106. Oggi - Harry prega

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Il giudice mandato dal Wizengamot era giunto di buon ora. Aveva guardato i fascicoli, chiesto di leggere le deposizioni, poi si era seduto con aria meditabonda alla scrivania messa a disposizione da Harry.

- Desidero parlare con l'accusato, la prego di mandarlo a chiamare. - Harry aveva fatto un discreto cenno con il capo verso Neville. - Ma prima di parlare con lui, vorrei che lei mi dicesse quali sono le motivazioni che l'hanno spinta a chiedermi un colloquio per intercedere a favore del signor Ronald Weasley. La ascolto, signor Potter. 

- Signor Giudice, ho chiesto questo colloquio perché ritengo che Ronald Weasley non meriti di essere imprigionato ad Azkaban. Se guardiamo ai soli fatti, è colpevole: prove e testimonianze ne dànno atto in maniera incontrovertibile. Eppure sono qui a pregarla di prendere una decisione diversa: Ronald è una persona ferita oltre misura dalla guerra, non solo dalle esperienze terribili vissute, ma anche dalle perdite subite. Io ritengo sia stato spinto, consapevolmente e deliberatamente, oltre il limite della sanità mentale. Una persona, attualmente detenuta presso il nostro comando, è sospettata di averlo ingannato, fornendogli informazioni false in modo da portarlo a credere il peggio possibile dei membri del nostro reparto. Questa persona, fornendogli prove manipolate ad arte, lo ha persuaso che il nostro reparto fosse il cuore di una nuova società di mangiamorte, mirata a ottenere il potere. Signor Giudice, Ronald Weasley è di fatto uno dei salvatori del mondo magico. Contrariamente a quanto è accaduto a me, l'esperienza drammatica di salvare la nostra società gli è costata la serenità, per sempre. Immagini come possa essersi sentito, apprendendo che il suo mondo era nuovamente in pericolo e per colpa di persone di cui era stato amico fraterno. La persona di cui sospetto ha fatto leva sul suo passato doloroso, ha giocato in maniera vigliacca sull'amore che Ronald Weasley aveva provato in gioventù per l'Auror Granger e sul pregiudizio che questi nutriva, suo malgrado, nei confronti dell'Auror Malfoy. In gioventù Draco Malfoy è stato arrogante e prepotente, spesso perfino crudele. Ronald lo sapeva bene. Inoltre, con consapevole sadismo, quest'uomo ha portato alla sua attenzione la storia di una giovane donna, accusando gli Auror del suo omicidio. Lei conosce bene la storia di Heidi Macavoy e di sua zia Leanne. È stato semplice far passare Madame Leanne come capro espiatorio, vittima degli intrighi dei mangiamorte. È tra l'altro mia convinzione che la stessa Madame Leanne Macavoy sia stata ingannata, in passato, per quanto in lei non vi fossero squilibri mentali. Pare di comprendere che la capacità di manipolare e influenzare le menti altrui sia spiccata, in questo individuo. È un soggetto pericoloso, probabilmente il più pericoloso e inaspettato mangiamorte che io abbia mai conosciuto nella mia carriera; la sua pericolosità sta nel modo subdolo in cui agisce, non nelle sue capacità magiche, presumibilmente non eccelse. La mente di Ronald Weasley, piegata dal dolore, è stata come cera nelle sue mani. Se Ronald Weasley fosse preso in cura da medimaghi capaci, potrebbe non costituire alcun pericolo per la nostra società magica: tenga presente che lui riteneva di difendere la società da un pericolo, non di sovvertirne l'ordine. Se lei ritiene di aver bisogno di altre testimonianze, posso farla parlare con Miss Daphne Greengrass, compagna di vita nei suoi ultimi anni; suo fratello Charlie, stimato cacciatore di draghi, persona notoriamente integerrima e con ognuno dei membri di questo reparto. Non esiste dolore arrecatoci che possa portarci a desiderare di vedere Ronald Weasley ad Azkaban. Non le chiedo questo in nome dell'amicizia che mi ha legato per anni al signor Weasley; glielo chiedo perché ritengo sia giusto. 

Harry aveva parlato d'un fiato, in maniera concitata ed enfatica. Era deciso a mantenere la promessa fatta a Daphne: voleva salvarlo. Voleva avere la possibilità di ritrovare in un futuro il suo vecchio amico, il ragazzo dall'animo buono che lo aveva accolto in casa sua come un fratello.

***

- Pixie! Che ci fai quaggiù? - aveva esclamato Neville, incontrando Luna nei corridoi della zona detentiva.

- Sono venuta a trovare Ron, ho promesso a Daphne che avrei controllato come sta. 

- Devo portarlo dal giudice del Wizengamot, vuoi venire con me? 

- Ok.

I due si erano incamminati nel corridoio, illuminato da una forte luce azzurra. Poi Neville aveva aperto la porta della cella di Ron, facendosi da parte per dare spazio a Luna.

- Ciao Ronald! - aveva esclamato lei - Sono qui per conto di Daphne, devo vedere come stai. 

Ron era scattato in piedi, pallido, ma non aveva risposto.

- Lei sta bene. Il vostro bimbo cresce bene, per quello che mi sembra di capire. La pancia è solo leggermente arrotondata e lei è sempre un po' troppo preoccupata, ma è la normalità, non è mica una passeggiata portare un altro essere vivente dentro sai? E come vedi io ne so qualcosa! Vedrai, quando sarà tonda quanto me, come sarà nervosa! 

Luna, come suo solito, parlava senza curarsi molto delle reazioni.

- Adesso devi venire con me. Harry ha promesso a Daphne che avrebbe fatto il possibile per non farti andare ad Azkaban e ora sta parlando con un giudice. Vuole vederti. Mi raccomando, se non puoi dire niente di buono, meglio tu non dica niente, Daphne ci terrebbe a farti conoscere il vostro bambino! Dai la colpa ai Nargilli, fa' finta che gli incantesimi ti hanno tolto la voce, fai tu! Lo so che, se vuoi, sei divertente, ma non è questo il contesto adatto, va bene? - concluse, con una ramanzina in tono materno.

Neville ridacchiava alle sue spalle, scuotendo il capo. Pixie parlava a Ron come se fossero appena usciti dall'aula di incantesimi, non come se non si vedessero da anni e come se lui non fosse detenuto in cella per aver rapito un loro amico ed averli minacciati. Senza contare l'attacco a Fenice. Si rabbuiò.

- Dobbiamo andare, il giudice aspetta. 

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora