76. Ieri - Promesse da mantenere

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Nessuno dei due pensò più alla promessa fatta; il tempo era passato, erano Auror e il loro lavoro negli anni era stato eccellente. I mangiamorte in libertà erano isolati, per lo più deboli: una specie in estinzione. Erano passati sette anni da quando avevano iniziato la caccia a Dolohov, l'ultimo latitante pericoloso ancora in circolazione.

***

- NOOO! Mia! 

La voce di Draco riecheggiava nella strada, un urlo straziante e disperato. Hermione era riversa a terra, gli occhi spalancati verso il cielo.

Blaise Zabini, aiutato da Terry Boots, con il volto pieno di lacrime, lo tratteneva con tutte le sue forze; doveva restare al riparo, aveva la bacchetta spezzata. Finalmente fu silenzio, gocce di pioggia che cadevano martellanti, i singhiozzi rauchi di Susan che si gettava in ginocchio esausta: avevano catturato Dolohov.

Blaise lasciò andare Draco; aveva le braccia che gli dolevano per lo sforzo. Vide l'amico lasciarsi cadere a terra, senza mai smettere di urlare il nome della donna che amava, poi stringerla al petto e smaterializzarsi.

I membri rimasti del reparto fenice si avvicinarono lentamente nel punto dove era caduta Hermione, sconvolti.

***

Draco era in sala d'aspetto, la faccia pallida in cui spiccavano come tizzoni ardenti gli occhi, arrossati dal pianto e dalla paura.

Hermione era viva, l'aveva portata in tempo. Sentì una porta aprirsi e vide i volti ansiosi di George e Ginny Weasley. Scattò in piedi, slanciandosi ad abbracciare George.

- Le hai salvato la vita - gli disse, con una voce irriconoscibile - Senza il tuo mantello sarebbe morta. 

Ginny scoppiò in lacrime, mentre George lo pilotava con inaspettata dolcezza a sedersi nuovamente.

- Cosa hanno detto? 

- Niente, George, non mi dicono niente. Solo questo commento, mentre la portavano dal pronto soccorso alla sala operatoria. 

Dopo pochi minuti, lo schiocco sonoro della materializzazione gli fece alzare gli occhi: il resto della squadra era arrivato, la sua famiglia gli si era stretta attorno, per dargli forza.

***

- Ci sono familiari della signorina Granger? 

Draco alzò gli occhi, spaventato. Harry si fece avanti.

- Qui c'è il suo fidanzato, dottore, come lei sa bene. In ogni caso, il signor Malfoy, come tutti noi, è anche collega dell'Auror Granger e io sono il suo caposquadra. Deve riferire indipendentemente dalla parentela, per obbligo di legge. Di questo dovrebbe essere informato.

Il tono di Harry era inaspettatamente duro: era offeso che una presunta questione burocratica potesse frapporsi tra i suoi due amici. Il medimago si irrigidì visibilmente.

- L'Auror Granger non è più in pericolo di vita. Le sue condizioni generali non sono buone, la guarigione richiederà almeno un paio di settimane e ci vorranno un paio di mesi prima che si ristabilisca completamente. La questione è delicata e personale, per questo ho domandato se ci siano familiari. La signorina ha perso il bambino. 

Harry vide Draco Malfoy vacillare con un lamento, le mani sul viso e Michael sorreggerlo in un abbraccio scomposto.

- Medimago, le assicuro che non dimenticherò di segnalare il suo comportamento. - gli sibilò duramente Harry, voltandogli le spalle e camminando verso il corridoio. - Mi auguro che il direttore la butti fuori a calci nel culo. 

***

Quando Hermione si risvegliò capì subito di trovarsi in ospedale. Era indolenzita e stordita. Si guardò intorno e si accorse di non essere sola. Accanto alla sua mano era appoggiata una testa bionda. Passò piano la mano fra i capelli, inconfondibili, del suo uomo, che alzò di scatto il capo.

Guardandolo in volto, Hermione si spaventò: era cereo, gli occhi iniettati di sangue, i lineamenti tirati. Poi le sorrise, spalancandole il cuore.

- Mia, amore! Sei sveglia! 

- L'abbiamo preso? 

- Sì, la caccia è finita. Neville l'ha catturato, proprio come avevi previsto tu. 

- Perché sono qui? 

- C'era qualcuno con lui, amore, di cui non avevamo notizia. Mirava a colpire me e te. La mia bacchetta si è spezzata e Blaise mi ha tirato al riparo. Chiunque fosse, ti ha colpito e si è smaterializzato. 

- Cos'ho? 

- Ti hanno curato le ferite, ma hai perso molto sangue e sei debole. Il medimago con cui abbiamo parlato ci ha prospettato due settimane per recuperare. Ha anche detto...- Draco scoppiò in singhiozzi, non riusciva a parlare.

- Cosa, amore? 

Il ragazzo le sfiorò dolcemente la pancia, stringendole la mano.

- L'abbiamo perso. 

Hermione sentì il cuore dolere. Credeva che fosse un luogo comune, ma ora lo sentiva far male così tanto che credeva di spezzarsi. Draco si sedette vicino a lei, per poterla abbracciare e le sussurrò, accarezzandola piano.

- Quando abbiamo iniziato, ci facemmo una promessa. Ora più che mai, sposami, Mia! Non voglio passare più un solo attimo della mia vita senza di te al mio fianco. Voglio avere dei bimbi con te, voglio essere felice con te. Mantieni la promessa, amore? 

- Sì, Draco, lasciamo il lavoro sul campo. Se davvero qualcuno ci ha preso di mira, non voglio più correre il rischio di perdere la nostra felicità. - rispose Hermione, stringendosi la mano in grembo. - Tienimi stretta, non lasciarmi andare mai, ti prego! 

Rimasero così abbracciati per ore, finché non arrivarono i Medimaghi a farlo uscire e fu costretto a staccare di nuovo gli occhi dai suoi occhi.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora