Erano passati due giorni da quando il moro aveva lasciato la casa del più piccolo lasciandogli solo un biglietto, senza una vera e propria spiegazione che permettesse a Federico di capire che cosa fosse successo.
Il biondo non riusciva a capire che cosa avesse spinto il suo fidanzato, se così poteva ancora definirlo, a lasciarlo di punto in bianco e a dirgli che gli stava rovinando la vita. Nell'ultimo periodo le cose tra di loro sembravano andare una meraviglia, avevano qualche discussione di tanto in tanto ma erano cose di poco conto che terminavano dopo pochi minuti, Benjamin sembrava stare bene ed essere tranquillo nonostante quanto accaduto. Che cosa lo aveva spinto a lasciarlo di punto in bianco?
Forse era dovuto a quanto sua zia gli aveva detto alla festa, ma non credeva bastasse così poco per spingere Benjamin a compiere un tale gesto. Doveva esserci qualcosa dietro che non aveva ancora scoperto, ma aveva tutte le intenzioni di farlo.
In quei due giorni Federico non si era fermato un solo momento, passava giorno e notte a cercare di capire che cosa fosse successo e dove si nascondesse Benjamin. Il moro non era ancora nelle condizioni di prendersi cura di se stesso da solo, spesso per il dolore non riusciva neppure a camminare, e dimenticava continuamente di prendere le sue medicine. Federico temeva potesse succedergli qualcosa di brutto.
In quei giorni il più piccolo aveva anche sperato che l'altro tornasse per riprendere gli oggetti personali che aveva dimenticato, ma non era mai successo. Di Benjamin non aveva avuto alcuna notizia, il cellulare risultava sempre spento e lui iniziava ad essere davvero preoccupato per la sua salute e la sua incolumità.
Sapeva però che aveva con sé la sua carta di credito e riponeva tutte le sue speranze in quest'ultimo dettaglio, sperava che ovunque fosse avesse pagato con la sua carta e di riuscire a rintracciarlo in quel modo.«Ho trovato Benjamin, è in un motel poco distante dall'autostrada. Ho già chiamato il proprietario, mi ha confermato che è lì.» Recitava il messaggio che Federico aveva ricevuto da suo padre quel pomeriggio, mentre rovistava nell'armadio alla ricerca di qualche dettaglio che gli lasciasse intuire dove fosse il moro.
Non appena lesse il messaggio Federico balzò in piedi, sentiva l'adrenalina circolargli nel corpo e provava emozione mista a paura al pensiero di rivedere Benjamin. Sarebbe riuscito a parlargli?
Il biondo corse fuori da casa sua, senza preoccuparsi del disordine che regnava, e salì nella sua auto per raggiungere il prima possibile il motel di cui parlava suo padre.
Federico decise di non lasciarsi prendere dal panico, guidò cauto tra le strade di Miami per evitare incidenti, per sua fortuna quel giorno la città era poco trafficata e riuscì ad arrivare al motel meno di mezz'ora dopo.
Quando vide davanti a lui quell'edificio, tinto di viola scuro e di nero, prese un respiro profondo. Doveva riprendersi Benjamin.Il moro se ne stava sdraiato il malo modo su quel letto sfatto, con le lenzuola blu, da giorni ormai. La temperatura nella stanza era decisamente più bassa di quella esterna, il ragazzo non spegneva l'aria condizionata dalla sera precedente per evitare di doversi scoprire. In quei giorni si era rifiutato di vedere le tante ustioni e ferite che lo ricoprivano, dimenticando anche di curarle e iniziava a provare più dolore del solito, neppure gli antidolorifici ormai facevano effetto. Non sapeva che ore fossero, aveva il cellulare spento da giorni e non c'erano orologi nella stanza, immaginava però fosse pomeriggio perché il sole sembrava pronto a tramontare da un momento all'altro.
-"Chissà che cosa starà facendo Federico." Si domandò il ragazzo, per l'ennesima volta in quei giorni, e sospirò rumorosamente. Gli dispiaceva per come aveva lasciato il più piccolo, avrebbe voluto almeno abbracciarlo un'ultima volta ma sapeva che sarebbe stato uno sbaglio per entrambi. Doveva uscire dalla vita di Federico il prima possibile.
Ad interrompere i suoi solito pensieri fu il rumore della serratura, il ragazzo sentì il suono di chiave e scattò a sedere sul letto. Aveva esplicitamente chiesto di non essere disturbato ma in quel momento qualcuno stava per entrare in camera sua. Il suo primo istinto fu quello di andare a nascondersi in bagno ma non ne ebbe in tempo, la porta si spalancò e lui rimase a bocca aperta.
-"Non fare quella faccia, ti avevo detto che ti avrei trovato ovunque fossi andato." Disse Federico, mentre ghignava soddisfatto, e chiuse la porta alle sue spalle. Il biondo non sapeva se in quel momento fosse più forte la rabbia o la felicità di aver trovato Benjamin, non sapeva come affrontarlo.
-"F- Federico..." Balbettò il maggiore. "C- come mi h- hai trovato?"
-"Dovresti sapere che si può rintracciare una carta di credito, sei stato un po' stupido a pagare questo posto con una carta intestata a te."
-"Federico, vattene per favore." Rispose il moro, ancora sorpreso di averlo davanti. Per quanto volesse negarlo a se stesso era felice di rivederlo, in quei giorni non aveva fatto altro che pensare a lui era gli mancato a tal punto da credere di poter morire per la sua assenza. Allo stesso tempo però non voleva che fosse lì, doveva stargli lontano. "Voglio stare da solo."
-"Direi che hai già preso abbastanza decisioni sbagliate, adesso facciamo come dico io." Replicò il più piccolo, con tono di voce molto più duro di quanto volesse. Si avvicinò al letto e vide il moro indietreggiare, fino a trovarsi con la schiena poggiata alla testiera del letto e sul suo viso comparve una smorfia di dolore. "Adesso tu mi dici perché sei andato via." Ordinò il ragazzo e si sedette sul letto.
-"T- te l'ho g- già detto..." Balbettò Benjamin.
-"No, Benjamin, tu non mi hai detto nulla. Sei solo scappato via lasciandomi un fottuto bigliettino!"
Benjamin strinse gli occhi nel sentire l'altro urlare e avvicinò le ginocchia al petto, per poi poggiare il mento su queste.
-"Io n- non voglio rovinarti l- la vita..." Sussurrò Benjamin e abbassò lo sguardo. "Con m- me al tuo fianco n- non riuscirai mai a fare nulla di b- buono..."
-"E perché credi che mi stai rovinando la vita?" Replicò il biondo e si voltò fino a trovarsi faccia a faccia con l'altro. "Ho detto qualcosa che ti ha fatto pensare una cosa del genere? O è successo qualcosa? Perché a me non risulta."
-"Federico, per favore..."
-"No, Benjamin, per favore un cazzo!" Replicò il biondo. "Io voglio delle spiegazioni e tu me le darai, non sono venuto qui per andarmene via senza risposte." Aggiunse. "Quindi adesso parli o ti riporterò a casa con me con la forza. Che cosa preferisci?" Concluse e gli prese il polso.
-"Per f- favore, lasciami..." Sussurrò il più grande. "Io l'ho fatto solo per te...
Non ne faccio una buona, sono più le persone che mi odiano che quelle che mi amano. Tutti mi conoscono come una puttana e io ci sono abituato ad essere definito tale, tu però non meriti di pagare le conseguenze delle mie scelte..." Continuò. "Alla festa non ho fatto altro che metterti in imbarazzo, tua zia aveva ragione. Sarei dovuto morire in quell'esplosione, proprio come Avan..."
-"Benjamin ma sei impazzito?!" Replicò, con tono di voce abbastanza alto, Federico. "Mia zia, se così posso definirla, non ha per niente ragione! Non me ne frega un cazzo di quello che la gente pensa di te, io so chi sei e quanto vali e ti amo proprio per questo.
Non mi hai messo in imbarazzo, anzi, tutti non vedevano l'ora di conoscerti e lo avresti saputo se solo non fossi scappato via." Continuò e si avvicinò a lui, per prendergli il viso tra le mani. "Io sono orgoglioso di te, di averti al mio fianco e vorrei tu potessi vederti come ti vedo io. Sei un ragazzo meraviglioso, Benjamin, e non solo esteticamente. Sei riuscito a cambiare tutta la tua vita, più di una volta, soltanto con la tua forza di volontà. Non ti sei mai lasciato mettere i piedi in testa da nessuno, non hai paura di nessuno.
Per me sei un esempio da seguire, sei tutto ciò che c'è di bello in questo mondo." Aggiunse. "Per me sei perfetto, Benjamin e ti amo. So che anche tu ami me, quindi ti prego, non scappare ancora. Resta con me."
Prima che l'altro potesse replicare Federico fece unire le loro labbra e strinse a lui il corpo, decisamente più magro, del moro. Benjamin sussultò a quel contatto ma non riuscì a non lasciarsi andare.
Federico aveva ragione, lui lo amava e non riusciva a stargli lontano. Forse stava sbagliando ma in quel momento lui si sentiva nel posto giusto.
Il biondo, delicatamente, spinse il ragazzo a sdraiarsi sul letto sotto di loro e si sistemò sopra di lui, stando attento però a non fargli del male. Mentre le loro labbra ancora si cercavano, le mani del minore raggiunsero il bordo della felpa del moro e l'alzarono lentamente. Quando però le mani calde di Federico toccarono la pelle bruciata del moro, questo spalancò gli occhi e spinse via il minore.
Non poteva farlo.
-"Ben che succede?" Gli chiese il minore e aggrottò la fronte.
Benjamin si alzò dal letto con le lacrime agli occhi e si ricoprì velocemente.
-"I- io non p- posso..." Singhiozzò.
-"Non puoi fare che cosa?"
-"Q- questo..." Balbettò Benjamin. "I- io non posso stare con t- te." Continuò. "È f- finita, Federico. F- finita..." Concluse, per poi correre via.
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Fanfiction«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...