Twelve.

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-"Ti prometto però che succederà presto."
-"Non vedo l'ora." Sussurrò il biondo e lo baciò.
Il più grande gli morse il labbro inferiore, facendolo mugolare, prima di schiudere le labbra e far incontrare le loro lingue. Federico spinse il moro contro la sua macchina e lo strinse a lui.
-"Federico!"
Nel sentire quella voce, che Federico conosceva benissimo, il biondo sgranò gli occhi e rimase immobile. Incapace anche di compiere il più piccolo movimento e di separarsi dal moro, che non capiva che cosa stesse succedendo.
Fu proprio Benjamin, tra i due, il primo ad interrompere quel bacio per cercare di capire che cosa stesse succedendo e chi avesse chiamato il biondo. Aggrottò la fronte quando si ritrovò davanti l'espressione terrificata del biondo.
-"Principessa va tutto bene?" Gli chiese Benjamin e gli accarezzò la guancia.
I due ragazzi vennero raggiunti dalla persona che, a gran voce, aveva chiamato il biondo e Benjamin costatò che si trattasse soltanto di uno degli amici di Federico.
-"Federico che succede qui?" Gli chiese Louis, che guardava entrambi con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Il più piccolo scosse vigorosamente la testa e ritornò con i piedi sulla terra, la sua espressione divenne rabbiosa e Benjamin continuava a non capire che cosa stesse succedendo.
I tre ragazzi vennero raggiunti anche da Francisco, che abitava accanto al minore, e questo spalancò la bocca quando vide Benjamin.
-"Benjamin!" Esclamò Francisco, emozionato e sorpreso. "Che ci fai qui?!"
Il biondo approfittò di quella domanda per attaccare Benjamin, nonostante non avesse motivi per farlo ma doveva fingere di non sapere che cosa stesse succedendo.
-"Ecco, bella domanda, che cazzo ci fai davanti casa mia?!"
"Ma è impazzito?" Si ritrovò a pensare Benjamin. "O è bipolare?"
-"Ma che stai dicendo?" Gli chiese Benjamin e aggrottò la fronte.
-"Ti sto dicendo che devi andartene!" Urlò Federico. "Quante altre volte devo ripeterlo?!"
-"Federico, calmati." Gli disse Francisco e gli mise una mano sulla spalla. "Non sai perché è venuto qui."
-"Certo che lo so!" Replicò prontamente il più piccolo. "Perché vuole portarmi a letto, dimostrare che a lui nessuno resiste!" Aggiunse. "Ma io non andrò mai a letto con uno come lui. Che si lasciasse scopare da quelli che pagano per averlo." Concluse, con tono duro e un'occhiataccia a Benjamin.
Il moro, a quelle parole, si sentì profondamente deluso da quella persona che pensava potesse diventare suo amico. Gli costava così tanto ammettere che lo conosceva e che parlava con lui? Si vergognava così tanto?
Abbassò la testa e strinse il bordo del suo maglione tra le mani.
-"Scusa se ti ho disturbato." Sussurrò Benjamin, si girò e andò via.
Federico si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, non voleva ferirlo ma non aveva altro modo per giustificare la sua presenza. Non voleva che i suoi amici sapessero.
Francisco gli colpì la nuca con uno schiaffo, cogliendolo di sorpresa.
-"Ai!" Esclamò Federico e si toccò la nuca dolorante.
-"Ma perché devi fare sempre lo stronzo superiore a tutti?! Ti costava così tanto non offenderlo almeno per questa volta?!"
-"Ma lui è venuto a casa mia!"
-"Se l'ha fatto avrà avuto i suoi motivi!" Rispose Francisco. "Ma a te non importa mai di nessun se non di te stesso, ovviamente!"
-"Francisco, andiamo a casa." Gli disse Louis, rimasto in silenzio fino a quel momento. "Dai tempo a Federico per calmarsi e poi parlerete. Adesso andiamo."
-"Non ho nulla da dirgli." Replicò l'amico e andò via, seguito da Louis che si comportava in modo abbastanza strano.

Non appena i suoi due amici rientrarono in casa Federico, in preda ai sensi di colpa, corse nella direzione in cui il moro era andato e sperò che non fosse troppo lontano. Per sua fortuna lo trovò pochi metri più avanti, seduto su una panchina con la testa bassa.
Il sole alle spalle gli illuminava i capelli, facendoli sembrare più chiari di quanto non fossero e metteva in risalto la sua espressione delusa e ferita.
-"Benjamin." Lo chiamò Federico non appena fu abbastanza vicino. "Benjamin guardami."
-"Vai via." Rispose il moro, senza alzare lo sguardo per guardarlo. "Non voglio infastidirti ancora."
Il più piccolo sospirò e si sedette accanto a lui.
-"Dovevo farlo, lo sai..."
-"No, Federico, non lo so." Replicò, con tono duro, Benjamin e alzò lo sguardo per guardarlo. "Non so perché dovevi farlo." Aggiunse. "So soltanto che ti vergogni a farti vedere in mia presenza. Fino a quando siamo nel mio mondo va tutto bene, ti comporti come se non ti interessasse degli altri.
Quando però siamo nel tuo mondo, io per te non sono altro che uno spogliarellista senza cervello che merita soltanto di essere scopato. Sono qualcuno di cui vergognarti." Continuò.
-"Non è così, Ben..." Sussurrò il biondo, nonostante sapesse benissimo che quella era la realtà. Per quanto non volesse ammetterlo si vergognava nel farsi vedere in giro con Benjamin.
-"Invece è così." Rispose il più grande. "Quando sei solo io ti vado bene. Quasi ti sono simpatico. Ma quando hai qualcuno intorno, io sono quello sbagliato che non vorresti mai conoscere." Aggiunse. "Non pretendo di cambiare la realtà, che tu mi accetti, ma almeno abbi il coraggio di ammetterlo."
Federico si morse il labbro inferiore e abbassò la testa.
-"Cerca di capirmi..."
Il moro scosse la testa e si alzò.
-"Se avessi voluto capire tutti avrei fatto lo psicologo." Disse. "Invece sono solo un povero stronzo che si spoglia sul palco. Non capisco nessuno. Non più." Aggiunse e andò via, senza lasciare all'altro possibilità di replica.

Con un nodo alla gola Federico osservò Benjamin andare via, con la testa bassa e le mani nelle tasche del suo giubbotto. Avrebbe voluto corrergli dietro ma sapeva di dovergli lasciare i suoi spazi, aveva sbagliato e se ne pentiva. Non voleva offenderlo, non voleva ferirlo. Soltanto il giorno precedente lo aveva difeso da Thomas, che gli diceva le stesse cose e si sentiva terribilmente incoerente per quel motivo.
Con i sensi di colpa che lo stavano mangiando, si diresse verso la casa di Francisco. Se non poteva chiarire con Benjamin lo avrebbe fatto con il suo amico.
A testa bassa suonò il campanello e pochi momenti dopo ad aprirgli la porta fu proprio il suo amico.
-"Possiamo parlare?" Gli chiese Federico, evitando i convenevoli.
Francisco sospirò e annuì.
-"Vieni in giardino, c'è mia madre e non voglio che ascolti."

Il ragazzo condusse Federico sul dondolo che aveva in giardino, le temperature erano abbastanza calde e poteva stare tranquillamente all'esterno.
-"Che cosa vuoi dirmi?" Gli chiese Francisco e incrociò le gambe coperte da un pantalone beige.
-"Di quello che è successo prima."
-"Prima rispondi ad una domanda."
-"Dimmi."
-"Dove sei stato tutta la notte? Io e gli altri ti stiamo chiamando da ieri sera ma non hai mai risposto."
Federico aveva già messo in conto che gli avrebbero fatto questa domanda, quindi si era già preparato una risposta.
-"Ieri sono stato a quella libreria di cui mi hai parlato tanto e, al mio ritorno, preso dalla euforia per i nuovi libri ho dimenticato il cellulare in macchina." Mentì Federico. "Sai come sono fatto, amo i libri e quando ne ho di nuovi finisco per dimenticare tutto il resto."
-"Eri andato a riprendere il cellulare quando hai visto Benjamin?" Gli chiese l'amico.
-"Esatto."
Francisco sospirò e inclinò la testa da un lato.
-"Sei stato molto duro con lui." Disse. "Capisco che non ti vada a genio ma trattarlo in quel modo mi sembra esagerato." Aggiunse. "Dovresti chiedergli scusa." Concluse.
Federico abbozzò un sorriso stanco e annuì.
-"Lo farò." Rispose. "Ti prometto che gli chiederò scusa."
L'amico sorrise e gli scompigliò i capelli.
-"Bravo, così si fa." Gli disse. "Stai lontano da lui però, l'ho visto prima io."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora