~XXXIII. COLPO BASSO parte 1~

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Canzone per il capitolo: These days - Rudimental ft. Jess Glynne

<Allora oggi pomeriggio ci sei alla partita?> mi domanda Dylan, io sono indecisa se andare oppure no... perchè mi piacerebbe molto ma dovrei anche studiare per la verifica di chimica per il test della prossima settimana, <Dy, non lo so... devo studiare...> gli dico ma lui mi interrompe: <Non iniziare a fare la noiosa! E' una partita importante e io ho bisogno della tua presenza... per favooooreeee!!!!> mi supplica con gli occhi da cucciolo, <E va bene!> concedo alla fine, <Fantastico! La partita inizierà alle 4 pm... finiremo di sicuro entro le 6... poi magari potremmo andare tutti al ristorante giapponese qui vicino... ti va il sushi?> mi propone, <Sì! Ci sto! E' un po' che non lo mangio!> <Ottimo! Ora scappo che ho storia... che già la prof mi odia, se poi arrivo in ritardo mi uccide e appende il mio cadavere come un portachiavi! Ci vediamo all'intervallooooo!!!> mi dice scappando via dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
Dal mio compleanno sono trascorse quasi tre settimane e il nostro rapporto si è rafforzato tantissimo e di questo non posso che esserne felice! I miei pensieri sono interrotti dal suono della campanella... cavolo! Ora sono io in ritardo! E' meglio che mi sbrighi! Così inizio a correre verso l'aula di fisica... che materia orribile... buona fortuna a me!

P.o.v. Dylan

Per fortuna mancano 10 minuti alla fine della lezione! Non ce la faccio più a sentire questa che continua a blaterare cose insensate che non fregano a nessuno! Ad un certo punto però, il monologo della befana viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta... Dio grazieee!!! <Il signor Grey dovrebbe uscire un secondo per favore, se non è un problema> annuncia uno degli inservienti, io un po' confuso e con mille domande per la testa raccolgo le mie cose, e con lo zaino in spalla esco seguendo l'uomo. Questo mi conduce fino alla porta socchiusa dell'ufficio del preside, <Okay, sono molto preoccupato, che cosa sta succedendo? Ho fatto qualcosa di male?> domando all'uomo che mi fa segno di entrare, <No, non credo... devi entrare per scoprirlo, forza giovanotto, non è nulla di grave!> mi incita aprendo la porta, quando varco la soglia dell'ufficio trovo il preside seduto alla scrivania, <Buongiorno signor preside> lo saluto educatamente, <Buongiorno Dylan, volevo avvisarla che entro domenica sera lei deve portare via tutte le sue cose dalla camera del dormitorio, e inoltre c'è una persona in cortile che le vorrebbe parlare, quindi la invito caldamente ad andarci. E ora fuori! Arrivederci> mi dice rapidamente, <Come scusi?> domando confuso per le troppe informazioni ricevute, <Ha capito benissimo, e ora forza! Fuori! Ho molte faccende da sbrigare!> ordina, io senza salutare e ancora stordito esco dall'ufficio per poi dirigermi in cortile. Come me ne devo andare dal dormitorio? Perchè? Cosa sta succedendo? Quando raggiungo il cortile, seduta su una panchina trovo l'ultima persona che avrei voluto vedere... mia madre! La rabbia inizia a impossessarsi di me: <Cosa diamine ci fai qui? Non sono stato abbastanza chiaro l'ultima volta?> domando freddo cercando di non fare cose di cui poi mi pentirei, <Non ti sei fatto più sentire, alle chiamate sapevo che non mi avresti risposto così sono venuta qui... ho già accordato con il preside che non starai più al dormitorio ma verrai a casa, abbiamo bisogno di stare insieme il più possibile per tornare di nuovo una famiglia e se tu rimani qui noi non ti vedremmo mai e saremmo troppo distanti...> mi spiega con sguardo deciso, <TU COSA HAI FATTO?> le mie orecchie hanno sentito bene? <Cerca di capire caro...> mi supplica la donna che ho davanti ai miei occhi, <NO! SEI TU CHE NON CAPISCI! TI AVEVO DETTO DI NON INTROMETTERTI NELLA MIA VITA! NEMMENO QUELLO SEI RIUSCITA A FARE! IO A CASA NON CI TORNO!> urlo, ad un certo punto un uomo che non avevo notato fino adesso poichè era rimasto lontano sotto ad un albero, si avvicina e mi dice: <Non azzardarti a parlare così a tua madre! Porta rispetto!> ora collego tutto! Ora noto anche qualche tratto di somiglianza tra me e quest'ultimo (sfortunatamente)! Ah, eccolo che riappare dopo dieci anni colui che dovrei chiamare "padre" <Tu? Tu? Tu mi stai seriamente rivolgendo la parola? Tu stai parlando di rispetto a me? Tu mi stai seriamente dicendo come mi devo comportare? Mi spiace, ma non ascolto le parole degli infami. Tu per me non sei nessuno e nè mai lo sarai! Non voglio più vedervi! Se prima c'era una minima possibilità che io potessi parlare con voi con calma, ora questa è totalmente svanita! Dato che non ho più un tetto sotto cui vivere, cercherò una casa nuova, ho un po' di risparmi messi da parte, mi cercherò un lavoro, e il vostro stupido denaro non lo voglio, per me voi non esistete più! ANDATEVENE VIA!> urlo chiudendo le mani a pugno, mia madre mi fissa in lacrime e si porta una mano davanti alla bocca, quello che dovrebbe essere mio padre invece con uno sguardo arrabbiato ma nello stesso tempo deluso, le poggia una mano sulla spalla portandola lontano e lanciandomi un'occhiataccia... ma che vada all'inferno! Io crollo con le ginocchia a terra, le lacrime agli occhi e una collera trattenuta che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Non so per quanto tempo rimango così, in quella posizione in mezzo al cortile , ma due braccia magre ad un tratto mi circondano le spalle da dietro, così, in quel dolce abbraccio mi lascio andare in un pianto liberatorio...

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