Eight.

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Federico aveva ascoltato in silenzio ogni parola pronunciata dal più grande, lo aveva guardato ammaliato mentre fumava la sua sigaretta e gli raccontava della sua vita, senza lasciar trasparire alcuna emozioni. I loro occhi non si erano mai incrociato durante quel racconto e un po' dispiaceva al più piccolo, avrebbe voluto capire le sue emozioni in quel momento anche se non era certo ci sarebbe riuscito. Continuava a non conoscere nulla di Benjamin.
Dopo averlo ascoltato parlare si era sentito uno stupido per essere saltato a conclusioni tanto affrettato, dato il lavoro che faceva aveva dato per scontato che fosse una persona frivola. Non aveva mai pensato che quella potesse essere la sua unica scelta.
Il più piccolo sospirò rumorosamente e chiuse gli occhi per un momento.
-"Non voglio la pietà di nessuno, Federico." Disse, con tono duro, il più grande. "Nemmeno la tua." Aggiunse. "Qualsiasi cosa tu stia pensando è sbagliato. Sono lo stesso che si spoglia su quel palco e ci ha provato con te dalla prima sera. Il mio passato non significa nulla."
Federico avrebbe voluto controbattere e dirgli che era il passato a renderlo ciò che era ma preferì non farlo. Non aveva alcun diritto di farlo, si limitò ad avvicinarsi a lui e a baciargli quel cuore tatuato, con la parole closed, sul petto.
-"Stavo pensando che sei bellissimo." Disse. "Anche questo è sbagliato?"
Il moro ridacchiò e scosse la testa.
-"Questo è giustissimo." Rispose e gli spostò i capelli dal viso. "Anche tu non sei male." Aggiunse e gli fece l'occhiolino. "Adesso però credo dovresti andare."
Il sorriso del più piccolo svanì all'improvviso e si allontanò da lui. Era così tanto occupato ad ascoltarlo che nemmeno si era resa conto che dal piano inferiore non sentissero più la musica. La serata era finita.
-"O- oh..."
Il moro gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio a stampo.
-"Non ti sto cacciando." Disse. "È solo che tra pochi minuti chiuderanno la discoteca e non penso tu voglia restare qui fino a domani sera." Gli spiegò. "Se fosse per me potremmo restare qui anche tutta la notte e domani." Aggiunse. "Non ti sto cacciando." Gli ripeté.
Il più piccolo gli sorrise, sinceramente, e gli baciò il palmo della mano destra.
-"Ho capito, tranquillo." Replicò. "Adesso vado." Aggiunse. "T- tanto ci r- rivediamo, no?" Balbettò in imbarazzo, non voleva essere invadente ma voleva scoprire altro su quel ragazzo. Voleva essere suo amico.
Benjamin sorrise e annuì.
-"Sai dove trovarmi principessa."

I due ragazzi si rivestirono in silenzio, non si guardarono e non si parlarono, come se quello che avevano appena condiviso fosse stato solo un sogno. Quando però il più piccolo stava per uscire dalla stanza, Benjamin, gli prese il polso e lo fece voltare verso di lui, gli diede un bacio a stampo e gli disse che quella serata era stata bellissima e che gli sarebbe piaciuta ripeterla.
Federico uscì da quella discoteca, ormai vuota, con il sorriso stampato sulle labbra. Per la prima volta aveva fatto ciò che voleva senza pensarci troppo. Per la prima volta aveva vissuto davvero, mettendo da parte regole e limiti. Forse era il contesto o forse era Benjamin in persona, ma Federico si sentiva bene.
Quella sua felicità però non durò troppo tempo, l'indomani mattina i due ragazzi vennero totalmente assorbirti dalla loro noioso quotidianità.

Erano passati tre giorni da quella sera e nessuno dei due aveva notizie dell'altro. Benjamin non era andato di nuovo a quel bar e Federico non era tornato in discoteca, troppo occupato a studiare per i suoi esami. Nessuno dei due, però, aveva dimenticato l'altro e la serata che avevano vissuto, entrambi sapevano che si sarebbero rivisti. Prima o poi.
Quel giorno era sabato e Federico aveva deciso di prendersi una giornata libera dal suo studio, era stanco di ripetere sempre le solite cose e mancavano ancora due settimane all'esame. Per quel motivo si decise ad uscire di casa e andare in quella libreria di cui gli avevano tanto parlato. Libreria che, casualmente, distava poco dalla discoteca.

-"Benjamin chi era quel signore che è entrato in discoteca?" Chiese un uomo, sulla quarantina e quasi del tutto pelato, al ragazzo che se ne stava appoggiato al muro a fumare.
Benjamin scrollò le spalle e ispirò dalla sua sigaretta.
-"Ha detto di essere il fornitore." Rispose. "Vuole parlare con te." Aggiunse.
-"E tu lasci entrare chiunque nella mia discoteca?!" Replicò l'uomo, visibilmente irritato.
Il moro alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-"Appunto Thomas, è la tua discoteca. Non la mia."
Thomas era il proprietario della discoteca dove il moro lavorava, i due non avevano un semplice rapporto lavorativo ed era chiaro a tutti ma nessuno sapeva che tipo di rapporto avessero.
L'uomo sbuffò sonoramente ed entrò nel locale, lanciando un'occhiataccia al ragazzo.
Non appena fu solo Benjamin chiuse gli occhi per bearsi di quel leggero e piacevole venticello, godendo di quei pochi momenti di tranquillità prima che la serata iniziasse. La sua pace però durò ben poco, infatti, dopo pochi momenti venne disturbato dallo starnazzare di un clacson.
-"Dannazione." Ringhiò il ragazzo, pronto a sbraitare contro chiunque lo disturbasse ma quando aprì gli occhi vide la bmw di Federico e sorrise.
-"Ehi moretto." Lo salutò Federico mentre spegneva il motore della macchina.
Il moro fece cadere il mozzicone di sigaretta e lo calpestò con la suola delle scarpe.
-"Non mi aspettavo di vederti qui, principessa."
Il minore sbuffò per quel nomignolo e scese dalla sua vettura.
-"Quante volte dovrò dirti ancora di non chiamarmi in quel modo?" Replicò il ragazzo.
Il moro ridacchiò e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia.
-"Che ci fai qui?"
Il più piccolo scrollò le spalle.
-"Ero andato ad una libreria poco distante da qui e, al mio ritorno, ti ho visto qui fuori. Ho pensato di venirti a salutare." Spiegò il più piccolo. "Spero non ti dispiaccia."
Benjamin sorrise e scosse la testa.
-"Per niente." Replicò. "Anzi mi fa piacere." Aggiunse. "E mi fa anche piacere sapere che, forse, non mi consideri più uno spogliarellista senza cervello."
-"Tutto sommato sei simpatico e avrò bisogno di prove per andare in giro a dire che ti odio." Scherzò il biondo e gli sorrise.
La tranquilla conversazione dei due ragazzi venne interrotta da Thomas, che uscì dalla discoteca seguito dall'uomo che era entrato poco prima. L'uomo andò via invece Thomas rimase lì a guardare male il biondo.
-"La discoteca non è ancora aperta, vattene." Ringhiò l'uomo mentre lanciava occhiatacce al minore.
-"Ma io non sono qui per la discoteca." Replicò Federico.
-"Thomas lui è un mio amico, è venuto a salutarmi."
Lo sguardo minaccioso dell'uomo si spostò su Benjamin e serrò i pugni.
-"Io ti pago per spogliarti e scopare con la gente, non per fare amicizia." Disse, con tono duro, l'uomo. "Fallo andare via."
-"Questo non è l'orario di lavoro di Benjamin, giusto?" Replicò Federico, mettendosi tra i due. "Lei non ha alcun diritto di vietargli di vedere qualcuno nelle sue ore libere."
-"Mocciosetto, lascia che ti dica una cosa." Iniziò a parlare l'uomo, mantenendo il suo tono duro. "Benjamin mi appartiene. Non importa che siano le sue ore libere o di lavoro, lui fa quello che dico io. Ti è abbastanza chiaro?"
-"Benjamin non è un oggetto." Replicò il biondo e serrò i pugni. Non conosceva quell'uomo ma già gli stava antipatico.
Thomas ghignò e si avvicinò al moro per stringergli il sedere tra le mani, facendolo sobbalzare.
-"Infatti è la mia puttanella." Disse. "La mia e quella di tutta la città. Lui è solo uno da portarsi a letto." Aggiunse. "Vuoi che diventi anche la tua? Non ti è bastata la scorsa serata? Vuoi il bis, ragazzino?" Continuò. "Va bene, questo lo capisco, lo farei anch'io. Ma non spacciarti suo amico se l'unica cosa che vuoi da lui è il suo cazzo. Torna questa sera, paga per averlo e sarà tutto tuo.
Adesso è mio e tu devi andartene."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora