~XXXVI. LA MIA ANCORA parte 1~

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Canzone per il capitolo: Take Me Home - Jess Glynne

Sono sull'aereo da quasi un'ora diretta a Milano. La notizia di mio padre mi ha sconvolto: è vero io quell'uomo non l'ho mai conosciuto ma saperlo morto fa un certo effetto.

Con la musica che mi rimbomba nelle orecchie penso a come sarà il mio ritorno a casa, il mio ritorno al passato, il mio ritorno tra i ricordi dolorosi... la cosa positiva è che posso andare a trovare mia nonna al cimitero. Accanto a me Dylan si stiracchia leggermente tornando poi ai suoi dolci sogni. Vi chiederete perchè Dylan è qui con me... Semplice! Nessuno voleva che andassi da sola: data la brutta situazione sarebbero rimasti molto in pensiero. Inizialmente si era offerta Sabry come accompagnatrice, ma ha un esame importante settimana prossima, così come Alex. Allora Dylan ha insistito affinchè mi accompagnasse lui stesso. A me sinceramente dispiaceva fargli perdere i giorni di scuola per colpa mia, ma devo dire che avere qualcuno al proprio fianco in queste situazioni aiuta, soprattutto se si tratta di Dylan. Dopo la brutta discussione che abbiamo avuto, siamo riusciti ad instaurare un rapporto davvero molto speciale e riusciamo a capirci al volo... posso dire di essere molto fortunata. E con tutti questi pensieri che non fanno altro che vorticarmi nella testa, lentamente i miei occhi si chiudono e Morfeo mi accoglie tra le sue braccia.

<Sarah... Sarah> qualcuno mi chiama scuotendomi dalle spalle, così contro voglia apro gli occhi, <Ti ho portato qualcosa da mangiare> mi sussurra Dylan, io con un sorriso afferro il sandwich e la frutta, <Grazie> dico iniziando a mangiare, <Ma quanto ho dormito?> domando sentendomi un po' intontita, <Solo quattro ore tranquilla...> mi dice lui ridendo, <COOOOSAAA?> ma a me sembra siano passati solo dieci minuti! <Già dormigliona!> mi deride, <Ehi! Non è colpa mia se stamattina ci siamo alzati alle sei! Stanotte non ho dormito nulla! E poi parli proprio tu che ti sei addormentato non appena siamo decollati! Da quanto sei sveglio? Mezz'ora?> domando, <Io sono sveglio da circa due ore... mentre dormivi ti ho rubato una cuffietta e ho ascoltato un po' della tua musica, ti ho scattato qualche foto e poi sono andato a prendere da mangiare.> mi spiega brevemente, <Tu cosa hai fatto?> domando un po' arrabbiata, <Te l'ho appena detto! Il sonno ti rintontisce parecchio eh!> mi deride di nuovo, <Come ha potuto scattarmi delle foto mentre dormivo?> lo rimprovero, <Ma guarda che sono tenerissime! Solo in una hai la bocca aperta!> mi "tranquillizza" ridendo sotto i baffi, <Dylan Gray sappi che te la farò pagare! Mi vendicherò! Lo giuro!> lo minaccio addentando il mio panino, <Okay, ora sono seriamente spaventato!> mi deride nuovamente ma facendo passare un braccio intorno al mio collo. E così le successive quattro ore di volo le passiamo chiacchierando, scherzando e giocando a carte.

<SARAH! SARAH!> sento urlare tra la folla da una voce che riconoscerei tra mille, <Giusy!> corro incontro alla mia piccolina abbracciandola, per poi stringere in un abbraccio anche mia mamma... quanto mi erano mancate! <Tesoro mio! Sei sempre più bella!> esclama quest'ultima, <Grazie mamma... mi sei mancata tanto!> <Anche tu tesoro mio! Mi spiace che tu abbia dovuto volare fino a qui per una persona che nemmeno hai mai visto... ma non ti avrei detto nulla se non fosse stato altamente necessario!> <Tranquilla mamma! Ora ti prego... voglio solo levarmi queste scarpe... ne riparliamo a casa...> la supplico, lei annuisce con un sorriso dolce, <Dylan che piacere vederti! Grazie per averla accompagnata! Ero molto più tranquilla quando ho saputo che non avrebbe affrontato questo viaggio da sola!> gli sorride mia madre, <E' un piacere per me signora Celeste>, <Oh, ti prego chiamami pure Rosa...> gli dice mia madre con un perfetto inglese, <Mamma vedo che il tuo inglese migliora di giorno in giorno!> le dico sorridendo, <Visto? Questo e altro per la mia piccolina! Ora forza! Tutti in macchina!> ci ordina, Giusy prende per mano sia me che Dylan e ci conduce all'auto di mia madre. Durante il tragitto mia mamma fa domande su domande a Dylan che racconta del lungo viaggio di stamattina. Quando arriviamo a casa Dylan sistema il proprio bagaglio nella camera degli ospiti, mentre io mi dirigo nella mia. Quando spalanco la porta i ricordi mi invadono e una lacrima di tristezza mi riga la guancia, la cancello in fretta: tutto questo appartiene al mio passato, non è cambiato assolutamente nulla, le foto con mia nonna e con mia sorella, gli spartiti sulla scrivania nascosti dai libri, disegni sparsi un po' sul pavimento un po' sulla scrivania, sul comodino c'è ancora il mio ultimo disegno in bianco e nero con accanto l'indelebile, le pareti tinte ancora di bianco ricoperte da post-it con frasi di canzoni, di fotografie, i cd sulle mensole che avevo deciso di lasciare qui... ogni cosa come l'avevo lasciata. <Non ho voluto toccare nulla... credo spetti a te sistemare le tue cose> mi sussurra mia mamma alle mie spalle, <Hai fatto bene> rispondo con voce fredda, dirigendomi verso l'armadio per sistemare i pochi vestiti che mi sono portata, così mia madre mi lascia sola chiudendo la porta. Una volta riordinato tutto mi siedo alla scrivania, afferro la mia vecchia agenda e inizio a sfogliarla: in confronto alla mia agenda attuale questa è completamente vuota... qui trovo segnati solo compiti in classe oppure qualche appuntamento dal dentista e basta... tra queste pagine però scivola un foglio: si tratta del modulo che ha dato la grande svolta alla mia vita... il modulo di accettazione alla NYU! Ad un tratto qualcuno bussa alla porta, dopo il mio "avanti" entra Dylan, <Ehi!> sussurra cercando di non disturbare il mio silenzio, <Ehi> lo saluto continuando a tenere lo sguardo sui fogli sulla mia scrivania, <Carina la tua camera!> mi dice guardandosi in giro, <È tutto ancora come l'avevo lasciato...> parlo a voce bassa, <È come un tuffo nel passato> continuo, <Cosa ne dici di portarla nel presente?> mi propone, <Cosa intendi?> gli domando, <Ridipingiamo la camera... rendila la camera del tuo presente...> mi spiega avvicinandosi, non sarebbe una brutta idea... <Perché no?> <Ottimo! Ti do una mano io!>, <RAGAAAAAAZZIIIII!!! IL PRANZO È PRONTO!!!> ci interrompe mia madre urlando dalla cucina, <Ora però è meglio andare a mangiare...> afferma il ragazzo prendendomi per mano e trascinandomi giù. Mia madre ha cucinato gli spaghetti al pomodoro e la cotoletta con le patatine che io adoro. <Dylan questo è il mio pranzo preferito!> affermo mentre lui comincia a mangiare <È buono veramente!> esclama dopo il primo boccone, mentre noi chiacchieriamo Giusy ci guarda curiosa non capendo una parola. Il pranzo lo abbiamo trascorso con tutta la tranquillità possibile, ma dentro di me montava una curiosità irrefrenabile di sapere il motivo preciso della mia presenza qui. <Mamma posso fare vedere a Dylan la mia cameretta?> chiede Giusy a mia madre, <No tesoro devi andarti preparare che tra poco passa a prenderti la mamma di Greta te ne sei scordata? Forza!> allora la mia piccola sorellina corre ubbidiente a prepararsi. Nel frattempo io chiamo Sabry mentre Dylan chiama Alex per far sapere che siamo arrivati.

<Okay, ora che siamo soli possiamo parlare...> afferma mia madre entrando in cucina dopo aver accompagnato Giusy all'inizio del vialetto dalla mamma di Greta, <Dylan ti dispiace se scambio due chiacchiere con mia figlia da sola?> domanda gentilmente, ma io la fermo: <No mamma, Dy può rimanere... voglio che anche lui sappia... infondo si è offerto di accompagnarmi in un viaggio dall'altra parte del mondo solo per sostenermi e starmi accanto... mi sembra il minimo...> <Sarah guarda che non c'è nessun problema... posso andarmene così voi parlate con calma...> replica il ragazzo, <No! Voglio che tu rimanga!> lo rassicuro guardandolo negli occhi, lui annuisce e si sistema meglio sulla sedia, mia madre allora inizia a parlare: <Allora, so che tu di tuo padre non conosci nemmeno il viso ma sono stata costretta a metterti in mezzo in questa faccenda. Oggi pomeriggio abbiamo l'appuntamento con l'avvocato e il notaio perché a quanto pare tuo padre ha deciso di lasciarti in eredità delle cose, non so cosa siano e non so nemmeno perché te li abbia voluti lasciare, ma ci sono anche delle firme e dei documenti che ti aspettano... Non so di che si tratta di preciso però...> mi spiega mia madre, io rimango senza parole, <Mamma ma com'è morto?> domando cercando di fare ordine nella mia testa, <Si è ammalato amore mio, una malattia incurabile e molto rara, hanno provato diverse cure sperimentali su di lui ma non ce l'ha fatta...> mi spiega con gli occhi lucidi, <Ma tu lo sapevi? Sapevi che si era ammalato?> chiedo con le lacrime, lei titubante e preoccupata per la mia reazione annuisce debolmente, sento la rabbia montarmi dentro per mia madre perché mi ha nascosto delle cose che invece era mia diritto sapere, perché mi ha sempre mentito, per mio padre, perché se n'è andato tanti anni fa e ci ha abbandonate, perché ora se n'è andato definitivamente, perché non ha mai provato a contattarmi, sono arrabbiata e delusa, molto delusa! <Ti prego amore mio, perdonami se non te l'ho detto, ti volevo proteggere... Non volevo metterti in mezzo a questa situazione causandoti altro dolore, ti prego perdonami!> mi supplica la donna, <Mamma, voglio sapere ogni cosa> le ordinò fredda, lei deglutisce per il mio comportamento, non è abituata a questa "nuova me", fino all'anno scorso in questa situazione sarei scoppiata in lacrime, ma ora no, la freddezza e il distacco a causa della rabbia sono le uniche cose che provo, <Ci siamo rincontrati circa cinque anni fa> comincia a spiegare mia madre, nel frattempo Dylan da sotto al tavolo mi prende la mano e inizia a disegnare dei cerchi con un tocco leggero per farmi rilassare e devo dire che un po' funziona, <Lui ha voluto parlarmi a tutti costi, e mi ha supplicato per riallacciare i rapporti con te, ma io gliel'ho proibito, facevo di tutto pur di non farlo avvicinare a te, non volevo farti soffrire ancora... hai sofferto abbastanza nella tua vita... io però non ce l'ho fatta a rompere totalmente i rapporti con lui, infondo tenevo ancora a lui, infatti sono siamo rimasti in contatto fino a due giorni fa, fino a quando lui non ha chiuso definitivamente-> si blocca piangendo per la prima volta liberamente, <Perché non gli hai permesso di starmi vicino? Perché non mi hai mai permesso di vederlo, di parlargli? Spettava a me la decisione, non a te!> le dico con rabbia, <Lo so, hai ragione... scusami> dice tra i singhiozzi, <Oggi pomeriggio andrò allo studio, tu mi accompagnerai ma non entrerai con me, me la sbrigherò da sola, ci sarà con me Dylan> affermo arrabbiata e decisa, lei annuisce silenziosa, <Vado di sopra a prepararmi per l'appuntamento... alle 3 giusto?> lei con un cenno di assenso afferra un fazzoletto e si asciuga le lacrime, così io corro di sopra a prepararmi seguita da Dylan che non mi ha ancora lasciato la mano: in questo momento è la mia ancora di salvezza.

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Scusate se divido il capitolo in due parti ma non posso fare altrimenti...

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Un abbraccio

L🌹

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