Quando il più grande cadde a terra privo di sensi, Federico sentì il mondo cadergli sulle spalle. All'improvviso Thomas perse ogni importanza, poteva fare qualsiasi cosa lui volesse, per lui Benjamin era molto più importante. Con uno spintone gettò l'uomo contro il muro e corse verso il suo fidanzato, che giaceva inerme sul pavimento sudicio di quel camerino.
Fuori dalla porta un gruppo, non troppo ampio, di persone stavano fissando attentamente la scena e parlottavano tra di loro mentre qualcuno correva in qualche direzione, forse per chiamare i soccorsi o Sheldon affinché cacciasse Thomas.
-"Ben!" Urlò il più piccolo e si gettò in ginocchio accanto al corpo del moro, mentre una piccola pozza di sangue si formava intorno a lui. "Benjamin!" Urlò ancora e prese tra le braccia il più grande. "Svegliati, svegliati ti prego!"
Thomas sbuffò e si passò una mano sul volto insanguinato, per quanto Federico potesse sembrare calmo era disposto a tutto pur di difendere Benjamin e Thomas lo aveva imparato a sue spese.
-"Buttagli un po' d'acqua sul volto e si sveglierà." Borbottò l'uomo. "Non fare tanto il melodrammatico."
Nella piccola stanza, impregnata dall'odore del sangue, entrò la figura imponente di Sheldon che spinse via Thomas senza troppa grazia, facendolo finire con la faccia contro la porta aperta.
-"Esci da qui!" Urlò la guardia al proprietario del locale, incurante della posizione di questo e che avrebbe potuto licenziarlo in quello stesso momento.
Thomas, ormai stanco e sanguinante, gemette di dolore e uscì dalla stanza senza replicare. Ne aveva avuto abbastanza per quella sera.
-"Dobbiamo chiamare un'ambulanza." Disse Sheldon al più piccolo, ancora ricurvo sul corpo privo di sensi del moro.
Federico scosse la testa e si voltò a guardare l'uomo.
-"No." Disse. "Lo porto io in ospedale, sarà più veloce."Con l'aiuto di Sheldon, Federico, sistemò il moro nei sedili posteriori della sua macchina e si assicurò che stesse comodo, per poi salire al suo posto e iniziare a guidare come un pazzo verso l'ospedale più vicino. Il più piccolo ignorò tutti i semafori rossi, le regole della strada e anche gli automobilisti che lo maledicevano per la sua folle velocità.
Meno di un quarto d'ora dopo Federico parcheggiò, in malo modo, la macchina davanti all'ospedale e non si preoccupò nemmeno di chiuderla prima di dirigersi all'interno dell'ospedale.
Per fortuna un infermiere accorse in suo aiuto e pochi minuti dopo il moro scomparve in una stanza con un gruppo di medici. Lasciando solo con la sua paura più grande: perdere Benjamin.Il più piccolo non seppe quanto tempo fosse passato prima che un medico si decidesse a raggiungerlo, nella sala d'attesa, per dargli informazioni riguardo lo stato di salute del maggiore.
-"Lei è Federico Rossi?" Chiese un uomo, apparentemente sui quarant'anni, dai folti capelli neri e la barba incolta.
Federico si alzò dalla sedia di plastica blu, rischiando di inciampare sui lacci bianchi sciolti delle sue scarpe, e annuì vigorosamente.
-"Sì, sono io!" Esclamò, forse con troppa veemenza. "Come sta Benjamin?" Chiese, allarmato come non lo era mai stato in vita sua.
Il dottore sorrise della sua reazione.
-"Si è svegliato da un po' e continua a chiedere di lei." Rispose. "Se vuole vederlo, lui l'aspetta." Aggiunse e gli indicò la porta alle sue spalle.
Federico annuì, si sistemò la maglia nera che indossava ma non accennò a muoversi.
-"Come sta?" Gli chiese. "La botta alla testa gli ha provocato qualche danno?"
Il medico scosse la testa, facendo sospirare di sollievo il più piccolo.
-"Per fortuna no, lo spavento è stato peggiore del danno." Disse. "Dovrà soltanto stare a riposo per almeno una settimana, evitare stress o altre botte alla testa, e prendere degli antidolorifici nel caso gli facesse male o gli girasse la testa." Spiegò il dottore. "Tra pochi minuti potrete anche tornare a casa, gli infermieri stanno preparando il documento per le dimissioni."Proprio come il medico gli aveva detto, pochi minuti dopo Benjamin e Federico uscirono dall'ospedale decisamente sollevati. Il più piccolo aveva insistito affinché l'altro si lasciasse prendere di peso e che non si sforzasse inutilmente per camminare. Benjamin era in parte divertito da quella situazione e lasciò che il minore si prendesse cura di lui.
Il viaggio in macchina fu molto silenzioso, Federico si rifiutò di accendere la radio per evitare che il mal di testa dell'altro aumentasse.
-"Per quanto hai intenzione di trattarmi come un bambino?" Gli chiese, quasi divertito, il più grande mentre l'altro gli rimboccava le coperte nonostante il caldo.
-"Non ti tratto come un bambino." Borbottò Federico. "Mi prendo soltanto cura di te." Aggiunse e gli accarezzò i capelli, stando attento a non toccargli la ferita. "Voglio che tu stia bene."
-"Starei molto meglio se mi baciassi, lo sai?" Replicò il moro e si leccò le labbra.
Il sorriso di Federico, in un momento, svanì del tutto e si incupì, facendo accigliare il moro.
-"Che succede?"
-"Quell'uomo ti ha baciato?" Chiese il più piccolo, ricordandosi di quello che Benjamin era stato costretto a fare da Thomas. Il motivo per cui la sua lite con Thomas era iniziata.
Il moro ridacchiò e allungò una mano per accarezzare la guancia del più piccolo.
-"Non mi ha baciato." Disse. "Non ha fatto nulla, a dire il vero."
Quella volta fu il più piccolo ad accigliarsi.
-"Che cosa intendi dire?" Gli chiese.
Benjamin si sistemò meglio nel letto, mugolando di dolore quando la ferita strusciò sul cuscino.
-"Quell'uomo aveva quasi settant'anni e troppa fiducia in se stesso." Disse. "Non gli si alzava nemmeno a supplicarlo." Aggiunse, per poi ridere al ricordo dell'espressione imbarazzata di quell'uomo mentre continuava a scusarsi e a dirgli che poteva tenersi i soldi.
Il biondo si finse sconcertato e colpì la spalla del maggiore con un colpo leggero.
-"Ma come sei volgare!" Esclamò, per poi scoppiare a ridere con lui.
-"Probabile ma ti piaccio lo stesso." Replicò il più grande e gli fece l'occhiolino.
Federico si morse il labbro inferiore e avvicinò il suo viso a quello pallido del moro.
-"Non solo mi piaci." Disse. "Io ti amo."
-"Ti amo anch'io, principessa."Nonostante la promessa che aveva fatto all'altro, quella notte, Federico rimase sveglio a guardare l'altro e ad assicurarsi che dormisse tranquillamente. L'indomani mattina, il più piccolo, abbandonò il letto di buon mattino disturbato dal campanello di casa che iniziò a trillare.
Il più piccolo corse al piano inferiore, per evitare che il maggiore si svegliasse. Quando aprì la porta non fu sorpreso di trovarsi davanti i suoi genitori, erano gli unici a disturbarlo a quell'ora del mattino.
-"Buongiorno!" Esclamò sua madre, vestita di bianco, e gli stampò un bacio sulla guancia sporcandolo con il suo rossetto rosso.
-"Buongiorno, figliolo!" Esclamò, a sua volta, suo padre ed entrarono in casa.
-"Non urlate, ve ne prego." Sospirò Federico e chiuse la porta, cercando di fare il meno rumore possibile.
-"Perché? Che succede?" Gli chiese suo padre. "Hai bevuto troppo ieri sera e adesso hai mal di testa?"
-"O magari non sei solo in casa?" Ipotizzò sua madre e ghignò.
Il più piccolo annuì e indicò le scale, a stento visibili dal punto in cui erano.
-"Benjamin sta dormendo." Disse, facendo ridacchiare sua madre e strabuzzare gli occhi suo padre.
-"Questo ragazzo passa molto tempo qui." Commentò suo padre, con tono indagatore.
-"Mi sembra ovvio, viviamo insieme." Replicò il più piccolo, per poi tapparsi la bocca quando si rese conto di quello che aveva detto.
Entrambi i suoi genitori spalancarono la bocca, sapevano che suo figlio fosse molto interessato a quel Benjamin ma non sapevano a tal punto da convivere.
-"Che cosa?!" Urlarono in contemporanea i due adulti.
-"Non urlate!" Replicò il biondo e si massaggiò le tempie con una mano. "Si è trasferito qui pochi giorni fa, vi spiegherò tutto in un altro momento."
-"Tesoro." Disse sua madre e gli mise una mano sul braccio. "Non credi sia giunto il momento di presentarcelo?"
Federico scosse la testa vigorosamente.
-"No." Rispose. "Non voglio presentarvelo."
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Fanfiction«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...