Fifty one.

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-"Federico, Federico!" Urlò Benjamin mentre correva verso di lui.
Il più piccolo, in un primo momento, aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi sorpresi quando vide il moro correre verso di lui.
-"Ben." Disse e un piccolo sorriso nacque sul suo volto, quasi senza che il ragazzo se ne rendesse conto. "Che ci fai qui?"
Il moro spintonò il minore fuori da quel gruppo di studenti ed entrarono in un'aula vuota. Il moro si passò una mano tra i capelli, si mise davanti a lui e gli prese il volto tra le mani.
-"Mi sembra abbastanza ovvio." Disse. "Non riuscivo a stare senza di te, principessa." Concluse e lo baciò.
Federico, per un momento, sperò che il paradiso somigliasse tanto a quel momento perché credeva non potesse esistere nulla di più bello. In quei giorni non aveva fatto altro che tormentarsi sulle parole che gli aveva detto sua madre, era arrivato a pensare che forse non era la persona giusta per Benjamin, ma non appena le loro labbra si sfiorarono capì che non importava se fosse o meno la persona giusta. Era la sua persona e quello gli bastava.
Non appena la loro lingue entrarono in contatto tutto il mondo intorno a loro cessò di esistere, le rumorose chiacchiere degli studenti universitari diventarono un piacevole rumore di sottofondo e una squallida aula in disuso da anni diventò migliore di una suite.
Man mano che il baciò diventava sempre più profondo, il moro spinse l'altro sul tavolo alle sue spalle e lo fece sedere su questo, per poi sistemarsi tra le sue gambe e accarezzargli i fianchi che si era premurato di scoprire della maglia lilla.
Federico non aveva ben chiaro che cosa stesse succedendo, sapeva soltanto che dopo giorni vuoti gli sembrava di essere tornato a vivere, tornato a respirare. Come aveva potuto passare così tanto tempo senza Benjamin? Come aveva potuto pensare che insieme non andassero bene?
Benjamin era la sua felicità e in quel momento, più che mai, se ne stava rendendo conto.

Le labbra dei due giovani si separarono soltanto quando qualcuno urtò la porta socchiusa della stanza in cui erano, per fortuna senza aprirla, e nessuno dei due riuscì a reprimere uno stupido sorriso che raccontava più di quanto avrebbero mai potuto fare a parola. Federico, ancora seduto sul tavolo, allacciò le braccia dietro la schiena del più grande e poggiò la testa sul suo petto. In quelle notti gli era mancato dormire accanto a lui, sentire il suo respiro regolare e le sue braccia a stringerlo. Il moro aveva provato la stessa mancanza e, per quel motivo, strinse a sua volta il minore e con una mano iniziò ad accarezzargli i capelli biondi.
Restarono in quella posizione senza proferire parola per minuti interi, troppo occupati a bearsi della sensazione delle braccia dell'altro sul proprio corpo, mentre in corridoio le voci si erano attutite del tutto probabilmente per via dell'inizio della nuova lezione.
-"Mi sei mancato." Sussurrò il maggiore, interrompendo il silenzio che si era creato, e gli baciò la testa capelluta.
Federico sorrise a quel gesto e alzò la testa per guardarlo negli occhi, senza però interrompere l'abbraccio che li univa.
-"Mi sei mancato anche tu." Rispose. "Questi giorni sembravano interminabili senza di te."
Il moro gli diede un bacio a stampo e gli accarezzò la schiena coperta.
-"Non immagini quante volte avrei voluto correre da te e baciarti fino a restare senza fiato." Replicò il moro. "Avevi però bisogno del tuo tempo e io volevo lasciartelo, questa mattina però non sono riuscito a resistere alla tentazione di vederti ed eccomi qua." Aggiunse. "Spero non ti dispiaccia."
Il più piccolo scosse vigorosamente la testa e aumentò la presa sulla schiena del ragazzo.
-"Pensavo che per pensare lucidamente dovessi stare lontano da te ma mi sbagliavo. Adesso che ti vedo mi sembra tutto più chiaro e mi sento uno stupido per aver sprecato così tanto tempo lontano da te." Disse. "Grazie per essere venuto." Aggiunse e gli baciò il collo. "Solo come facevi a sapere che erano ricominciati i corsi? Io non ti ho detto nulla. Mi spii per caso?" Chiese e aggrottò la fronte.
Benjamin rise e scosse la testa.
-"Sono venuto prima a casa tua, ho bussato ma nessuno mi ha aperto." Rispose il ragazzo. "Dopo ho incontrato Francisco e mi ha detto che eri qui."
Il biondo sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-"Francisco." Ripeté infastidito.
-"Ti giuro che non è successo nulla." Replicò il più grande. "Mi ha soltanto chiesto scusa per come si è comportato e poi mi ha detto che eri qui, abbiamo parlato per meno di due minuti te lo assicuro."
Federico sospirò e poggiò nuovamente la testa sul petto del più grande.
-"Mi fido di te." Rispose. "Anche noi però dovremmo parlare, devo darti una spiegazione per il mio comportamento di questi giorni." Aggiunse.
Il moro annuì e indietreggiò di un passo per guardarlo meglio.
-"E parleremo ma non adesso."
-"E allora quando?"
-"Questa sera, a cena." Rispose il moro. "Se mi darai l'onore di portarti a cena fuori."
Il più piccolo si morse il labbro inferiore, gonfio per i baci, per reprimere un sorriso.
-"Vuoi invitarmi a cena?" Gli chiese, nonostante Benjamin gliel'avesse appena detto.
-"È quello che voglio fare." Annuì Benjamin. "Dovrai venirmi a prendere però. Sei tu la principessa con la carrozza."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora