108. Oggi - Tetris

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Harry Potter procedeva nel corridoio, a passo svelto. Il mantello svolazzava alle sue spalle, nero come la notte, dandogli un aspetto austero e marziale. La mascella contratta di rabbia, guardava davanti a sé e pensava a come affrontare l'interrogatorio. Aprì la cella, sbattendo la porta.

- Perché ci sta disturbando? Crede forse di essere nostro ospite? - chiese duramente.

L'uomo fece un inchino profondo e un mezzo sorriso.

- Che onore insperato! Il grande Harry Potter, salvatore del mondo magico, si degna di venire nella mia umile cella! 

- La sua umile cella sarà tale ancora per un po'. Non abbiamo tempo da perdere con capricci infantili. Se ha bisogno di qualcosa lo dica, altrimenti, cortesemente, taccia. 

- Ma naturalmente non avrei mai disturbato la sua illustre persona per un capriccio! Ovvio che desidero qualcosa! Desidero conferire con lei e con gli altri Auror in presenza del giudice del Wizengamot vostro ospite! 

- Se il giudice darà il suo assenso, le sarà concesso. 

E Harry girò le spalle, sbattendo nuovamente la porta dietro di sé. Il rumore dei suoi passi fu accompagnato da una sonora risata.

***

Ronald Weasley era rimasto seduto in un angolo dell'ufficio. A capo chino, aspettava, senza riuscire a staccare gli occhi da Harry Potter. Harry. Il suo vecchio amico era chino sulla scrivania dove era seduto il giudice e parlava animatamente, mentre questi sfogliava uno scarno fascicolo.

La porta si aprì, lasciando entrare il resto della squadra. Hermione e Draco si tenevano per mano, come due ragazzini. Li osservò, lasciando che la loro immagine si fissasse sulla retina, come quando si guarda il sole troppo a lungo. Gli eventi che si erano succeduti da quando era stato catturato, l'avevano spiazzato e adesso, solo adesso, si chiedeva se la costruzione che gli sembrava tanto solida nella sua mente fosse la verità o una complessa menzogna. Alzò lo sguardo, sentendo un passo leggero avvicinarsi: Luna. La donna, con difficoltà, si chinò sulle ginocchia, per portare il viso all'altezza del suo. Gli prese le mani e le strinse, con affetto. Senza riuscire a fermarsi si alzò, sollevandola con delicatezza.

- Non stancarti - le mormorò, guidandola verso una sedia.

Si accorse che gli occhi di Blaise Zabini si erano fissati stupiti su di lui, mentre il suo viso si apriva in un sorriso riluttante. Susan vide il suo uomo sorridere e cercò di individuare il bersaglio del suo sguardo. Weasley? Susan Bones inarcò delicatamente le sopracciglia, bisbigliando una parola sottovoce a Blaise, che le rispose cingendole dolcemente le spalle.

Ronald Weasley tornò a sedere, interdetto.

Quello era il covo dei mangiamorte? Scosse la testa, sconvolto e disperato. Non poteva aver buttato al vento la sua vita in una vendetta senza senso! Chinò la testa, affondando le mani tra i capelli, senza osare pensare ancora. Riflettere sulla situazione lo faceva solo star male. Di nuovo, un passo leggero gli si avvicinò. Alzò gli occhi: Hermione. La stretta dolorosa attorno al suo cuore aumentò. La donna gli porse un bicchiere d'acqua fresca, con uno sguardo angosciato che lo sconvolse. Si accorse degli occhi di Draco incollati sulle loro figure: le pupille dell'uomo erano un focolaio di emozioni violente. Fu un altro schiaffo scorgere l'amore, nello sguardo che accarezzava Hermione. La guardava come se al mondo non ci fosse null'altro di altrettanto importante e non staccò gli occhi da lei finché non fu tornata al suo fianco, intrecciando le dita alle sue. Anche quel gesto sembrò parlargli: non era possesso, era comunione. Sentì un gemito sfuggirgli dalle labbra e chinò nuovamente il capo.

- Bene. 

La parola, secca, uscita dalle labbra di Harry non sembrava dire nulla di buono. I membri della squadra si fermarono per un attimo, con lo sguardo vacuo, poi ripresero a muoversi, coordinati come un corpo solo. Legilimanzia, di sicuro. Harry doveva aver comunicato rapidamente con il pensiero con tutti loro. Erano arrivati ad un punto di efficienza sbalorditivo.

Blaise, Susan e Terry si misero rapidamente a disporre le sedie, di fronte alla scrivania del giudice, come una platea teatrale. Michael si avvicinò a Luna.

- Andiamo, Pixie, è pericoloso, Harry ha ragione! 

Luna aveva l'espressione testarda e arrabbiata.

- Non siamo in azione! 

- Ti giuro, Pixie, su tutte le bionde che ho invitato a cena in questi anni: ti aggiorno appena finiamo e non tralascerò neppure un sospiro! - Michael era sfrontato e divertente, ma a Ron parve di scorgere l'ansia nei suoi modi: voleva l'amica lontana di lì, al più presto.

Draco e Hermione gli si avvicinarono, lentamente. Fu Hermione a rivolgergli la parola, rigida come una statua.

- Interrogheremo un sospettato, adesso, Ron. Si è introdotto alla Tana allo scopo di aggredire i tuoi genitori e la famiglia di George. Potrai restare solo se ci dai la tua parola che resterai in silenzio, senza intervenire, qualsiasi cosa accada. Se interferirai, siamo autorizzati a schiantarti e portarti via di qui. Ti pregherei di non farmelo fare. 

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora