8. Oggi - Contatti

1.2K 59 15
                                    

Si svegliarono al suono odioso della sveglia, già stanchi, con le lenzuola talmente aggrovigliate alle loro gambe che ci misero qualche minuto a liberarsene. La luce si intravedeva appena tra le persiane e il caldo di quella tarda primavera era soffocante già di primo mattino.

- Caffè - mormorò lei disperata, ributtandosi a peso morto sul cuscino.

Il marito non trattenne un risolino divertito: svegliarla era sempre una maledetta impresa! Alcune mattine sembrava mimetizzarsi tra le coperte! Si alzò, con addosso un vecchio pantalone di tuta e una maglietta stropicciata, e si stiracchiò all'inverosimile.

Da quando vivevano insieme, le loro abitudini si erano sensibilmente modificate: lei, che era sempre stata mattiniera, da ragazza, in seguito alla nascita delle bimbe si era trasformata in una specie di animale notturno, per rincorrere pappe, pannolini sporchi e brutti sogni; lui, che invece aveva avuto da ragazzo ritmi di vita quantomeno vivaci, con il lavoro era diventato un uomo puntuale e amante della mattina. Meglio ancora dell'alba, quando le strade sono deserte e si sente ogni odore naturale.

Aperte le imposte, andò in cucina a preparare la colazione, cercando di mantenere sotto tono i rumori, per non svegliare ancora le figlie e per concedere alla sua adorata pigrona gli ultimi minuti di abbandono.

La moglie sbirciò i suoi movimenti tra le palpebre socchiuse e sorrise, con la testa ancora ben affondata nel cuscino: adorava che la mattina lui le preparasse una tazza di caffè macchiato, appena dolce, come piaceva a lei, e poi gliela portasse, con il suo abbraccio, nel letto. Un lusso assoluto! Nel frattempo, ancora scomposta tra le lenzuola, si allungava lentamente come un gatto, arruffata come un gatto, e guardava il soffitto. Se il suo corpo era rallentato dal sonno, la sua mente era già proiettata alla giornata, programmandola puntigliosamente per non dimenticare, a causa delle cose più importanti, le minuzie della vita quotidiana, dai cereali per le bimbe quasi finiti da ricomprare, all'appuntamento con il meccanico per la revisione dell'automobile.

Conducevano una vita strana, loro due, né magica né babbana, cercando di cogliere il bello di entrambi i mondi. Le loro bimbe poi, per ora, vivevano proprio come qualsiasi altro bimbo babbano: non avevano ancora avuto manifestazioni eclatanti di poteri magici, solo piccole cose, molto facili da gestire. Sapevano di essere streghe e ne erano entusiaste, ma non avevano alcuna abitudine magica nella loro vita e non erano quasi mai a contatto con streghe e maghi. Fin dalla prima manifestazione di magia, era stata spiegata loro la necessità del riserbo e, per essere così piccole, erano state piuttosto brave a mantenere un profilo basso. Frequentavano una scuola babbana, proprio come la loro madre alla stessa età, e non avevano amichetti della loro età che provenissero dal mondo magico. L'unica differenza tra la loro vita e quella che era stata l'infanzia della loro mamma era la natura magica dei genitori. Con cautela, nelle pareti domestiche, vedevano piccoli esempi di magia, per lo più non verbale - a scanso di imitazioni, pensavano i genitori.

- Imparerete la magia a scuola, sotto la guida di persone responsabili - avevano spiegato con sussiego.

- Non come noi, in pratica -  aveva sogghignato lui una sera che ne avevano parlato, abbracciati nel letto.

- Non come te, vorrai dire! - aveva risposto lei, dopo avergli rifilato un leggero pizzico sul fianco. Poi lo aveva stretto forte - Diamo loro tempo di crescere, su. A noi non ne hanno dato molto.

***

- Che accidenti mi metto? - borbottò.

La mattina avanzava con velocità allarmante. La professoressa era una vecchia amica, ma le sembrava irrispettoso andare a farle visita con un vecchio paio di jeans scoloriti. Quella donna sprizzava decoro da ogni poro!

- Ma andiamo! - Incominciò a dire con voce squillante lui, gesticolando come un attore di teatro classico - Adesso bevi il miglior caffè del mattino, galantemente offerto dal tuo bellissimo marito, ti ficchi sotto la doccia, domi quei ricci impertinenti, ti infili un vestitino da brava ragazza quale sei e via!

- Sai perché non hai ancora ricevuto violentemente il cuscino in faccia?

- Perché mi adori?

- No, perché hai il caffè in mano!

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora