32. Ieri - Il segreto di Draco Malfoy

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- Sicura di non voler venire a Hogsmeade, Herm?

- Sicura, Harry, non mi va davvero di vedere George e Ginny. Lo sai che voglio loro un mare di bene e sono consapevole che non c'entrano niente con la decisione di Ron ma... non ce la faccio, ok? Cerca di capirmi!

- Resterai sola con Malfoy.

- Non mi mangerà mica. E poi, non eri tu quello meravigliato del suo cambiamento? Quello entusiasta del suo comportamento? Che vuoi che mi succeda?

- Oh, io non mi preoccupo per te, ma per lui! – rise Harry Potter, guardando la sua amica con malizia e prendendosi di conseguenza uno scapaccione dietro la testa – Temo che riuscirai dove non è riuscito l'ardemonio!

- Sparisci dalla mia vista, Harry James Potter! E dai un bacio a Ginny e George da parte mia! – rise Hermione suo malgrado.

Anche solo per una settimana, ma gli sarebbe mancato.

***

A metà mattinata della domenica, il castello si era praticamente svuotato. Erano rimasti solo la professoressa O'Flaherty, vittima di un terribile raffreddore, gli elfi domestici, Hermione Granger e Draco Malfoy. I due ragazzi si evitarono accuratamente per tutta la giornata, incontrandosi solo per i pasti, quando l'unico loro scambio era un educato cenno di saluto.

La mattina del lunedì, Hermione si alzò, come ormai le era consuetudine, all'alba per andare a esercitarsi nel giardino. Dopo qualche minuto, intravide il serpeverde e si preparò subito allo scontro verbale, ma a una seconda occhiata non lo scorse più. Lo stesso accadde la mattina successiva.

Hermione era curiosa di carattere e sempre sospettosa, se si parlava di Draco Lucius Malfoy, così decise che avrebbe scoperto dove spariva quel ragazzo odioso ogni mattina dopo averla incontrata.

Si preparò con attenzione, in biblioteca, poi il mattino dopo, con la massima concentrazione, trasfigurò un arbusto in una ragazza con sembianze simili alle sue e si nascose. La trasfigurazione non era perfetta e non sarebbe durata a lungo, ma questo non aveva importanza: Malfoy l'avrebbe guardata appena. E infatti, di lì a poco, scorse la figura del giovane passare accanto alla sua trasfigurazione, lanciandole un'occhiata fugace. Lo seguì.

Dovette fare solo poche svolte nel giardino. Malfoy era si era seduto su una panchina, aveva una borsa a tracolla e la stava aprendo. Hermione si abbassò ancora di più dietro la siepe che la nascondeva alla sua vista. Sentì dei fruscii: carta, ne era sicura! Si affacciò: aveva tra le mani un blocco da disegno, la borsa aperta, da cui spuntava una cartellina, e stava tracciando linee con mano ferma e veloce. Ogni tanto lanciava uno sguardo verso la trasfigurazione. Poi d'improvviso lo udì lanciare un grido soffocato e balzare in piedi: la trasfigurazione aveva cessato la sua durata e il ragazzo l'aveva vista svanire. Si accorse che era impallidito e lo vide correre verso il luogo dove lei faceva esercizio, chiamando il suo nome.

- Hermione!

Sentì un groppo in gola, ma non si fermò, corse verso la panca e afferrò il blocco, sfogliandolo velocemente.

Erano schizzi a matita e a carboncino, rapidi e poco curati, ma molto efficaci. Ritraevano con molta somiglianza diversi soggetti: lei e gli altri ragazzi della squadra. Rimase impalata a guardare, imbarazzata dall'innocenza del segreto che aveva appena scoperto, incurante anche dei passi del ragazzo che tornava indietro, verso di lei.

- Hai trovato quello che volevi scoprire, Mezzosangue? Allora, quale crimine ho commesso? – la apostrofò, amaramente.

Hermione lo guardò. Sentiva le lacrime tremarle negli occhi.

- Granger? – Avvertì l'incertezza nella sua voce.

- Sono la Mezzosangue, per te, Malfoy. – rispose sprezzante, raddrizzando prontamente il capo.

- Non abbassi mai la guardia? Mai? – gridò lui rabbioso.

- Mai, Malfoy, mai! – ringhiò lei, altrettanto arrabbiata. – Accidenti a te!

Il ragazzo si spinse nervosamente i capelli lontano dagli occhi:

- Non smetterai mai di odiarmi? Di considerarmi un verme? - urlò e diede un calcio alla cartellina con i disegni, che si sparpagliarono al suolo.

La vide spalancare gli occhi, chinarsi lentamente e allungare la mano a prendere un disegno. Ritraeva una fenice, una maestosa fenice rossa come le fiamme dell'ardemonio che ogni tanto lui sognava ancora, e dal suo cuore sembrava uscire una figura, una silouette femminile dai lunghi capelli, svolazzanti proprio come un incendio.

- Draco... è bellissimo – sussurrò lei quasi senza fiato, alzando con stupore gli occhi scuri in quelli chiarissimi di lui.

- Sei tu, sei la Fenice – le rispose, distogliendo lo sguardo, con voce roca.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora