Si erano rilassati e si erano illusi che la pace fosse ormai consolidata, che nulla e nessuno li avrebbe trovati, nell'esilio che si erano regalati dopo il loro matrimonio. Gli anni erano passati, erano nate due bambine, amate come non pareva immaginabile prima di concepirle, e ora, dopo undici anni, un semplice pezzo di pergamena veniva a distruggere l'oasi che avevano immaginato essere la loro vita.
- Perché?
- Non lo so.
- Dice "attenti".
- Non ha senso avvisarci così, però. Sanno ben usare un telefono! Ci siamo incontrati in questi anni, abbiamo mangiato insieme, sono venuti in casa nostra...
- Non sai chi l'ha scritto. Non credo sia uno dei nostri.
Non ci fu risposta. Nessun'altra risposta se non un indice sottile a indicare il disegno in inchiostro rosso.
- Sono troppe le cose che non sappiamo e troppe le domande a cui non possiamo dare risposta. Siamo troppo lontani.
- Dormiamoci su, domani prenderemo una decisione, dirò che sono malato, resterò a casa e ne parleremo.
- Dormiamoci su un corno, non riuscirò mai a dormire!
Una risatina soffocata accolse queste parole e dopo un attimo la donna si sentì avvolta da due forti braccia.
- Ti ho vista dormire come una bambina in mezzo a qualunque tempesta! Dormiamo, dai.
Si accoccolò contro di lei e dopo un tempo che parve lunghissimo la sentì rilassarsi e aderire con la schiena al suo petto. Ancora qualche minuto e la sentì completamente abbandonata, addormentata com'era sempre stata capace di fare, qualunque fosse la situazione. L'uomo rise, l'accarezzò e si preparò a una notte in bianco.
Sua moglie era una donna forte, decisa. Lei dormiva di notte, non per mancanza di immaginazione, ma perché nel suo animo c'era un fondo di sicurezza inscalfibile.
Appena sveglia, quel mattino, decise quali erano le priorità e cominciò a darsi da fare. La guerra era finita da troppi anni, e lei non era più forte e veloce come un tempo.
Occorreva tornare a essere forte. Occorreva tornare a essere veloce.
Così, mentre il sole si affacciava all'orizzonte, mentre il suo uomo si vestiva e andava a correre - probabilmente con il medesimo pensiero nella mente - lei iniziò lentamente a sciogliere i muscoli, allungandoli nella penombra della stanza, caricandoli e tendendoli fino al limite sopportabile, con una luce fredda a illuminare i pensieri.
Rifugi.
Quello il secondo, odioso pensiero. Non si sarebbe separata dalle sue bambine, se appena avesse potuto. Avrebbe combattuto per tenerle accanto, ma non poteva del tutto escludere la necessità di allontanarle, per proteggerle. Erano troppo piccole per difendersi da sole, per quanto avrebbe cercato di dar loro qualche rudimento. Otto e sei anni, tenere come germogli.
Legami.
Doveva riallacciarli, al più presto, con decisione. Erano necessari, vitali. Legami tra anime affini, come anelli di una catena che avrebbe protetto le vite di tutti. Ma... qual era la minaccia?
Una nuova giornata si era addormentata, la casa era silenziosa e buia, un buio amico e confortevole come le pantofole di feltro blu che conservava con cura da un paio d'anni. La guerra era nascosta nel fondo della mente, era stato difficile renderla un ricordo inoffensivo, ma ci erano riusciti entrambi, aiutandosi a ogni caduta. Non per questo la guerra era dimenticata.
Quella camera sbarrata in cui avevano chiuso i ricordi era pur sempre accessibile, ed entrambi avevano giudicato giusto che così fosse, perché i ricordi sono armi affilate.
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Il ritorno della Fenice
FanfictionIl passato ritorna a sconvolgere un presente che appare idilliaco. La Fenice rinasce dalle sue ceneri, marchiando le vite di tutti. I personaggi della storia sono frutto esclusivo della fantasia della scrittrice J.K. Rowling, cui spettano i relativi...