79. Oggi - I nodi vengono al pettine

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Si erano dati appuntamento nuovamente nella vecchia aula di divinazione. Neville aveva organizzato lo spazio per lavorare e aveva aspettato i colleghi. Michael e Susan arrivarono per primi e iniziarono ad approntare la postazione per l'analisi dei ricordi di Astoria Greengrass, con l'aiuto dell'amico. Poi Susan si sedette alla scrivania, bisbigliando concitatamente alla penna-prendiappunti, in modo da verbalizzare l'interrogatorio. Michael andava avanti e indietro nella stanza, irrequieto. Dopo pochi minuti, entrarono nella stanza Hermione e Draco. Hermione aveva lo sguardo perso. Si acciambellò in una poltrona, cominciando a massaggiare delicatamente le tempie. Un ricordo le sfuggiva, ne era sicura. C'era un collegamento, tra quello che sapeva e quello che avevano scoperto, un dettaglio, ma cosa? Frustrata, cercava di analizzare ogni momento della giornata, dei dialoghi avuti, dei luoghi visti.

Draco raggiunse Susan, affiancandosi a lei nella stesura del rapporto sul sopralluogo a Hogsmeade.

Terry e Blaise entrarono, sorreggendo tra le braccia laptop e fascicoli. Infine arrivò Harry. Era scuro in volto.

- Ok. I rapporti. Terry, l'analisi sulla pergamena? 

Terry lo guardò, incerto.

- La pergamena è differente, stavolta, Ramoso. È vecchia. Non è una stampa ma un disegno a matita sanguinella. 

Draco sbarrò gli occhi.

- Posso Harry? Mostramela, Corvo.

Terry gli porse la bustina trasparente in cui aveva posto la pergamena. Draco la prese, poi ci passò sopra le dita, delicatamente, con uno sguardo strano. La R che aveva intrecciato tra le piume della fenice si intravedeva ancora.

- È il tuo schizzo, vero, fratello? - gli chiese Harry con voce fredda.

- Sì, Harry. È il mio. 

- Michael, i ricordi di Helver. Passali nuovamente al setaccio insieme a Terry. Cercate di capire se, una volta mostrata la pergamena, l'ha ripresa.

I due si misero al lavoro, tra il pensatoio e il laptop. Il silenzio regnava nella stanza, opprimente.

- L'ha lasciata lì, tra le mani di Daphne Greengrass. 

- Harry! - chiamò Susan, tesa.

- Dimmi, Giglio

- Leggi il rapporto sull'interrogatorio di Astoria Greengrass, per favore. Adesso. 

I due si guardarono negli occhi. Susan non era il tipo di persona che tendeva a prevaricare le decisioni altrui, quindi Harry, senza fiatare, le tese la mano per farsi porgere il rapporto. Arrivato alla fine della lettura alzò gli occhi e parlò, lentamente, come per metabolizzare la lettura.

- In Romania. Helver e Astoria Greengrass erano andati in Romania, non semplicemente all'estero. E Daphne Greengrass ha sostenuto con decisione che Draco è un mangiamorte. 

- Harry! Il patronus! - Hermione era scattata in piedi con un gemito orripilato.

- Che intendi, Herm? - ma Hermione non rispondeva, era ancora in piedi, con gli occhi sbarrati e la mano a coprirle la bocca.

Fu Draco a prendere la parola, lanciando uno sguardo interdetto alla moglie.

- Abbiamo raccolto una testimonianza utile a Hogsmeade. Una strega piuttosto anziana, ma a parer mio lucida; ci ha raccontato di aver visto una scena significativa: Hagrid è stato avvicinato da un patronus, ha ascoltato delle parole e si è allontanato con il sorriso ben evidente in volto. Un patronus a forma di cane, lo ha specificato chiaramente, ma non capisco cosa...

Ma Draco si interruppe, guardando il volto di Harry Potter. Era più bianco di un cencio e fissava il vuoto. Poi lo vide alzare lo sguardo, verso l'amica.

- Ron? - la voce era poco più di un bisbiglio incredulo.

- No, non può essere, no, Ron no! - Hermione scuoteva la testa, con agitazione, fissandolo sgomenta.

- La Romania, Herm. George ci ha detto che Ron ha incontrato una donna. Addestratrice di draghi anche lei. - continuò Harry con voce atona.

- Forse adesso addestrerà lui. Meglio tardi che mai! - ripetè Hermione, con gli occhi spalancati. - Oh no, ti prego! 

- Se Hagrid avesse visto il patronus di Ron Weasley, l'avrebbe seguito. E di sicuro l'avrebbe fatto con un sorriso, ne sentiva la mancanza, me l'ha detto molte volte. Aveva addirittura in mente di fare un viaggio in Romania, adesso che c'era Scamander a sostituirlo. - commentò con voce piatta Neville Longbottom.

Si guardarono negli occhi.

- Dobbiamo fare i conti con noi stessi, lo sapevamo. Sapevamo che era qualcuno che ci era molto vicino. - continuò Neville.

Harry scosse il capo.

- Non ho mai sperato tanto di sbagliare, amico. Te lo giuro. 

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora