66. Ieri - Caffè in cucina - Hermione

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- Mi insegni a fare il caffè? -

Draco. Si sentiva ipnotizzata. Sapeva di piacergli, ma quell'accidenti di ragazzo la stava facendo impazzire. La baciava e si allontanava. La invitava alla festa e poi la lasciava impalata su un divano. Le portava da bere e poi svaniva a parlare con qualcuno.

Gli spiegò con calma come preparare il caffè, poi si misero ad aspettare che fosse pronto. Sentì il liquido scuro cominciare a salire nella macchinetta, gorgogliando, e si chinò per aspirarne il profumo. Si era appena raddrizzata quando ecco le sue mani. Oddio le sue mani! Una era scivolata lungo il braccio, provocandole dei brividi. L'altra era ferma sulla sua nuca. Per un attimo si sentì soffocare. Era nel panico. Aveva paura di non saper gestire le sensazioni forti che stava provando, si sentiva bruciare. Chiuse gli occhi, temendo e sperando le labbra del serpeverde, ma lo sentì allontanarsi. Che accidenti stava facendo, voleva farla morire?

Versò il caffè in due tazze e gliene porse una, perdendosi nuovamente nel suo sguardo. Si erano bloccati. Perse il controllo e la pazienza.

- Oh, accidenti a te, Malfoy! - sbottò. - Basta così! - e sbatté la tazzina sul piano della cucina, voltandosi per andarsene, ma si fermò di nuovo, sentendolo ribattere, petulante:

- Che hai da arrabbiarti? A te accidenti, non a me! -

- Sei impossibile, ecco che ho da arrabbiarmi! - si voltò, esasperata, stringendo forte le dita sul bordo del tavolo.

Nel silenzio, sentiva solo il suo respiro pesante e il rumore martellante del cuore. Capì che si stava di nuovo avvicinando alle sue spalle. La punta delle sue dita, lunghe e forti, sfiorò il capo della fenice, provocandole un brivido e un intenso calore nel ventre. Le dita del ragazzo scesero lentamente tra le scapole, fino a sfiorare il petto coperto di piume della fenice. Poi lo sentì trasalire e gemere il suo nome.

- Hermione! - e sentì le sue labbra, bollenti, sulla pelle nuda.

Un gemito sfuggì anche dalle sue labbra e si voltò, fronteggiandolo.

- Hermione - stavolta era un sussurro roco, gli occhi un incendio.

Hermione allungò le mani per sbottonargli la camicia, lentamente, senza mai lasciare il suo sguardo. Ne aprì i lembi, svelando il petto del ragazzo, coperto dal tatuaggio della fenice. E furono le sue labbra stavolta a sconvolgere lui, posandosi sul suo cuore.

Impaziente, la sollevò tra le braccia, facendola sedere sul tavolo della cucina e la baciò, frenetico, sfiorando la pelle, i capelli, il vestito, con brama, come se avesse avuto timore di vederla svanire tra le dita.

- Come può essere? Come può essere vero? - lo sentì mormorare, tra un bacio e l'altro.

- Cosa, Draco? - lo fermò, posandogli una mano sul torace.

- Come può essere vero che proprio io sia importante per te - scandì lui, guardandola per un attimo e poi chinando lo sguardo.

- Draco, guardami - anche la sua voce era roca, spezzata.

Si persero di nuovo, gli sguardi incatenati. Di nuovo lei sfiorò il suo tatuaggio con dita leggere, facendo balenare le loro iniziali tra le piume.

- Il tuo cuore -

- È tuo. - le rispose il ragazzo, senza esitazioni.

Lei si fece così vicina da respirare il suo respiro.

- E il mio cuore è tuo. Io sono tua. -

- Mia - ripeté incredulo, stringendola forte. - Mia! - baciandola ancora e ancora, sperando che il sole non sorgesse mai, che avrebbe potuto baciarla e baciarla fino a sentirsi mancare il fiato.

- Tua. Sempre. -


Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora