Il ritorno della Fenice

95. Ieri - L'addestratore di draghi

Alla scuola di Magia e Stregoneria di Braşov, in Romania, il clima era tempestoso. Il preside aveva come punto d'onore il fatto di dirigere l'unica scuola di Magia in cui si potevano studiare seriamente i draghi. Studenti e appassionati da tutta Europa giungevano a bussare alla sua porta, ma ora la Scuola rischiava di perdere il suo prestigio. L'unico cucciolo di drago mai nato presso di loro era in fin di vita e gli esperti finora interpellati non avevano saputo dare alcuna soluzione.

- Professoressa Greengrass, esigo che lei prenda contatti con un valido addestratore di draghi e risolva una volta e per tutte il problema. La cattedra di Cura delle Creature Magiche nella Scuola di Magia e Stregoneria di Braşov non ha senso di esistere se il cucciolo non sopravvive! 

Daphne Greengrass non era esperta nella cura e nell'addestramento dei draghi. Era una valente magizoologa e stava studiando da alcuni anni quelle splendide creature, ma non aveva le competenze adatte ad affrontare un'emergenza; fu così che fu costretta a mettersi in viaggio per contattare le squadre di addestratori di draghi professionisti.

Giunta al rifugio, scorse un gruppetto di uomini che chiacchieravano animatamente. Al centro, una figura familiare: basso e robusto, le braccia muscolose. La sua faccia era così lentigginosa da sembrare abbronzato e aveva una lunga chioma di capelli rossi, scoloriti dalla vita alle intemperie. Charlie Weasley! Lo ricordava, a Hogwarts, durante il Torneo Tremaghi. Si avvicinò e gli porse la mano, con eleganza. L'uomo la strinse; le sue dita erano callose e piene di vesciche e aveva una grande scottatura su una delle braccia.

- Mi dispiace, Miss, non posso lasciare il rifugio, sto seguendo una nidiata. Ma posso raccomandarle mio fratello! È meno esperto di me ma ha un grande intuito con i cuccioli di drago. 

- Suo fratello?

- Ron! Vieni un momento! 

Daphne si girò e si ritrovò a perdersi in un paio di profondi occhi azzurri. Conosceva di vista Ron Weasley: era l'amico di Potter, ma lo ricordava... diverso. Per un attimo le sembrò di non riuscire neppure a mettere in ordine i pensieri, confusa dalla sensazione di smarrimento che le avevano provocato i suoi occhi e la mano grande e calda che aveva stretto la sua. Poi si riscosse e chiese:

- Accetterebbe di venire come consulente presso la Cattedra di Cura delle Creature Magiche? 

***

Distesa nel grande letto, accanto all'uomo addormentato, Daphne si costrinse a fermarsi a riflettere. Erano ormai due anni che conosceva Ronald. La loro intimità era cresciuta di giorno in giorno, in maniera rapida e travolgente fino a che, un paio di settimane prima, si era trovata a stringersi al suo corpo, scolpito dal faticoso lavoro, e a baciarlo con tutta la passione che riusciva a esprimere. Si era innamorata, lo sentiva, come non le era mai successo prima di allora. Allungò lentamente la mano, per scostare una lunga ciocca rossa dal viso affondato nel cuscino. Scese lentamente ad accarezzare una spalla lentigginosa, sentendo sotto le dita i muscoli guizzare. Non era mai rilassato, Ron, neanche nel sonno. Il passato non gli aveva lasciato requie, lo aveva segnato, nel corpo e nella mente. Guardava le sue labbra, morbide anche se screpolate dal vento.

Le labbra di Ron la baciavano e le parlavano d'amore, ma avevano una piega amara. Si chiese se sarebbe mai riuscita a capovolgere quella piega in un sorriso di serenità. Strinse le ginocchia e sé e vi poggiò il capo, meditabonda. Forse Ronald non la amava con la stessa intensità, eppure lei era l'unica che era riuscita a scalfirne la corazza. Charlie le sorrideva, ogni volta che la vedeva, e la chiamava "raggio di sole"; quando si era accorto per la prima volta del loro legame, l'aveva abbracciata e le aveva sussurrato nell'orecchio un flebile grazie.

- Perché? – aveva chiesto lei.

- Perché hai saputo vedere oltre la superficie. Ron è lì, sotto uno strato di ghiaccio. Forse tu potrai scioglierlo.