110. Oggi - Fine dello spettacolo

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Higgs fece per scagliarsi verso Harry, poi si fermò, ridendo come se avesse sentito la storiella migliore del mondo.

- Ah, Potter, Potter! Il più grande Auror del Comando! Vedo che l'hai preso bene il fatto che la tua amichetta del cuore si rotoli nelle lenzuola di un mangiamorte! Due amiconi, ormai... Ma tanto ora sei tu il nuovo Signore, no? Hai più potere tu che tutti questi sciocchi messi insieme e non se ne rendono neanche conto. Ci credo che suo padre non lo vuol vedere neanche morto! Draco Malfoy, orgoglioso purosangue, che ti pulisce le scarpe: è uno spettacolo che non credevo possibile! Tanto di cappello, Signore Oscuro! - concluse con un inchino.

Hermione Granger era stata ferma e zitta fino ad allora, ma in quel momento cominciò ad applaudire, con un sorrisetto stanco sul volto, poi gli si avvicinò, camminando lentamente. Gli girò intorno, squadrandolo e poi gli si fermò davanti, faccia a faccia. Infine parlò, con voce limpida e forte, senza staccare gli occhi da quelli di Terence Higgs.

- Bravo! Bravissimo! Ottima interpretazione, Higgs! Harry, caro, siamo stati sciocchi. Abbiamo preso l'abbaglio del secolo, tutti noi. Non posso crederci, non posso davvero credere che sia successo. Tante preoccupazioni, Ron e Daphne coinvolti, le bambine... Per cosa? Un mangiamorte pericoloso, questo? Quest'uomo sai cos'è? È una parodia. Di successo, te lo concedo. Ma è solo una parodia. 

Passò la mano sul volto, come se avesse voluto cancellare l'immagine del mangiamorte dai suoi occhi, quindi si voltò per allontanarsene, disgustata.

Fu in quel momento che Higgs agì: non gli importava niente di morire, questo era chiaro. La afferrò forte, passandole un braccio intorno al collo e le sfilò la bacchetta di mano, puntandogliela alla tempia.

- Oggi morirò, ma state pur certi che porterò con me tutti quelli che potrò. - Gridò, con voce stridula.

Fu in quel momento che Ronald Weasley si accorse di non essere più sorvegliato: Terry e Michael, che fino a un minuto prima erano alle sue spalle, si erano allontanati; tutti i membri del reparto Fenice si erano schierati, bacchette alla mano, di fronte a Terence Higgs. Poteva vedere dai loro sguardi leggermente vacui il frenetico scambio di pensieri che stava avvenendo tra loro. Higgs guardava fisso Harry Potter e Malfoy, esaltato dalla tensione che vedeva nei loro occhi.

Il suo sguardo incontrò quello di Hermione e sentì la sua voce risuonargli limpida nella mente.

- Ron, la tua bacchetta l'aveva sequestrata Draco. È riposta dietro le tue spalle, nel ripiano più in basso a destra. Scivola a terra più silenzioso che puoi.

Ronald Weasley non pensò: agì. Si lasciò scivolare, recuperò la bacchetta e continuo a strisciare tra le sedie e le scrivanie, fino a portarsi alle spalle di Higgs. Si accorse che il giudice si era alzato e lo fissava; pregò che non dicesse una parola, attirando su di lui l'attenzione di Higgs. Guardò Draco Malfoy e provò con tutte le sue forze mentali a comunicargli di star pronto. Non si era mai addestrato nella legilimanzia, non riusciva a capire se il suo tentativo aveva avuto successo; non c'era però altro tempo da perdere. Distese il braccio e gridò:

- Expelliarmus! Stupeficium! 

La bacchetta di Hermione volò in aria, afferrata da Harry, con un riflesso rapidissimo. Un fasciò di luce rossa colpì la schiena di Higgs, che perse la presa sul collo di Hermione e si accasciò al suolo. Draco si lanciò ad afferrare sua moglie, guardandolo poi negli occhi con sorpresa e sollievo.

Ron si rialzò, con un cenno del capo al suo indirizzo, pose la sua bacchetta sulla scrivania del giudice e tornò lentamente a sedersi, nel silenzio attonito della stanza, là dove l'avevano lasciato.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora