97. Oggi - Il burattinaio

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- Daphne, Harry e io abbiamo parlato e abbiamo deciso che potrebbe essere una buona idea se tu e Ginny veniste alla Tana con me, dai miei genitori. Potrebbe essere d'aiuto, per loro, avervi lì entrambe, in un momento così difficile. Saresti d'accordo? 

Daphne Greengrass restò interdetta: non credeva di essere ben accetta e l'idea in sé le pareva strana; ciò nonostante sorrise.

- Sarebbe bello, George, ma io ho un po' di paura a muovermi di qui. Hogwarts è più sicuro, credo. 

Prima che i due uomini potessero risponderle, fecero il suo ingresso Andromeda Tonks, accompagnata da Hermione e Draco.

- Miss Greengrass! Voleva vedermi, mi hanno detto. - L'apostrofò con freddezza la donna.

- Sì, signora Black, ho chiesto io di incontrarla. George, Potter, per favore, concedetemi questo colloquio. 

Hermione scambiò una rapida occhiata con il marito. Non li aveva menzionati: voleva dunque che restassero? Daphne attese che Harry Potter conducesse fuori George, per iniziare a parlare. Porse le sue scuse alla donna altera che aveva di fronte e iniziò a raccontare, anche a lei, di Ronald Weasley. Il flusso delle parole sembrò scuotere la fermezza di Andromeda Tonks: capiva di avere davanti solo una donna innamorata e ingannata dal suo uomo.

- Figliola, fermati. Ho capito. Non so se il tuo uomo ti ha ingannato o se è semplicemente uscito di senno. Non so che sperare per te e per il bimbo che hai in grembo! In entrambi i casi, l'esito per voi è doloroso. 

Daphne chinò il capo, con consapevolezza.

- Ho cresciuto mio nipote da sola, ragazza. Ce l'ho fatta, e io ero già molto più vecchia di te. Ce la farai, soprattutto se ingoi l'orgoglio e accetti l'aiuto delle persone che ti vogliono bene. George Weasley è un brav'uomo e ha una gran famiglia alle spalle. Sono spalle larghe, sai? Può sopportare un po' di peso in più. 

Andromeda si sporse leggermente, per stringerle la mano.

- Noi resteremo a Hogwarts fino a che tutto questo non sarà finito. Non voglio correre rischi, non ho intenzione di perdermi il momento in cui Teddy metterà la testa a posto e mi presenterà una brava ragazza. Se resti qui, ci faremo compagnia. Ho sentito quello che dicevi a George, sono d'accordo con te. Capisco che Molly avrà bisogno di sostegno, così come sicuramente tu hai bisogno di una famiglia; ma devi badare prima di tutto alla sicurezza. 

Hermione annuì, senza volerlo, attirando lo sguardo della donna bionda.

- So che l'avete compreso, non solo perché siete due Auror, ma perché non siete stupidi. Lo capisco, ma mi sentirei colpevole anch'io se non ve lo ripetessi. Ron vi odia: te, Draco e Harry. Tutti gli altri membri del gruppo gli fanno rabbia, ma se fa il vostro nome, lo fa con autentico furore. Sarete il suo bersaglio, in quest'azione, non si darà pace finché non vi avrà uccisi. Portate a casa la pelle, per favore. Prendetelo e tornate a casa. Per favore, non uccidetemelo. Promettimelo, Hermione! 

- Piantala! - fece Hermione all'indirizzo del marito, dandogli un leggero colpetto sul braccio. - Sì, Daphne, te lo prometto. Cercheremo di portare a casa la pelle senza fargli del male. 

Strinse leggermente la mano sulla spalla della donna, quindi uscirono dalla stanza.

- Non potevi fare a meno di leggerle la mente? 

Draco rise piano, stringendola in vita.

- Di che ti lamenti? Non stavamo facendo un interrogatorio, non è contro la legge, no? 

- Ti piace cavillare, vedo! - rise lei a sua volta.

- Però sei curiosa. Se lo giudichi immorale, posso anche non dirti nulla. 

Draco le mise le mani alla base della schiena, facendola dondolare appena, come in un lento.

- Non dirmi nulla, amore. Da quanto non ti dico che sei bello? - gli sussurrò la moglie, avvicinandosi con le labbra all'orecchio, alzandosi sulle punte per avvicinare il più possibile il volto al suo.

- Sempre da troppo tempo, comunque - rispose lui, carezzando piano la schiena.

- Allora te lo dico: sei molto bello, marito mio! - gli bisbigliò, baciandogli piano il collo.

Poi si staccò, ridendo.

- Ok, ho letto, possiamo andare! 

- Sei una serpe mancata, Mia! - sospirò lui, rincorrendola come in un gioco.

In entrambi c'era il volto di Daphne, che aveva chiesto la salvezza del suo uomo. Una donna che sapeva che avrebbero tentato di tutto per mantenere la parola data. Ma nella sua mente avevano letto una certezza: con tutta la sua follia, Ron non avrebbe progettato la sua vendetta da solo. Sarebbe rimasto tra i monti della Romania, a tentare disperatamente di soffocare il suo dolore tra le rocce e i ruggiti dei draghi. Qualcuno, come un abile burattinaio, aveva tirato i fili della sua mente fino a spezzarne l'equilibrio.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora