103. Oggi - Stella

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Blaise, Terry e Michael entrarono nella caverna con le bacchette alzate, pronti al richiamo di Harry. Circondarono Ron, che era rimasto in piedi nell'angolo, legato alla figura di Daphne.

- Adesso io scioglierò l'incantesimo, farai cadere la bacchetta e lascerai la presa sulla donna, che farà due passi in avanti. Tu resterai immobile. - disse Harry all'indirizzo di Ron.

- Cosa ti fa credere che ti ubbidirò? Pensi forse che io sia uno dei tuoi soldatini? - rispose, ridendo.

- Se collaborerai, eviterò di sottoporti ad altri incantesimi. 

- Prova a tirare i fili a un'altra marionetta.

Il disprezzo negli occhi di Ron, mentre guardava il suo vecchio amico era evidente.

- Lascia perdere, Harry, hai fatto quello che potevi. 

La voce cristallina di Claire Malfoy risuonò nella caverna. Ron la guardò allibito.

- Tu mi hai imprigionato, piccola. Papà il mangiamorte ti insegna incantesimi? O la mamma? 

La bambina inclinò la testa su un lato, guardandolo con curiosità. La sua voce sembrava pacata, quando rispose, ma Harry pensò di non aver mai visto uno sguardo più violentemente rabbioso.

- Tu hai creduto veramente che avremmo lasciato incustodite due bambine? Che le avremmo lasciate in balia di una persona pericolosa e instabile come te? Tu credi davvero che IO ti avrei permesso di toccare una delle mie figlie? 

Ron sgranò gli occhi, comprendendo.

- Hermione! - scandì sotto voce. - La polisucco.

Vide Sara Malfoy impugnare la bacchetta con disinvoltura, si accorse che lo stava pietrificando, con un incanto non verbale, prima di disarmarlo e di sciogliere le corde magiche con un controincantesimo. Blaise aiutò Daphne a staccarsi da lui, stringendosela al petto, con un gesto protettivo. Poi Ron sentì le corde magiche avvolgersi di nuovo attorno al suo corpo e, dopo un attimo, l'incantesimo di pastoia svanire.

- Sì, Weasley, abbiamo usato la polisucco. Tutti e tre. - gli disse Sara Malfoy, facendo un cenno con il capo verso Daphne. - Puoi star tranquillo, la vera Daphne è al sicuro e tuo figlio sta bene. Noi non tocchiamo i bambini. - aggiunse, con tono sprezzante.

Ronald Weasley spalancò gli occhi, senza fiato.

***

Si smaterializzarono tutti al comando. Draco, Hermione e Susan andarono nei rispettivi uffici, per attendere che svanisse l'effetto della pozione polisucco. Harry e Blaise scortarono Ron in cella, mentre Terry e Michael erano rimasti nella caverna a occuparsi di Hagrid, in attesa dell'intervento di un medimago per i primi soccorsi.

Da quando Draco gli aveva rivolto la parola nella grotta, Ronald Weasley non aveva aperto più bocca. Li seguiva, privo della bacchetta, con le braccia bloccate magicamente dietro la schiena e lo sguardo vuoto.

Quando la porta della cella si chiuse davanti a lui, alzò lo sguardo, per incontrare gli occhi verdi di Harry Potter. Le pupille dilatate si fissarono in quelle del vecchio amico, poi le sue labbra si distesero, scoprendo i denti in un ringhio.

- Ti fermerà. Non sarai il nuovo Signore Oscuro e mio figlio potrà ballare sulla terra che coprirà le tue ossa. 

Harry lo guardò. La tristezza traboccava dai suoi occhi come acqua in un bicchiere troppo pieno.

- Tuo figlio e mia figlia balleranno sulle nostre tombe e ne sarò lieto. Spero anche che si tengano per mano, in memoria dei vecchi tempi in cui sapevi distinguere l'amico dal nemico. Addio, Ron. 

Si voltò e avanzò a passo lento nei corridoi silenziosi. Due celle più in là, una figura silenziosa e incappucciata lo guardò tra le sbarre. Lo sguardo di Harry scivolò vacuo sulla sua immagine come se fosse stata quella di un evanescente fantasma. Le mani possenti si strinsero al ferro incantato che li separava, così forte da far sbiancare le nocche. La sconfitta era stata umiliante e completa.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora