Sixty three.

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-"Tu non hai fatto qualcosa per me, tu hai regalato diecimila dollari a Thomas!" Quasi urlò Benjamin.
-"Sono soldi miei, Benjamin, posso farci quello che mi pare."
-"Bene." Ringhiò Benjamin. "Fai quello che ti pare ma tieni i tuoi soldi lontano dalla mia vita." Aggiunse. "Non voglio che mi paghi niente, Federico. Niente. Non provarci mai più."
Dopo quella frase il moro, furioso come non mai, salì in macchina e si rifiutò categoricamente di parlare ancora con il più piccolo nonostante le tante insistente di questo.
Federico aveva tentato in ogni modo di scusarsi con il suo fidanzato, l'ultima cosa che voleva era offenderlo in qualche modo, voleva soltanto aiutarlo ed evitare che Thomas lo costringesse a fare qualcosa che non voleva davvero. Pensava fosse la cosa migliore, aveva agito ancora prima di pensare ed evidentemente aveva sbagliato.
Il moro, quando voleva, sapeva essere molto orgoglioso e testardo e quel gesto sembrava averlo infastidito non poco, nonostante le ottime intenzioni del suo fidanzato.
-"Hai intenzione di non parlarmi mai più?" Chiese Federico, quando parcheggiò la macchina nel viale di casa e spense il motore.
-"Per il momento non ho intenzione di farlo." Borbottò in risposta il moro, continuando a guardare fuori dal finestrino nonostante si fossero fermati.
-"L'hai appena fatto però." Replicò il più piccolo e abbozzò un sorriso, nel tentativo di smorzare la tensione che si era creata tra di loro. "Mi hai parlato."
Benjamin sbuffò sonoramente e si voltò verso il suo fidanzato, riservandogli uno sguardo che aveva ben poco a che fare con l'amore.
-"Non prendermi in giro, Federico." Ringhiò Benjamin. "Non ti conviene, non questa sera." Aggiunse, con tono quasi minaccioso.
Il biondo sospirò ma non si lasciò intimorire dal tono del più grande, sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male nonostante la sua rabbia.
-"Non volevo prenderti in giro." Disse, guardando l'altro direttamente negli occhi iniettati di sangue. "Stavo solo cercando di allentare la tensione." Spiegò. "Non mi piace litigare con te, lo sai bene." Concluse, allungò una mano nel tentativo di accarezzare la guancia del moro ma questo si scostò, lasciando la mano sospesa a mezz'aria.
-"Non ti piace litigare con me eppure questa sera non hai editato a fare quello che hai fatto!" Esclamò il più grande. "Che bisogno c'era di offrire diecimila dollari a Thomas?!"
-"Volevo aiutarti a non essere licenziato!" Rispose Federico, alzando a sua volta il tono di voce. "So quanto ci tieni e volevo aiutarti, dimostrarti che sono disposto a tutto per te!" Continuò. "Se fosse stato per me avrei firmato le dimissioni al posto tuo, pur di portarti via da quel posto!" Quasi urlò il ragazzo.
Il moro digrignò i denti e borbottò qualcosa sottovoce, per poi aprire la portiera dell'auto.
-"Vuoi pagare Thomas? Bene, fallo." Disse, abbassandolo il tono di voce. "Sappi però che io ti ridarò fino all'ultimo centesimo, che sia in un modo o nell'altro ma ti ridarò tutto." Aggiunse e scese dalla macchina. "Tutto, Federico, ricordalo."

Dopo quella discussione Federico rimase abbastanza turbato, non sapeva che cosa l'altro intendesse per tutto ma era abbastanza spaventato dalle possibilità che si era fatte spazio nella sua mente. Non voleva che Benjamin si cacciasse in qualche guaio soltanto per ridargli i soldi, di cui lui poteva fare anche a meno. Il biondo fu anche tentato di tirarsi indietro, di non dare i soldi a Thomas ma sapeva che questo gliel'avrebbe fatta pagare e avrebbe usato Benjamin per i suoi scopo, gliel'aveva promesso e lui manteneva le sue promesse.
Per fortuna del più piccolo, però, nei giorni successivi la situazione tra lui e Benjamin si calmò e i due ripresero le loro normali abitudini. Il moro non aveva voluto sapere se il più piccolo, alla fine, avesse o meno pagato Thomas ma aveva ancora il suo lavoro e ciò lasciava poco spazio all'immaginazione.
Nessuno dei due riaprì quella questione e fu la scelta migliore per entrambi, avevano bisogno di tranquillità.

-"Stai andando in università?" Gli chiese, in quel soleggiato mercoledì mattina di metà Maggio mentre sorseggiava del latte al cioccolato, il maggiore mentre osserva il più piccolo indossare una giacca di jeans sopra la sua camicia azzurra.
-"Sì, Ben, tra poche settimane ho l'esame." Rispose Federico e prese il suo zaino nero. "Torno presto però, pranzo qui."
Il moro annuì e sbadigliò, la notte precedente aveva tardato a lavoro e, in quel momento, erano appena le otto del mattino. Il ragazzo in genere non si svegliava mai prima delle dieci, ci teneva però a salutare il suo fidanzato prima che andasse all'Università.
-"D'accordo, allora ti preparo il pranzo." Rispose. "Non ti prometto grandi cose però, ti avviso."
Il più piccolo ridacchiò.
-"Se preparato da te va benissimo qualsiasi cosa." Rispose e si avvicinò al fidanzato.
-"Ruffiano." Borbottò Benjamin, con il sorriso stampato sulle labbra sporche di cioccolato.
-"Pulisciti le labbra, sei sporco di cioccolato." Replicò il biondo e gli diede un bacio a stampo. "A dopo, amore."

Federico attraversò il giardino di casa, guardò il cielo azzurro e sorrise pensando a quanto fosse felice. Con Benjamin aveva trovavo la sua stabilità e si sentiva pienamente felice, come non lo era mai stato in vita sua. Aprì il cancello di casa, si rovistò nelle tasche e prese le chiavi per aprire la cassetta della posta, com'era suo solito fare prima di andare in università. Aprì la cassetta e prese le due lettere che c'erano all'interno.
-"Che strano." Disse, quando notò che una delle due non avesse né mittente né destinatario, ma soltanto un cuore rosso sulla busta.
Il più piccolo strinse tra le labbra l'altra busta e, con attenzione dato che non era certo fosse per lui, aprì la busta.
La busta che stringeva tra le labbra cadde sull'asfalto, così come anche le chiavi del più piccolo e questo poté giurare di aver sentito anche il suo cuore cadere e distruggersi del tutto.
-"Nononono...." Cantilenò il più piccolo e indietreggiò, senza un reale motivo, mentre stringeva tra le mani quella busta.

-"Benjamin!" Urlò Federico mentre, come un furia dopo aver gettato il suo zaino nel giardino, correva dentro casa con la busta stretta tra le mani. "Benjamin dove cazzo sei?!"
Dalla cucina, con un biscotto tra le mani, uscì Benjamin abbastanza stranito.
-"Fè, non eri andato in università?" Gli chiese, con la fronte aggrottata.
-"È per questo non volevi pagassi Thomas?! Perché tanto ti lasci scopare lo stesso, non è così?!" Urlò il più piccolo e indicò la busta che teneva tra le mani. "Altro che sorpresa per me, sorpresa un cazzo!"
Benjamin era più confuso di prima, non riusciva a capire che cosa l'altro stesse dicendo.
-"Piccolo che stai dicendo?"
-"Non chiamarmi piccolo, sei solo uno stronzo!" Urlò il più piccolo. "Non sai a che cosa mi riferisco?! Guarda, rinfrescati la memoria!" Aggiunse e gli gettò la busta, facendo cadere il contenuto sul pavimento.
Benjamin si abbassò per prendere la busta e sgranò gli occhi. Sul pavimento, davanti a lui, c'erano delle polaroid ritraenti lui e Thomas entrambi nudi. Lui era addormentato, mentre Thomas lo baciava sul collo e sulle labbra, lo toccava, lo abbracciava, sorrideva. Faceva di tutto.
-"Leggi la bella dedica che ti ha lasciato il tuo amore." Ringhiò Federico, fuori di sé. "È dietro quella dove ti tocca il culo e ti morde la spalla."
Benjamin, con mano tremante, prese la foto che l'altro gli aveva detto e la girò.
«Volevo che anche tu avessi un ricordo di quello splendido pomeriggio, mi dispiace aver fatto delle foto a tua insaputa ma eri troppo bello per evitare di scattarle.
Fai i complimenti al biondino da parte mia, il suo letto è davvero comodo.
Ti amo amore, a presto.
Ti giuro che presto staremo insieme alla luce del sole, non sarai più costretto a sopportare quello per aver i suoi soldi.
Ti amo.
-Thomas.»
-"F- Federico io..."
-"Mi fai schifo, Benjamin." Disse Federico, disgustato dalla persona che aveva davanti. "Non voglio mai più vederti. Mi fai schifo."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora