69. Ieri - La talpa

703 39 1
                                    

Luna fu la prima ad arrivare a casa Scamander. A causa di suo padre, che doveva andare a fare un viaggio di lavoro, aveva deciso di partire un'ora prima dell'appuntamento prestabilito.

Rolf Scamander era seduto in una delle poltrone, la sua cravatta era buttata su un'altra; tentava di rilassarsi, con la camicia sbottonata, le gambe larghe e la testa rovesciata indietro. Amava avere intorno la sua squadra, ma quello sarebbe stato un capodanno complicato. Per la prima volta, non attendeva con piacere il momento di incontrarli. Un sapore amaro gli girava in bocca e non sembrava togliersi con niente.

La fiammata del camino lo colse alla sprovvista, ancora disarmato della sua maschera ufficiale.

- Luna! - esclamò, scattando in piedi.

La ragazza lo guardò con aria di scuse.

- Disturbo, si capisce. Mi dispiace molto, avrei dovuto avvisare! 

- Ma no! Che dici! 

Scamander scosse il capo, abbottonando svelto la camicia, con un leggero sorriso imbarazzato e le prese il bagaglio di mano.

- Seguimi ti prego.

- Non si disturbi, posso chiedere a un elfo.

- No, no, ti accompagno, aspetta. 

Posò un attimo le valigie a terra e aprì l'uscio, facendole poi strada su per le scale.

- Ecco. - disse, giunti davanti a una porta. Luna si fece avanti, con un'occhiata, e abbassò la maniglia, rivelando un'ampia stanza con un letto a baldacchino dalla biancheria blu notte.

- È questa la stanza che avevo pensato per te, entra, ti prego.

Luna lo guardava, con la sua solita espressione svagata, ma lui era certo che stesse studiando e catalogando ogni cosa, in quella sua testolina particolare. Appoggiò le valigie accanto a un grande armadio.

- Vuoi che ti chiami un elfo per aiutarti a disfare le valigie? - chiese.

Luna gli rispose con un leggero cenno di diniego, scuotendo i lunghi capelli, mentre apriva le tende e il balcone, inondando la stanza di luce.

- Mi piace che entri aria fresca - gli sorrise girandosi. - e il giardino ha un profumo delizioso di erba bagnata. 

Uscì piano e lui la seguì.

- Pixie.

- Sì, professore?

Rolf Scamander si bloccò. Il tono di Luna gli era sembrato leggermente ironico, come se avesse saputo che lui non voleva parlarle da insegnante o da caposquadra. Scosse il capo. Se aveva imparato qualcosa di lei, era che doveva dar retta all'intuito. Non avrebbe mai più incontrato una simile strana creatura, per quanto avesse viaggiato.

- Luna - riprovò.

- Dimmi, Rolf - rispose lei stavolta, con una voce morbida come il velluto.

Gli sembrò di scivolare verso un precipizio, ma voleva farlo.

- Finiti i tre anni non sarò più il vostro caposquadra. 

- Tre anni passano, Rolf. - Si limitò a dirgli, sorridendo e lui scosse il capo, prendendole la mano e posandole un bacio delicato nel palmo. Non l'aveva mai fatto prima d'ora, ma Luna non gli sembrò sorpresa.

- Hai ragione. Non l'ho mai voluto tanto. Ti lascio a disfare i bagagli, ora. Tra poco arriverà la squadra. 

E se ne andò, senza impedire al sorriso che era nato di restare sul suo viso, anche se per poco.

***

- Buongiorno professore! - lo salutò Terry Boots, spuntando dal camino, insieme agli altri ragazzi. Erano arrivati tutti i componenti maschi della squadra.

- Ehilà, ragazzi, tutti insieme? 

Gli risposero con un sorrisetto.

- Eravamo tutti a casa di George e Ginny Weasley, avevamo in sospeso una sfida a quidditch. Casa protetta, professore, stia tranquillo!

- Quando facciamo accademia, professore? - domandò Michael con un sorrisetto che coinvolgeva a stento gli occhi.

- Mancano Fenice e Giglio; non appena arriveranno, facciamo un consiglio strategico. Scordati l'accademia Michael, stavolta facciamo sul serio.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora