La notte era sempre spaventosa. Ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva le urla degli studenti, le risate dei mangiamorte - dei suoi parenti! Degli amici di famiglia, sulle cui ginocchia aveva giocato da piccolo! - mentre portavano la distruzione nel castello.
Sentiva nelle narici l'odore marcio di Fenrir Greyback che mordeva il corpo svenuto di Lavanda Brown; il sapore acido della bile che gli premeva alla gola, al pensiero di avere le mani macchiate anche lui, di aver permesso, con il suo silenzio spaventato, la presenza di quell'abominio nel castello.
Talvolta, invece, risentiva le risate degli studenti delle altre casate che picchiavano lui e Blaise e l'amara consapevolezza che avevano meritato quel trattamento, in qualche modo. Per quanto gli sembrasse impossibile, credeva di sentire il suono del sangue che usciva dalle sue ferite quel giorno, il martellare del cuore nelle orecchie.
Non esisteva riposo, se non nelle pozioni, e ormai dormiva in infermeria da così tanti giorni da averne perso il conto.
La preside Mac Gonagall non se l'era sentita di farlo dormire con gli altri studenti, finché c'erano, preoccupata della sua incolumità; ancora si chiedeva il perché. Quando poi ogni studente era stato rimandato a casa, lui era rimasto lì.
A tutti gli effetti, era un reietto. Odiava la sua famiglia, ma anche se li avesse amati, non aveva modo di tornare da loro. I membri del suo nucleo familiare erano ad Azkaban, che vi marcissero per sempre! Il resto della sua famiglia si era dato alla macchia.
Talvolta, quando la sua mente era più lucida, si chiedeva che cosa avrebbe fatto della sua vita. Dopo il pestaggio selvaggio che aveva subito, aveva più chiara la situazione: lui odiava sé stesso, la sua ascendenza e la sua casa a Hogwarts e il mondo gli dava ragione. Doveva odiarsi. Doveva odiare tutto quello che lo circondava, perché era sporco, ripugnante, intriso di colpe.
Le percosse subite gli avevano anche tolto la scelta della redenzione che era stata servita su un vassoio d'argento ai suoi compagni. Non sarebbe stato in condizioni di recuperare le sue forze ancora per un po', quindi non poteva essere inserito nel gruppo speciale di Auror di cui gli aveva parlato Draco.
Fare una scelta simile da solo, in seguito? Rideva di sé solo a pensarci. Con l'appoggio di qualche amico ce l'avrebbe fatta. Da solo... non aveva il coraggio di affrontare il giudizio altrui.
Madama Pomfrey gli diceva che doveva dormire. Gli diceva che doveva mangiare, per recuperare le forze. Avrebbe voluto spegnersi come un fuoco sotto la pioggia scrosciante, ma non glielo lasciavano fare.
***
- Signor Nott, buonasera!
La professoressa Minerva Mac Gonagall era scivolata silenziosamente in infermeria, quella notte. Madama Pomfrey le aveva parlato del giovane serpeverde con molta preoccupazione; lei non lo vedeva da molto, presa dai corsi di preparazione ai MAGO e rimase sconvolta. Le occhiaie che contornavano il suo sguardo disperato erano così nere da parere lividi. Era ancora più magro di quanto non ricordasse: era sicura che, se fosse stato vestito con abiti più aderenti, avrebbe potuto contare le sue ossa. Ma ciò che la preoccupò di più era la mancanza di speranza che leggeva nei suoi occhi; fu quello che vide nel suo sguardo che la spinse a portare avanti la sua idea.
- Professoressa! Buonasera! - rispose lui, con voce arrochita dal disuso.
- Ragazzo mio, ho un compito per lei. So che non si è rimesso abbastanza per tentare di sostenere i MAGO e iniziare il corso Auror. Ciò nonostante, ritengo sia abbastanza in forze per fare un viaggio con la compagnia - e la tutela - di un suo professore, per aiutarlo a portare avanti una missione, non urgente come in passato ma importante per costruire un differente futuro. Se lei se la sente, le chiedo di accompagnare il professor Hagrid in visita dai giganti. Non le chiedo assolutamente di affrontare il contatto con loro: le sue forze, fisiche e magiche non sarebbero sufficienti. Le chiedo invece di sostenere il professore quando avrà bisogno del suo aiuto, forse anche delle sue cure mediche - se la situazione che trovò in precedenza dovesse ripetersi. Sarà un viaggio molto lento, perché in molti tratti non potrete usare la magia. Questo dovrebbe assecondare il suo processo di guarigione fisica, sostiene Madama Pomfrey. Ci pensi, figliolo, anche per tutta questa settimana. Se per venerdì avrà preso una decisione positiva, vi saluterò entrambi, augurandovi buon viaggio. Prenda questa pozione, adesso, Madama Pomfrey l'ha consegnata a me. Cerchi di riposare e di mangiare un po' di più. Voglio vedere un altro viso alla fine della settimana! - così dicendo, strinse leggermente le spalle del ragazzo con le sue mani affettuose, sorprendendolo e mandando in confusione i suoi pensieri neri. - Ricordi che qui a Hogwarts un aiuto verrà sempre dato a chi lo chiederà e che non è vigliaccheria, ma coraggio, scegliere di farsi aiutare!
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Il ritorno della Fenice
FanfictionIl passato ritorna a sconvolgere un presente che appare idilliaco. La Fenice rinasce dalle sue ceneri, marchiando le vite di tutti. I personaggi della storia sono frutto esclusivo della fantasia della scrittrice J.K. Rowling, cui spettano i relativi...