ad esaminare il suo comportamento da un altro punto di vista, soprattutto da quello di Benjamin, aveva sempre pensato di aver ragione. Non si era mai a fermato a domandarsi se a Benjamin piacesse avere una vita come la sua, dava per scontato che gli sarebbe piaciuta. Di certo era più facile ma forse a Benjamin non piacevano le cose facili, aveva lasciato la sua famiglia. Era stato lui stesso a voler cambiare vita.
-"Ma io lo faccio per lui..." Sussurrò, alla fine, il più piccolo e abbassò la testa. Non era in grado di sostenere ancora lo sguardo della donna che lo aveva messo al mondo, della persona che lo conosceva meglio di chiunque altro.
La donna sorrise e gli scompigliò i capelli, rischiando di farli incastrare in uno dei suoi numerosi anelli che indossava quotidianamente.
-"Lo so, piccolo mio." Rispose, con tono di voce accomandante. "Tu non saresti in grado di far del male nemmeno ad una mosca." Aggiunse. "Forse però a Benjamin va bene la sua vita, almeno per ora. Dopotutto state insieme da quanto? Un mese? Due? O anche meno?
Non sapete nemmeno che cosa provate l'uno per l'altro, come potrebbe rischiare tutto quello che ha per te?" Continuò. "E adesso non rispondermi che per amore si rischia, si è coraggiosi, perché non è così. Non sempre. Per amore si rischia soltanto quando si sa di poterlo fare. Benjamin vuole andarci con i piedi di piombo e immagino abbia i suoi motivi per farlo. Sarebbe facile per lui rinunciare a tutto e lasciare che sia tu a farti carico di lui, ma non lo fa perché non vuole essere un peso per te.
Cerca di vedere la situazione dal suo punto di vista e prenditi qualche giorno per riflettere, lui capirà."

Quella chiacchierata, seppur breve, aveva distrutto la tranquillità del più piccolo che fino a poco prima era certo di star agendo per il verso giusto. Quando sua madre andò via Federico era più confuso che mai, non sapeva che cosa pensare e non sapeva più che cosa fosse giusto e che cosa invece non lo fosse. Era giusto chiedere a Benjamin di cambiare vita? Perché non aveva mai provato a diventare parte della sua vita? Perché si era soltanto limitato a lamentarsi e a guardare tutto dall'esterno?
Sapeva quanto fosse stata difficile la vita di Benjamin, aveva perso prima sua sorella e poi tutta la sua vita per più di una volta. Quel lavoro era stato, per lui, il primo passo verso l'indipendenza, verso l'essere una persona nuova. Aveva faticato per essere chi era, per riuscire ad ignorare i tanti commenti crudeli che la gente faceva quando lo vedeva, aveva faticato per essere felice nonostante non avesse niente se non il suo corpo.
Chi era lui per chiedergli di rinunciare a tutto quello? Quali erano le sue motivazioni se non una gelosia immotivata?
Aveva sbagliato e iniziava a rendersene conto.

Erano passati quattro giorni da quando Benjamin e Federico avevano discusso, una nuova settimana era iniziato e l'uno sentiva la terribile mancanza dell'altro. I due si erano scambiati qualche messaggio, soltanto per assicurarsi che l'altro stesse bene, ma non andavano oltre. Federico aveva bisogno di tempo per pensare e il moro gliel'avrebbe concesso, nonostante gli mancasse terribilmente. Non passavano così tanto tempo separati da settimane e, per di più, Thomas non mancava di punzecchiarlo e provarci con lui in ogni modo.
Quella mattina, ormai stanco ed esasperato da quella situazione, il più grande decise di recarsi a casa del più piccolo nella speranza di vederlo anche solo per qualche secondo. Non voleva forzarlo a stare con lui, non voleva opprimerlo con la sua presenza ma sentiva il viscerale bisogno di vederlo. Vestito con una t-shirt rossa e un pantalone nero, che lo stava soffocando per il troppo caldo di quel primo giorno di maggio, il ragazzo salì su un autobus dalla puzza nauseabonda e si convinse che tutto sarebbe andato per il meglio, che anche Federico voleva vederlo.

-"Cerchi Federico?"
Non appena Benjamin arrivò davanti al cancello di casa del minore sentì una voce a lui, tristemente, nota che lo fece sobbalzare. Il ragazzo, sudato e accaldato, si voltò alla sua destra e si ritrovò davanti un Francisco, in tenuta sportiva, a riparo dal sole sotto un maestoso albero che separava la casa del minore e quella del ragazzo.
Benjamin sbuffò, si asciugò la fronte imperlata di sudore e si voltò nuovamente verso il cancello.
-"Mi sembra abbastanza ovvio." Replicò, con tono annoiato, il ragazzo e suonò al cancello.
-"Non c'è." Rispose Francisco e si avvicinò a lui. "È andato all'università, sono ricominciati i corsi."
Il moro sbuffò nuovamente, questa volta più rumorosamente, e fece per andarsene ma Francisco lo bloccò.
-"Benjamin aspetta."
-"Che vuoi? Devo andarmene?" Borbottò Benjamin.
-"Dammi solo due minuti, ti prometto che non tenterò di baciarti o altro." Rispose Francisco. "Voglio solo scusarmi con te." Disse. "Mi sono scusato con Federico ma dovevo farlo anche con te, dopotutto ti ho usato come se fossi un oggetto soltanto perché sono un bambino capriccioso." Aggiunse. "Mi dispiace e spero che tu e Federico possiate essere felici insieme."
Il moro lo ascoltò attentamente, desideroso di poter correre da Federico, per poi annuire.
-"Va bene." Rispose, semplicemente. "Ormai è acqua passata, per quanto mi riguarda nemmeno ci pensavo più." Aggiunse e scrollò le spalle. "Vedrai che anche Federico ti perdonerà, è un bravo ragazzo e non riesce a tenere il muso per troppo tempo."
Francisco sorrise e annuì.
-"Lo spero." Replicò. "Adesso corri da lui, scommetto che muore dalla voglia di vederti."

Benjamin non se lo fece ripetere una seconda volta, abbastanza velocemente salutò il ragazzo e corse verso l'università del minore sperando di non sbagliare strada, prima di conoscere Federico non visitava mai quella zona della città e gli era ancora abbastanza nuova. Per sua fortuna, dopo soli dieci minuti di corsa riuscì ad arrivare alla facoltà e venne travolto da una folla di studenti intenti a cambiare aula per la prossima lezione.
"Dove sarà Federico?" Si chiese Benjamin e sospirò, mentre si faceva spazio tra quella folla di studenti.
Non sapeva se fosse un miracolo o soltanto fortuna ma, Benjamin, riuscì ad intravedere la testa bionda di Federico e corse verso di lui, spintonando più di una persona.
-"Federico, Federico!" Urlò Benjamin mentre correva verso di lui.
Il più piccolo, in un primo momento, aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi sorpresi quando vide il moro correre verso di lui.
-"Ben." Disse e un piccolo sorriso nacque sul suo volto, quasi senza che il ragazzo se ne rendesse conto. "Che ci fai qui?"
Il moro spintonò il minore fuori da quel gruppo di studenti ed entrarono in un'aula vuota. Il moro si passò una mano tra i capelli, si mise davanti a lui e gli prese il volto tra le mani.
-"Mi sembra abbastanza ovvio." Disse. "Non riuscivo a stare senza di te, principessa." Concluse e lo baciò.

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora