Forty nine.

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Federico fece fatica a trattenersi dal colpire in piena faccia quell'uomo, che lo guardava con uno stupido ghigno stampato sul volto. Thomas era soddisfatto di quello che aveva fatto, di essere andato a letto con il più grande nonostante questo non avrebbe voluto. Sembrava che l'unico obiettivo di quell'uomo fosse separare Benjamin da chiunque gli volesse bene, tenerlo soltanto per lui, stringerlo nel suo mondo oscuro e non permettergli di scappare via.
Thomas provava una sorta di gelosia morbosa nei confronti del più grande, da quanto il moro gli aveva detto Thomas non aveva mai dimostrato di provare reali sentimenti nei suoi confronti. In quegli anni non aveva chiesto al moro nulla che non fosse sesso. Eppure era terribilmente geloso di chiunque gli stesse accanto, aveva forse paura di perdere la sua primaria fonte di guadagno? Paura che il suo locale fallisse senza la presenza del più grande?
Qualsiasi fosse il motivo a Federico non piaceva. Al più piccolo non piaceva che quell'uomo avesse così tanto potere sul suo fidanzato e che lo costringesse a fare qualsiasi cosa. Anche a tradirlo.
Federico avrebbe voluto fare qualcosa, strappare via Benjamin da quel mondo ma non sapeva che cosa fare, anche perché sembrava che il moro non volesse lasciare quel posto.
Federico sarebbe riuscito a sopportare tutto?

-"Pensavo ti fossi perso." Disse il maggiore, mentre prendeva un pantalone di pelle da uno scatolone contenente i costumi appena arrivati, non appena vide il minore entrare nel suo camerino con una faccia cadaverica.
Federico si passò una mano sul volto pallido e, ignorando le parole del suo fidanzato, si gettò a peso morto sul divano in pelle lucida rossa sistemato accanto alla porta del camerino. Sentiva ancora le risate di Thomas mentre gli diceva quanto si fosse divertito con Benjamin, mentre lui restava inerme ad ascoltarlo ma con la voglia di spaccargli la faccia e farlo soffrire tanto quanto lui stava facendo soffrire entrambi.
Il maggiore notò la strana espressione del più piccolo, scalciò via il pantalone che si era appena tolto e andò a sedersi accanto al minore.
-"Che succede?" Gli chiese e gli accarezzò la guancia pallida. "Qualcosa non va?"
Federico sospirò e si voltò verso di lui, gli strinse la mano che gli stava accarezzando la guancia e abbozzò un sorriso.
-"Perché non ti licenzi?" Gli chiese, prima ancora che il suo cervello si collegasse con la sua bocca.
Davanti a lui, il moro, sgranò gli occhi e ritirò via la mano rapidamente. L'espressione serena del moro venne presto sostituita da una smorfia nervosa e si alzò dal divano per piazzarsi davanti al minore, che lo guardava speranzoso.
Il moro fece per aprire la bocca per replicare ma il più piccolo lo precedette, zittendolo con una mano sullo stomaco.
-"Prima di iniziare ad urlare, ascoltami." Gli disse Federico. "So che qui hai la tua vita, che pensi di non saper fare altro ma io invece penso che tu sia in grado di fare tanto. Potresti iscriverti a qualche corso serale per conseguire il diploma e qualche corso incentrato su quello che ti piace fare. Potresti fare qualsiasi cosa, anche prenderti un anno di pausa per pensare a quello che vorresti fare." Continuò. "C'è un mondo fuori da questo locale e aspetta soltanto di essere scoperto, puoi vivere a casa mia e ti finanzierei tutte le tue spese. Per me non è un problema, Benjamin, per favore pensaci." Concluse e accarezzò lo stomaco del maggiore, nella speranza che l'altro desse ascolto alle sue parole.
Il moro però non lo fece, anzi si allontanò bruscamente e iniziò a ridere istericamente.
-"Ma ti senti, Federico, ti senti?!" Replicò, ad alta voce, il moro. "Vuoi che me ne vada da qui per non essere più dipendente da Thomas, mi stai chiedendo però di diventare dipendente da te!" Esclamò.
-"Non è così, Ben. Voglio solo prendermi cura di te."
-"Mettila come ti pare ma è la stessa cosa." Ringhiò Benjamin e strinse il pantalone di pelle, che aveva preso precedentemente. "Non rinuncerò alla mia indipendenza per farti felice." Aggiunse. "E se non ti sta bene sai dov'è la porta. Non ti costringo ad accettare questa situazione e nemmeno a stare con me." Continuò. "Mi hai chiesto di pensarci ma adesso lo chiedo io a te. Pensa se sono io la persona che vuoi al tuo fianco, se puoi accettare la mia vita e diventarne parte. Pensa se puoi convivere con il mio passato e il mio presente. Pensa a tutta la nostra relazione e quando avrai deciso vieni da me. Sai dove trovarmi. Adesso però vattene.
Vattene, Federico, questo non è il tuo posto."

Federico lasciò quel camerino, illuminato soltanto dalla luce del sole che filtrava dalla grande finestra, senza aprire bocca. Non aveva alcuna intenzione di litigare con Benjamin, preferiva lasciargli il tempo per calmarsi e per pensare a quello che gli aveva detto. Quando uscì dalla discoteca fu sollevato di non trovarci Thomas e sperava davvero che non infastidisse Benjamin, agitato com'era non ne sarebbe uscito nulla di positivo.
Il ragazzo salì in macchina, lanciò un'occhiata alla valigie del più grande e sospirò rumorosamente, per poi mettere in moto e partire. Le trafficate strade di Miami non gli erano mancate, per quanto gli piacesse il paesaggio in quel momento desiderava soltanto tornare a casa sua e non essere disturbato da nessuno. I suoi pensieri lo facevano già abbastanza.
Quando però, più di mezz'ora dopo, il più piccolo riuscì ad arrivare a casa sua capì che la sua idea di restare da solo non era per niente fattibile. Ad attenderlo fuori il cancello, infatti, c'era sua mamma stretta in un tubino nero che si guardava intorno spazientita, quando però gli occhi verdi della donna intravidero la sua macchina sorrisero.
-"Tesoro sei arrivato!" Esclamò la donna e si sbracciò per farsi notare.
Federico sospirò, parcheggiò accanto alla donna e scese dalla macchina.
-"Ciao mamma." La salutò e chiuse la macchina. "Che ci fai qui?" Le chiese, sforzandosi di sembrare allegro.
Agli occhi attenti di Amber, però, non sfuggì la tristezza che alleggiava negli occhi di suo figlio. Si avvicinò a lui, gli prese il braccio e lo trascinò verso il cancello.
-"Adesso parliamo e mi dici che succede." Disse Amber. "E non dirmi che non succede nulla perché non ti credo."
Federico annuì e aprì il cancello, era impossibile mentire a sua madre.

-"Che succede, Dede?" Chiese la donna, usando il nomignolo che anni fa aveva affibbiato a suo figlio quando era solo un neonato, e si accomodò su una delle sedie presente in cucina.
-"Vuoi che ti prepari un caffè?"
-"Voglio che tu mi dica che succede, non mi interessa del caffè."
Federico sospirò e si sedette accanto alla donna che lo aveva messo al mondo.
-"Ricordi quel ragazzo che era a casa mia l'altra volta? Quando tu e papà siete venuti."
La donna annuì e si spostò i lunghi capelli dal viso.
-"Benjamin, giusto?"
-"Giusto."
-"Ed è il ragazzo con cui sei andato, ieri, a West Palm Beach o sbaglio?"
-"Sì, è lui." Rispose Federico e sospirò rumorosamente, ricordando come sole poche ore prima erano felici insieme. Poggiò il mento su una mano e chiuse gli occhi per un momento.
-"Avete litigato?" Gli chiese la donna e allungò una mano per accarezzargli il braccio nudo e tatuato.
-"In realtà non lo so..." Sussurrò il più piccolo.
-"Spiegati meglio."
-"Lui ha uno stile di vita molto diverso dal mio, ci siamo anche conosciuti in circostanze abbastanza strane ma abbiamo trovato dei punti in comune che ci hanno permesso di stare insieme." Iniziò a parlare Federico, evitando di scendere nei particolari, non voleva che sua madre scoprisse in quel modo lo stile di vita del maggiore. "Oggi però queste nostre diversità sono venute, per l'ennesima volta, a galla e io gli ho chiesto di rinunciare a quella vita per intraprenderne una più simile alla mia e a me non sembra di aver sbagliato. Anche per lui sarebbe più facile avere una vita come la mia. Lui però non la pensa così e si è arrabbiato, mi ha accusato di volere che lui dipenda da me e mi ha chiesto di riflettere se voglio davvero stare con una persona come lui."
-"Ha fatto bene." Commentò, senza pensarci troppo, Amber con sguardo serio. "Pensi che sarebbe più facile per lui una vita come la tua o sarebbe più facile per te?" Gli chiese.
-"Mamma ma..."
-"Ma lui è fatto così, è diverso da te." Disse Amber. "Dovresti davvero riflettere se è la persona con cui vuoi stare, se sei disposto ad accettare che lui non sia come te. Valuta se la felicità che lui ti regala è più importante di questi dettagli, perché sono dettagli piccolo mio. Non so che genere di vita conduca questo ragazzo ma se ti rende felice non deve essere poi così sbagliata, perché lo ha portato ad essere quello che è. Lo ha portato a renderti felice." Continuò. "Non è giusto che tu gli chieda di cambiare, e se lui lo facesse con te? Chi ti dice che la vita giusta sia la tua?
Non si può cambiare per amore, per paura di perdere l'altra persona. Ricordalo, piccolo mio.
Se tieni davvero a lui lotta, lotta per la vostra felicità ma insieme. Con lui."

Do you want to dance with me in the dark? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora