- Zio Harry?
L'interrogatorio stava per ricominciare. Daphne Greengrass aveva perduto l'aspetto altero, confusa e spaventata da quello che aveva appreso.
- Clarine, che ci fai qui?
La piccola Claire aveva fatto qualche passo nella stanza, uscendo dal buio a passi incerti.
- Scusa zio, non sapevo che stessi lavorando, stavo giocando a nascondino! Ma adesso come faccio a uscire? Lily mi troverà!
- Chi sei?
Daphne guardava la bambina. Claire Rose Malfoy era bella. Il viso ovale dalle guance paffute era illuminato da due occhi enormi, contornati di ciglia scure. L'iride ceruleo, quel giorno, aveva screziature dorate e verdi e la bocca era un bocciolo sorridente.
- Ciao! Io sono Claire Rose Malfoy! – rispose la piccola, porgendole la manina.
Harry non intervenne, d'istinto, lasciando che la donna rispondesse al gesto.
- Sei bella, signora!
- Sei bella anche tu, Claire Rose.
Daphne osservò la bimba ridacchiare.
- La mamma mi chiama Clarine, di solito. Mi chiama Claire Rose solo quando mi vuole sgridare.
In quel momento, irruppe Hermione, trafelata.
- Mi dispiace, Harry, non credevo potesse intrufolarsi qui. Claire Rose, sai bene che questo è un posto di lavoro! Andiamo!
Daphne rise, una risata limpida che sorprese anche lei.
- Hermione! Tu sei la mamma.
- Sì, sono sua madre, perché? – domandò interdetta l'Auror, in imbarazzo.
- Clarine ha ragione. La chiami Claire Rose quando vuoi sgridarla. – la sua voce si fece malinconica. – È molto bella e molto intuitiva.
Tacque, chinando il capo. Hermione si accorse che aveva le mani così serrate da conficcare le unghie nel palmo: quando le avesse aperte, avrebbe trovato le mezzelune ben evidenti sulla pelle.
- Clarine, io sono Daphne e anche per me è stato un vero piacere conoscerti. Adesso però ti devo chiedere di andare via perché devo chiedere a tua madre e a tuo zio Harry di ascoltarmi. Devo dir loro cose importanti. Puoi?
Claire si sporse, per lasciarle un bacio sulla guancia, poi corse fuori, abbracciando al volo sua madre prima di uscire. Daphne si ritrovò, sorpresa, con gli occhi lucidi.
- Hermione, tu sei un Auror. È vero?
- Sì, è vero.
- Posso chiederti di ascoltare anche tu? Assieme a Potter?
Daphne le si stava rivolgendo spontaneamente dandole del tu, senza alcuna traccia dell'altezzosità fino ad allora ostentata. Hermione, senza rispondere, si sedette di fronte a lei.
- Ho conosciuto Ronald Weasley in Romania, alcuni anni fa. Lo ricordavo dalla scuola, ma non credo che avessi scambiato con lui più di un saluto, a Hogwarts! Ci avvicinammo, molto presto. Sapevo che nel passato avevate avuto un legame. Me lo confermò, dicendo di essere stato innamorato di te, ma di essere ormai disgustato dal tuo ricordo. Mi disse che dopo la guerra ti eri lasciata sedurre da un mangiamorte, finendo per lasciarti irretire dalle sue idee. Mi fece capire di averne avuto il cuore spezzato. Conoscevo Draco Malfoy; sapevo che era stato marchiato, tutto il dormitorio serpeverde ne era a conoscenza, ma non sapevo che fosse stato costretto e ricattato. Ron mi disse in seguito di aver incontrato Terence Higgs; ricordavo Terence dalla scuola. Mi parlò della morte di Heidi Macavoy, dandone a Malfoy la responsabilità. Aggiunse di aver saputo che voi due, con Blaise Zabini, eravate infiltrati nel ministero, con l'inganno e corrompendo funzionari grazie alle loro ricchezze e che per questo la zia di Heidi era stata mandata ad Azkaban. Gli credetti. Mi fidavo ciecamente, me ne ero innamorata. Ne sono innamorata, anche se adesso non vorrei! Non sapevo che Ron avesse tentato di uccidervi, te lo giuro!
Si torceva le mani, con disperazione, senza riuscire a guardare altro che il grembo di Hermione.
- L'anno scorso venne a trovarci Astoria con il suo uomo, Helver. Una mattina Helver riconobbe Harry Potter sulla copertina della Gazzetta del Profeta e ci raccontò di come Harry facesse parte di un gruppo di ragazzi che si era tatuato lo stesso simbolo. Parlando con Helver, Ron ipotizzò che fosse il nuovo simbolo dei mangiamorte, sostenne che evidentemente l'influenza del vostro legame avesse coinvolto anche Harry Potter. Helver scuoteva il capo e continuava a insistere che non avrebbe mai pensato male dei ragazzi che gli aveva mandato il suo amico; a me sembrava impossibile che Potter potesse farsi coinvolgere dai mangiamorte e discutemmo. Lui raccontò di quanto avesse sofferto unicamente per stare dalla parte di Harry, lo incolpò della perdita di tante persone che si erano sacrificate per proteggerlo. Lo incolpò della morte di Fred. Sapevo quanto il ricordo del fratello lo ferisse, quindi smisi di discutere, anche se non ero d'accordo con lui. In serata, però, Helver mostrò la pergamena da cui aveva ricavato i tatuaggi; era sua intenzione evidenziarne il lato artistico, iniziò a lodare l'idea dell'iniziale mimetizzata. Le ricordava tutte, ricordava soprattutto il particolare che due di voi avevano tatuato le iniziali di entrambi. Disse che i ragazzi parlavano anche di un gioiello che dovevano regalare, un'altra fenice. Era entusiasta. Io però ero rimasta colpita, come da uno schiaffo, dalla sigla che era apposta alla pergamena. D.L.M. . Pensai di dovermi ricredere, che ancora una volta Ron avesse visto giusto. Credetti che foste diventati tutti mangiamorte. Dopo la visita di Astoria, divenne insistente. Voleva partire, venire qui, sosteneva che finalmente ve l'avrebbe fatta pagare. Era un'ossessione. Mi disse che l'avrei aiutato, prendendo possesso del luogo che consideravate casa: avrei dovuto sostituire una donna, Andromeda Black, con la pozione polisucco. Mi dispiace di avergli creduto. È ossessionato, ma ha davvero sofferto molto. Non sapevo che avrebbe avvicinato Hagrid! Non so cos'abbia intenzione di fare, so solo che era diretto a Hogsmeade, perché, mi disse, aveva in mente un nascondiglio sicuro.
STAI LEGGENDO
Il ritorno della Fenice
FanficIl passato ritorna a sconvolgere un presente che appare idilliaco. La Fenice rinasce dalle sue ceneri, marchiando le vite di tutti. I personaggi della storia sono frutto esclusivo della fantasia della scrittrice J.K. Rowling, cui spettano i relativi...