Federico decise di accettare la proposta del più grande e rinviare la loro discussione al giorno successivo, il moro sembrava sinceramente sfinito da quella situazione e tutto quello che voleva era vivere qualche momento di tranquillità con il più piccolo dopo tanti giorni di tempesta. Ad entrambi mancava vivere le loro giornate spensierati come al solito, parlare delle cose più stupide e divertirsi anche con le cose più semplici. Quelli erano Benjamin e Federico, due semplici ragazzi felici di poter stare l'uno in compagnia dell'altro.
Su quel divano, nudi e avvinghiati l'uno all'altro, i due giovani erano finiti per andare a letto insieme ancora una volta e sorridersi come non avevano mai fatto. Dopo pranzo i due avevano deciso di guardare un film su netflix, che però avevano bloccato dopo appena quindici minuti per poter parlare di loro, avevano parlato dei loro progetti per l'estate ormai imminente e Benjamin aveva ascoltato con gioia i dettagli del viaggio che il più piccolo sperava di fare a Dubai. Il moro, invece, non aveva grandi progetti. La discoteca restava aperta per tutta l'estate, eccezion fatta per due giorni ad agosto e il massimo che poteva fare era una gita fuori Miami ma non gli sembrava molto allegro andare da solo quindi ogni anno si limitava a dormire per tutto il giorno. Il ragazzo evitò di rattristare l'altro con i suoi miseri progetti, quindi si limitò a dire che doveva ancora pensarci e a cambiare argomento prima che Federico lo invitasse ad unirsi a lui in quel fantastico viaggio a Dubai.
A malincuore i due dovettero separarsi quando Benjamin fu chiamato da Thomas che lo aspettava per lo spettacolo di quella sera.
-"E io che speravo di dormire con te." Sospirò Federico mentre accompagnava l'altro alla porta.
-"Allora accompagnami in discoteca." Rispose Benjamin, senza pensarci troppo. "Dopo il mio spettacolo andiamo a casa mia, prendo le mie cose e torniamo da te. Domani è il mio giorno libero quindi possiamo stare insieme tutto il tempo."
E Federico non se lo era fatto ripetere due volte, era corso al piano superiore per indossare una camicia e un paio di jeans e poi aveva accompagnato l'altro a lavoro. Se solo avesse potuto, Federico, non si sarebbe mai separato da Benjamin.Federico aveva osservato attentamente l'altro muoversi sul palco e aveva sbuffato infastidito ogni volta che sentiva un commento, decisamente inadatto, da parte di qualcuno sul moro. Era un bel ragazzo, non poteva negarlo e di certo il suo lavoro non era d'aiuto, ma non capiva come degli sconosciuti potessero fare dei commenti tanto volgari su di lui era pur sempre un ragazzo di soli ventun anni costretto a spogliarsi per vivere. Tutti i brutti pensieri del minore svanirono però quando Benjamin lo raggiunse nel parcheggio e gli gettò le braccia al collo per baciarlo.
-"Mi sei mancato." Disse Benjamin. "Torniamo a casa?" E Federico pensò di non aver mai ascoltato parole più belle. Benjamin considerava la sua casa nonostante non gli appartenesse, definiva casa il luogo dove poteva stare con Federico. Definiva Federico casa.L'indomani mattina Federico, con il suo pantaloncino nero e una canotta bianca decisamente larga, si svegliò con il corpo accaldato e seminudo, coperto soltanto da un paio di boxer neri, del moro avvinghiato a lui e che lo stava facendo sudare. Il sole era alto nel cielo e illuminava il volto dormiente di Benjamin, il biondo sorrise nel vedere la sua bocca aperta e l'espressione serena.
Facendo molta attenzione spostò il corpo del moro e, in silenzio, uscì dalla camera disordinata per recarsi in cucina e preparare la colazione per entrambi.
Poco più di mezz'ora dopo, facendo attenzione a non inciampare sui suoi stessi piedi, il ragazzo ritornò al piano di sopra con un vassoio d'argento pieno di cibarie di ogni genere. Un tenero sorriso comparve sul suo volto quando vide l'altro, ancora addomesticato, che stringeva tra le braccia il suo cuscino come se fosse lui. Lentamente si avvicinò al letto e poggiò il vassoio sul comodino, spostando il suo cellulare che ignorava dal giorno precedente.
-"Buongiorno piccolino." Disse Federico e gli baciò la guancia arrossata per il caldo della stanza. "Svegliati su, ti ho preparato la colazione." Aggiunse e gli accarezzò la schiena nuda.
Il moro mugolò qualcosa sottovoce e strinse il cuscino bianco tra le braccia.
-"Ho ancora sonno Fè."
Federico sorrise per quel nomignolo pronunciato con la voce impastata di sonno del ragazzo, era adorabile.
-"Non vorrai mica sprecare dormendo il nostro giorno insieme?" Scherzò Federico e gli spostò i capelli dal viso.
Il moro, a quelle parole, sbuffò e si costrinse ad aprire gli occhi.
-"Sei ingiusto ad usare una scusa del genere per farmi svegliare." Borbottò e si mise a sedere, con la schiena nuda contro la testiera del letto.
-"Ha funzionato pero." Replicò il più piccolo e gli fece l'occhiolino. "Adesso mangia qualcosa." Aggiunse e gli indicò il vassoio accanto al letto, per poi sedersi accanto a lui.
-"Aspetta." Disse Benjamin, improvvisamente serio. "Prima dobbiamo parlare di quello che mi hai detto ieri."
-"Vuoi parlarne adesso? Possiamo farlo anche dopo la colazione."
-"Preferisco farlo adesso."
-"Va bene, allora parliamo." Rispose il biondo, preoccupato per quello che l'altro poteva dirgli. Non voleva perderlo ma sapeva che dovevano farlo, dovevano chiarire quella situazione. "Voglio solo che tu non ti senta costretto in alcun modo a starmi accanto solo perché provo qualcosa per te, sentiti libero di fare quello che vuoi." Aggiunse.
-"Non mi sento costretto a fare nulla." Replicò il più grande, troppo serio affinché l'altro non si preoccupasse. "Ti ringrazio per essere stato sincero con me e voglio esserlo anch'io con te, in queste settimane passate insieme sei diventato una persona importante nella mia vita e non voglio prenderti in giro. Non lo meriti." Iniziò a parlare il ragazzo. "Non posso dirti che provo quello che provi tu, ti mentirei spudoratamente e non voglio. - Federico abbassò la testa dispiaciuto ma abbozzò un sorriso quando l'altro gli prese la mano. - Mentirei anche, però, se ti dicessi che non provo nulla nei tuoi confronti."
-"Tu che cosa?!" Lo interruppe Federico, decisamente sorpreso da quelle parole.
Il moro ridacchiò e si avvicinò per sedersi sulle sue ginocchia nude.
-"Lasciami parlare, per favore." Lo ammonì gentilmente e gli diede un bacio a stampo, per poi continuare il suo discorso. "Non so bene che cosa provo nei tuoi confronti, come sai non sono bravo con i sentimenti, ma in questi giorni lontano da te mi sentivo come se mancasse una parte di me. Avevo un macigno sullo stomaco e non riuscivo ad essere felice, sereno, mi mancavi e avevo continuamente la tentazione di correre da te e non lasciarti andare. Pensavo che starti lontano fosse la scelta migliore per il tuo bene, ma non per il mio. Giorno dopo giorno capivo sempre un po' di più che avevo sbagliato, forse stavo aiutando te ma non me stesso e quando ti ho rivisto quella sera nel parcheggio ho sentito di poter respirare di nuovo. Poi però ti ho perso di nuovo e non ce l'ho fatta, sono corso da te ed eccomi qui." Parlò il ragazzo, mentre giocherellava con i capelli del minore. "Provo qualcosa per te ma non so che cosa sia o quanto sia forte, voglio però scoprirlo stando accanto a te, Federico."
Il più piccolo deglutì rumorosamente e, involontariamente, strinse i fianchi nudi del più grande.
-"Ben t- tu mi stai d- dicendo che..."
-"Ti sto dicendo che voglio stare con te, principessa." Lo interruppe Benjamin. "Stiamo insieme, non diamoci etichette per favore. Non ho bisogno di considerarti il mio fidanzato per essere felice, non per ora. Se ti fa piacere puoi presentarmi come tale, non te lo impedisco ma ho bisogno dei miei tempi e dei miei spazi per fare lo stesso. Voglio stare con te nel senso più astratto del termine, voglio semplicemente viverti e capire che cosa provo per te. Non posso darti alcun titolo prima di capire quello che provo, di capire me stesso." Continuò. "Stiamo insieme, Federico, viviamoci, litighiamo e facciamo pace ma stiamo insieme. È tutto quello che ti chiedo." Continuò. "Vuoi stare con me?"
Federico sorrise raggiante e strinse tra le sue braccia il corpo magro di Benjamin.
-"Sì, certo che lo voglio!"
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Hayran Kurgu«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...