-"Adesso ti preparo un bel bagno caldo e dopo ce ne andiamo a dormire, va bene?" Gli propose Federico, una volta entrati in casa, mentre il moro si sedeva sul divano.
-"Il bagno va bene." Rispose il moro, a voce bassa e senza guardarlo negli occhi. "Non voglio dormire però con te." Aggiunse. "Non voglio starti accanto, Federico."
Il più piccolo, a quelle parole, spalancò la bocca e boccheggiò più volte senza sapere bene che cosa replicare. Che cosa avrebbe dovuto dirgli? Come avrebbe dovuto reagire? Si sarebbe dovuto arrabbiare?
-"Ch- che cosa hai detto?" Balbettò il più piccolo e si avvicinò a lui. "Perché non vuoi d- dormire con me?" Chiese e si sedette sul divano accanto a lui.
Benjamin, per tutta risposta, si allontanò da lui e strinse le ginocchia al petto, abbassò lo sguardo sulla faccina sorridente tatuata sul ginocchio e si domandò a che cosa stesse pensando quando decise di fare quel tatuaggio. Non riusciva davvero a ricordare perché lo avesse fatto, in quel momento gli sembrava privo di senso, aveva tatuato un sorriso sulla pelle ma non aveva idea di che cosa fare per sorridere davvero.
Era spento.
-"Voglio stare un po' da solo, Federico." Rispose Benjamin, mantenendo il tono di voce basso e senza mai voltarsi a guardarlo. "Non prenderla sul personale." Aggiunse e sospirò rumorosamente.
Il biondo serrò i pugni e faticò a non ridere sarcastico.
-"Mi dici che non vuoi dormire con me ma non dovrei prenderla sul personale." Commentò, quasi infastidito il biondo e si alzò dal divano con un gesto secco che quasi fece sobbalzare il maggiore.
-"Per favore, Federico, non voglio litigare ancora..." Sussurrò. "Per favore..." Aggiunse e si accarezzò le ginocchia nude.
Federico digrignò i denti e si voltò, dandogli la schiena.
-"Preparatelo da solo il bagno." Disse, con tono duro e espressione altrettanto dura, nonostante il più grande non potesse vederlo in viso. "Buonanotte." Concluse e andò in camera sua.
Benjamin era di nuovo solo.Il moro non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte, continuava a smuoversi sul divano e pensava che soltanto poche ore prima su un divano simile a quello aveva passato il momento peggiore della sua vita. Quando, però, aveva visto Federico entrare aveva pensato che tutto sarebbe andato per il meglio ma quando questo lo aveva toccato non era riuscito a non pensare a quanto successo quella mattina. Federico gli aveva gridato quanto gli facesse schifo, gli aveva dato uno schiaffo e lo aveva cacciato da casa sua prima ancora di lasciargli il tempo di spiegare. Aveva infranto tutte le sue belle promesse soltanto per sue foto, non gli aveva nemmeno chiesto come stesse dopo averlo portato via, si era soltanto arrabbiato con lui perché voleva restare da solo.
Benjamin lo amava, lo amava tantissimo, ma aveva bisogno di non sentirsi un oggetto.L'indomani mattina Federico si svegliò abbastanza presto, ancora arrabbiato per quanto successo la sera precedente e deciso ad ignorare Benjamin. Quando scese al piano inferiore notò subito la figura del moro, che lo fissava con occhi iniettati di sangue e circondati da occhiaie non molto evidenti ma che gli lasciavano intuire che non avesse chiuso occhio per tutta la notte.
-"Buongiorno." Mugolò, sottovoce, il maggiore e rotolò su un fianco, strinse gli occhi sentì uno dei graffi procurati da Thomas bruciare quando sfregò contro la stoffa del divano.
Federico, per tutta risposta, sbuffò sonoramente ed entrò in cucina senza degnare l'altro di una risposta.
Il moro sospirò rumorosamente e, lentamente a causa del dolore che provava, si alzò per entrare in cucina.
-"Potresti non ignorarmi, per favore?" Gli chiese e si appoggiò allo stipite della porta, nonostante avesse un livido sulla spalla che gli doleva incredibilmente.
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo e prese uno yogurt dal frigo.
-"Non vuoi più restare da solo?!" Replicò, con tono acido e troppo alto per i gusti dell'altro.
-"Federico io..."
-"Tu non hai voluto dormire con me!" Lo bloccò il più piccolo e gli puntò un dito contro. "Mi hai fatto sentire come se fossi di troppo, come se ti stessi dando fastidio!" Esclamò.
-"Non era quello che volevo..." Sussurrò Benjamin e abbassò la testa, fissando le punte dei suoi piedi nudi.
Il biondo gli si avvicinò pericolosamente e gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.
-"E allora cos'è che volevi?!" Gli chiese, urlandogli direttamente in faccia. "Volevi restare con Thomas e farti scopare da lui?!"
A quelle parole il più grande sgranò gli occhi e pensò di non conoscere la persona che aveva davanti, che quello non fosse il ragazzo di cui si era innamorato. Mentre osservava il volto, contratto in una smorfia di rabbia, del più piccolo sentì gli occhi inumidirsi e scacciò via la mano dell'altro per correre via.
-"Bravo, scappa, è l'unica cosa che sai fare!" Gli urlò dietro Federico.
Benjamin corse in salotto, iniziò salire le scale ma a metà di queste una fitta allo stomaco lo bloccò facendolo cadere di faccia sulle scale in legno. Il ragazzo urlò, per la sorpresa e per il dolore, e si toccò il naso sanguinante.
-"Benjamin!" Esclamò Federico, quando sentì l'altro urlare e corse nella sua direzione. "Benjamin che hai fatto?!" Gli chiese, allarmato, quando vide l'altro sanguinare e in un momento gli fu accanto dimenticando la discussione che stavano avendo.
Federico tentò di toccarlo ma l'altro si scostò bruscamente.
-"Lasciami n- non mi tocc..." Stava per replicare il moro ma un singhiozzo lo bloccò.
"Stupido, Benjamin, stupido!" Pensò Benjamin, rimproverandosi mentalmente. "Non devi piangere davanti a lui!" Il ragazzo si morse la lingua, nel tentativo di placare le lacrime ma queste, al contrario, aumentarono.
-"Benjamin..." Sussurrò Federico e gli accarezzò un braccio. "Ben che succede?" Gli chiese, con tono molto più calmo di quello usato fino a poco prima.
-"L- lasciami s- solo..." Singhiozzò il moro e tentò di nascondere il viso tra le mani.
Il più piccolo però aveva notato le sue lacrime ed era decisamente sorpreso, non aveva mai visto Benjamin piangere e non pensava che sarebbe successo soltanto per una lite. Avvolse il maggiore tra le braccia e lo strinse al suo corpo.
-"Non nasconderti, Benjamin. Non serve, non con me." Gli disse e gli baciò il capo. "Piangi se è quello che vuoi, piangi. Io sono qui per consolarti."
Dalle labbra schiuse di Benjamin fuoriuscì un rumoroso singhiozzo e il minore sentì numerose lacrime bagnargli la maglia bianca che usava come pigiama.
-"È stato o- orribile, Federico, o- orribile..." Singhiozzò Benjamin e strinse tra le mani la maglia del biondo. "L- lui ha rovinato t- tutto, c- ci ha fatto sepa- separare..."
-"No, piccolo no." Rispose il biondo e gli accarezzò la schiena. "Non ci ha fatto separare, ci ha provato. Guardaci, noi adesso siamo qui e lui è da qualche parte a disperarsi perché non ti ha."
Il più grande, con gli occhi colmi di lacrime e totalmente rossi, alzò lo sguardo e tirò su con il naso.
-"Tu m- mi hai cacciato..." Sussurrò. "Mi hai dato - l'ennesimo singhiozzo lasciò le labbra del moro e le lacrime raddoppiarono al solo ricordo di quando successo - uno s- schiaffo e mi h- hai detto che s- sono una..." Il ragazzo non riuscì a completare la frase, il solo ricordo gli provocava un dolore troppo grande da sopportare in quel momento. Quanto successo nelle ultime ventiquattro lo aveva distrutto, lo aveva privato di tutte le sue energie, lo aveva svuotato di tutta la sua voglia di vivere. In quel momento Benjamin si sentiva un contenitore vuoto, provava soltanto un gran dolore che non lo lasciava vivere tranquillo. Voleva tornare alla normalità ma, in quel momento, nemmeno sapeva che cosa significasse normalità.
Federico si sentì un verme nel sapere che se l'altro era in quelle condizioni era solo colpa sua. Per mesi gli aveva fatto credere di essere diverso ma al primo ostacolo lo aveva trattato come tutti gli altri, se non peggio. Gli aveva gridato cose orribili, lo aveva colpito e lo aveva cacciato. Quando lo aveva riportato a casa aveva dato per scontato che Benjamin lo avesse perdonato, anzi pensava non ci fosse nemmeno bisogno di perdonarlo perché lui aveva ragione. Non si era neppure fermato a pensare che qualcuno stava per abusare di Benjamin e lui non gli aveva chiesto come stesse. Lo aveva semplicemente dato per scontato.
Federico gli accarezzò il viso e gli asciugò le guance.
-"Mi dispiace, Benjamin." Sussurrò, sincero come lo era stato poche volte in vita sua. "Ho esagerato, decisamente ho esagerato, se tornassi indietro non farei nulla di quello che ho fatto. Non aprirei nemmeno quella busta." Aggiunse. "Non posso tornare indietro però, posso soltanto chiederti scusa e dirti che sono stato uno stupido. Ti amo, Benjamin, e ho agito senza pensare. Mi pento da morire di tutto quello che ho fatto, ho lasciato che Thomas facesse di te quello che voleva. - Benjamin rabbrividì al solo sentir pronunciare quel nome e l'altro lo strinse un po' di più nel tentativo di calmarlo -
Mi dispiace amore, mi dispiace da morire." Continuò. "Ti prego perdonami, perché se non lo fai tu penso di non poterlo fare nemmeno io."
Il moro tirò su con il naso e poggiò la testa sulla spalla del fidanzato.
-"Per favore, non parliamo mai più di quanto successo..." Sussurrò. "Voglio soltanto dimenticare."
-"Come stai, Ben?" Gli chiese il più piccolo e gli accarezzò il braccio coperto dai lividi.
Benjamin abbozzò un sorriso e scosse la testa.
-"Voglio solo dimenticare, Federico." Disse. "Non ne parliamo più."
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Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.
Fanfiction«Tra i tanti colori di Miami non c'era posto per il nero che Benjamin si portava dietro, per quel nero che sapeva ammaliare e sedurre. Nessuno riusciva ad apprezzarlo come meritava. Nessuno tranne un vulcano di colori. Riusciranno a creare il loro p...