Seventy two.

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-"Fai quello che vuoi, amore." Concluse Federico, mentre gli sorrideva per tranquillizzarlo. Conosceva abbastanza Benjamin per capire che in quel momento fosse ancora scosso per l'accaduto, ma tra le sue braccia sembrava stare meglio.
Benjamin sorrise e annuì, mentre si teneva stretto ben saldamente al corpo del biondo.
-"So benissimo, però, che cosa voglio fare adesso."
-"E che cosa vorresti fare?"
-"Voglio fare l'amore con te, Federico." Sussurrò Benjamin, gli occhi sembravano brillargli mentre sul suo volto era stampato un sorriso sincero.
A quelle parole, il biondo, sussultò per la sorpresa. In quei giorni il più grande aveva limitato al minimo il contatto fisico tra di loro, non si scambiavano un vero e proprio bacio da tempo e Federico non aveva fatto nulla per forzarlo, capiva quanto terribile fosse stato quello che aveva passato e voleva lasciargli i suoi spazi e il suo tempo.
-"Amore sei sicuro?" Gli chiese il biondo e se lo sistemò meglio tra le braccia, per farlo stare più comodo. "Sai che non voglio forzarti a fare nulla." Aggiunse. "Se pensi sia prematuro, dopo quello che è successo, a me va bene così. Io ti aspetterò e ti rispetterò." Concluse e abbozzò un sorriso.
Il più grande scosse la testa e gli baciò la guancia.
-"Lo so, so che non vuoi forzarmi a fare nulla." Replicò. "So che mi rispetti e ti amo anche per questo. Sei una persona fantastica." Aggiunse. "Voglio fare l'amore con te, piccolino, ne sono sicuro." Concluse.
Federico si morse il labbro inferiore per reprimere un sorriso, il cuore gli batteva all'impazzata per l'emozione di poter riavere Benjamin. Di poterlo sentire ancora suo.
-"D'accordo." Sussurrò e annuì Federico. "Faremo l'amore."

Le loro labbra si unirono non appena il più piccolo pronunciò quelle parole, i loro cuori scalpitavano nei rispettivi petti e le loro mani si cercavano di continuo. Con non poca difficoltà raggiunsero la loro camera da letto e, con poca grazia e le braccia stanche, Federico gettò sul letto il moro facendolo ridere.
-"Ti ho fatto male?" Gli chiese Federico e gli si sistemò addosso, attento però a non pesare su di lui.
Il moro scosse la testa e gli allacciò le braccia dietro al collo.
-"Sto benissimo, tranquillo." Rispose e gli sorrise. Nonostante volesse mascherarlo era abbastanza nervoso, temeva di non essere pronto ad un contatto simile e di deludere Federico. Sentiva ancora le mani di Thomas forti e chiare su di lui, i lividi gli dovevano incredibilmente e i graffi bruciavano ancora. Temeva che alla vista del suo corpo nudo il più piccolo avrebbe provato ribrezzo, avrebbe immaginato Thomas su di lui e lo avrebbe scacciai via in malo modo.
Perso nei suoi pensieri, il più grande, non si era reso conto che l'altro gli aveva già tolto i pantaloni e aveva scacciato via la sua stessa maglia.
-"A che cosa pensi?" Gli chiese il biondo, mentre gli accarezzava le cosce appena scoperte.
Il più grande chiuse gli occhi, per capire che effetto gli facesse quel contatto e fu felice di notare che gli piaceva. Federico non lo intimidiva, anzi lo faceva sentire a suo agio.
-"Nulla di importante." Rispose e gli accarezzò la guancia. "Se non che sei bellissimo e sono fortunato ad averti."
Federico sorrise e aprì la zip della felpa dell'altro, quella che sarebbe dovuto servire per il suo spettacolo di quella sera.
-"Non immagini neppure quanto io sia fortunato ad avere te." Rispose e, velocemente, gli tolse la felpa.
Quando il maggiore rimase mezzo nudo, coperto solo dai boxer, davanti all'altro si sentì in imbarazzo. Con le mani tentò di coprire le zone colpite da Thomas e arrossì imbarazzato, Federico notò questo dettaglio e gli prese entrambe le mani per baciarle.
-"Non farlo, per favore." Gli disse e iniziò a baciarlo il petto. "Non vergognarti. Non è colpa tua." Aggiunse e gli accarezzò la pancia. "Dimentica quella persona, adesso ci siamo soltanto noi."

Quella notte Federico si prese cura di Benjamin come mai aveva fatto, si era spinto nel suo corpo con la massima cautela e aveva messo il piacere del moro davanti al suo. Lo aveva baciato fino allo sfinimento, gli aveva sorriso e lo aveva rassicurato quando ce n'era stato bisogno. Benjamin, dal canto suo, si era concesso in tutto e per tutto, aveva messo il suo cuore tra le mani di Federico e ne era felice. Il più piccolo non gli avrebbe mai fatto mancare nulla, si sarebbe sempre preso cura di lui.
Il moro, felice come non mai, si era addormentato con la testa sul petto del suo fidanzato mentre questo lo stringeva come se avesse paura di perderlo. Federico, prima di addormentarsi, si era concesso qualche minuto per osservare il volto dell'altro illuminato dalla luce del luna.
Benjamin era perfetto, non solo esteriormente, nonostante a molti potesse sembrare totalmente sbagliato per lui era incredibilmente giusto. Era il contrario di tutto ciò che aveva sempre voluto, era tutto ciò che prima detestava ma da quando aveva conosciuto Benjamin aveva capito che non esisteva persona più giusta per lui. Benjamin era molto più che la sua metà, era il suo tutto, il suo mondo. Era il suo Benjamin.

L'indomani mattina i due vennero svegliati dall'incessante trillare del campanello di casa, che costrinse il minore a lasciare il letto dove il moro era in stato di dormiveglia, a coprirsi e scendere ad aprire la porta. Come immaginava, oltre la soglia, trovò i suoi genitori intenti a sorridergli mentre reggevano un grosso cesto da picnic.
-"Immaginavamo che Benjamin non volesse uscire per un picnic, quindi abbiamo deciso di portare il picnic qui da voi." Sorrise sua madre ed entrò in casa, seguita da suo padre che si scusava per l'irruzione in casa loro. "Dov'è Benjamin? Voglio salutarlo." Aggiunse e lasciò il cesto tra le braccia del marito.
Quasi come se l'avesse sentita Benjamin scese al piano inferiore, coperto soltanto da un paio di boxer bianchi e la felpa della sera precedente lasciata aperta, quando vide però i genitori del suo fidanzato si imbarazzò delle sue condizioni.
-"Buongiorno tesoro!" Esclamò la donna e gli sorrise, evitò di abbracciarlo affinché l'altro non si infastidisse.
-"B- buongiorno." Balbettò il moro e, velocemente, raggiunse il suo fidanzato.
Federico gli avvolse il bacino con un braccio e lo tirò verso di lui.
-"I miei genitori hanno pensato di fare un picnic qui a casa." Gli spiegò. "Per te va bene?"
Benjamin annuì distrattamente e si stringe tra le braccia del minore, nel tentativo di coprirsi.
-"Non imbarazzarti, tesoro, abbiamo visto Federico in situazione più compromettenti." Disse la donna sorridente.
-"E poi sei coperto, non hai nulla di cui preoccuparti." Aggiunse l'uomo. "Adesso filate a prepararvi, tra poco pranziamo."

-"Benjamin va tutto bene?" Chiese Amber, seduta su una tovaglia a scacchi neri e blu, mentre mangiava la sua insalata.
Benjamin, che osservava in silenzio i piatti che gli passavano davanti senza però assaggiare nulla, sospirò e alzò lo sguardo sulla donna che aveva messo al mondo il suo fidanzato.
-"Stavo pensando a tutti i picnic fatti con la mia famiglia prima che Alexandra morisse..." Sussurrò il ragazzo.
Dopo quelle parole cadde il gelo tra i quattro presenti, nessuno di loro sapeva come affrontare l'argomento e nemmeno come avrebbe reagito il moro a qualsiasi risposta.
-"Potete parlare tranquillamente, sono stato io a parlare dei miei genitori." Disse il moro, per alleggerire la situazione.
-"Pensi spesso a loro?" Chiese Leonard con una fetta di pane tra le mani.
-"Tutti i giorni." Rispose il più grande e abbozzò un sorriso.
Federico gli accarezzò la spalla e cercò di confortarlo.
-"Ti mancano?"
-"Moltissimo."
-"Hai mai pensato di tornare da loro o contattarli in qualche modo?" Chiese Amber, cercando di essere più delicata possibile.
Benjamin scosse la testa e strinse la mano del minore.
-"Non posso tornare da loro." Rispose. "Ormai la mia vita è qui, con loro mi sentirei in imbarazzo. Li ho feriti, ho tolto loro tutto quello che ancora avevano.
Sarei egoista a tornare dopo tanti anni." Continuò. "Io per loro sono morto, proprio come Alexandra."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora