48. Ieri - Casa Granger

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I tre ragazzi camminarono rigidi, fianco a fianco, finché non uscirono dalla casa. Percorsero il viale. Draco aveva la camicia a brandelli. La fronte era lucida di sudore, per lo sforzo di procedere dritto, senza tradire alcuna debolezza. Uscirono dal cancello e Blaise lo richiuse con una forte spinta, poi si voltò e corse, giusto in tempo per aiutare Harry a sostenere il suo amico.

- Accidenti! Idiota, ma perché sei voluto venire? - gli sibilò spazientito.

Vide Harry Potter evocare il suo patronus.

- Hermione, restate a casa tua, ci vediamo lì. Malfoy è ferito, prepara la boccetta di essenza di dittamo. 

Poi si volse verso Blaise.

- Hermione e le ragazze dovevano passare da casa sua per prendere un po' di roba. Io so dov'è, facciamo una smaterializzazione congiunta, poi chiameremo gli altri ragazzi, ok? Tienilo forte. 

Strinse la mano sulle spalle di entrambi i suoi compagni serpeverde e chiuse gli occhi. Con uno schiocco, si ritrovarono nel salotto di casa Granger. Harry aprì gli occhi per guardare Malfoy. Aveva perso i sensi. Zabini lo teneva a stento, così lui si slanciò per aiutarlo, gridando:

- Hermione! Presto! 

Sentì passi veloci scendere le scale e le tre ragazze, trafelate, entrare nella stanza. Vide la sua amica impallidire, guardando Malfoy.

- Non riuscireste a portarlo di sopra. Stendetelo sul divano. Blaise, sfilagli la camicia. Harry, tu sai dov'è il bagno, corri a prendere dell'acqua! 

Hermione era terribilmente efficiente. Aveva già preso la sua borsetta di perline, appellato il disinfettante babbano e l'essenza di dittamo, nella convinzione che fosse meglio pulire prima la ferita alla maniera babbana e poi usare la magia.

- Susy, in camera mia c'è una borsa di cuoio con delle pozioni. Vedi se c'è qualcosa di utile. Dovrebbe esserci qualcosa che lo rimetta in forze, credo che abbia perso parecchio sangue. Luna, mi cerchi delle bende in bagno? C'è un armadietto con una croce rossa disegnata su, guarda lì.

Le mani le tremavano leggermente, mentre appoggiava le garze imbevute di disinfettante sui lunghi tagli profondi, sulle braccia e sul torace del ragazzo svenuto. Poi prese la boccetta con l'essenza di dittamo e cominciò a versarlo, goccia a goccia, guardando i tagli cicatrizzarsi. Harry era tornato dal bagno con una bacinella piena d'acqua e un asciugamano. Lavò rapidamente la pelle dal sangue, l'asciugò e lo fasciò lentamente, aiutata da Blaise Zabini, che ancora sosteneva l'amico.

- Ci sono altri segni qui. - mormorò, guardandolo negli occhi.

Il serpeverde distolse lo sguardo.

- Blaise! - lo chiamò lei con voce decisa.

Il ragazzo sospirò. Provò a spiegarsi.

- Hermione, credi davvero fosse la prima volta? I Malfoy hanno viziato Draco, gli hanno dato tutto quello che chiedeva, l'hanno riempito di doni. Tutto quello che voleva, doveva solo chiederlo. Credo gli vogliano bene, a modo loro, ma Lucius Malfoy ha le sue idee. E vuole che siano le idee di tutti. Quando Draco ha cercato di non piegarsi ai suoi desideri, ha sempre reagito male. - concluse, sfiorando con un dito una vecchia cicatrice. - anche se non era mai andato così oltre, credo. 

- Non capisco! - scosse la testa Hermione, perplessa - Perché si è offerto di chiedere le chiavi della casa? Non immaginava che suo padre fosse furioso?

Blaise rise con un pizzico di amarezza.

- Cosa non si fa!

- Che intendi? - Hermione scosse ancora la testa.

- L'ha fatto perché non voleva farti stare qua, ci scommetto fino al mio ultimo galeone. - intervenne Harry, entrando dalla porta, con una burrobirra in mano, trascinando leggermente i passi. Si sentiva esausto. - Sapeva che sarebbe stato difficile per te. Ha sperato di sbagliare su suo padre ed è andato. 

Hermione guardò in volto i due ragazzi, incredula.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora