Harry stringeva Ginny tra le braccia. Dopo un tempo infinito, aveva trovato il coraggio di non rimandare il confronto con la sua donna. Non riuscendo a parlare, l'aveva portata con sé, contro tutte le regole e tutti gli schemi, nella vecchia aula di divinazione, aveva versato l'ampolla con il ricordo del discorso di Daphne nel pensatoio e, mano nella mano, erano entrati nella presidenza, per ascoltare dalla bocca della donna che avevano in custodia come si fosse innamorata di Ron e di come il dolore per la perdita di tante persone l'avesse portato alla follia. Ginny aveva iniziato a piangere molto presto, stringendosi a lui con disperazione, ma era rimasta a guardare gli occhi azzurri che la attraversavano senza vederla come se, non distogliendo lo sguardo, fosse stato possibile non crederle. Poi erano tornati indietro e si erano lasciati cadere, esausti, sul pavimento, singhiozzando l'uno tra le braccia dell'altro.
Per Susan e Blaise era l'amore, a non far dormire. Baciati dalla luce delle stelle, soli nell'erba del giardino, si specchiavano l'uno negli occhi dell'altra, crogiolandosi come sotto i raggi del sole.
Luna, seduta nel letto, accarezzava pensosa i capelli ribelli del marito, che aveva il viso affondato nel suo grembo: i gemelli scalciavano così tanto da tenerli svegli entrambi, facendoli ridacchiare sommessamente, di tanto in tanto, nonostante le occhiaie ormai fossero ornamento costante.
Hermione invece aveva parlato, parlato fino a sentire la gola bruciare, fissando il soffitto, mentre Draco la circondava con il suo braccio, con il torace premuto sulla sua schiena, con cautela, come se avesse potuto spezzarla. Gli occhi rimasero asciutti, erano le parole l'espressione del pianto.
Daphne Greengrass rimase sveglia, con gli occhi spalancati, sdraiata nel letto con le mani strette sul grembo. Il suo uomo, il futuro padre di suo figlio o di sua figlia, aveva tolto a una donna la possibilità di vedere nascere una creatura. Aveva tolto a un padre la possibilità di tenerla fra le braccia e sentirla piangere per la prima volta. Si sentiva morire dentro, appassita come un fiore che non riceve più acqua.
Terry, Michael e Neville lavorarono quasi tutta la notte; uno di loro, a turno, si riposava, uno faceva da piantone alla porta di Daphne Greengrass, l'altro vagliava documenti e registrazioni per scovare ogni possibile indizio.
***
Nel bel mezzo della notte, Hermione scattò a sedere, sorprendendo Draco che si era appena appisolato.
- Che succede, Mia? Stai bene?
- Mai stata meglio - rispose lei, con un sorriso sbilenco - Penso di sapere dove ha portato Hagrid.
***
- Fenice, Drago! Che ci fate in piedi? - esclamò Terry, seduto a lavorare al laptop, con la schiena curva e gli occhi pesantemente cerchiati.
- Vai a dormire, Corvo! Riposatevi tutti. Vado a fare io da piantone a Daphne. Fenice pensa di conoscere il nascondiglio di Hagrid. Domattina riunione operativa. - rispose Draco, sollevando con gentilezza il collega dalla sedia e sospingendolo verso la porta.
***
Era appena l'alba, quando Il Drago fece il giro delle camere per svegliare tutta la squadra.
- Harry, ci serve il tuo cervello tattico, muoviti. Ginny, tesoro, ti prometto che questa brutta storia sta per finire. Resta con le piccole e con Meda.
Draco abbracciò con sincero affetto la piccola Weasley: unico tra loro poteva realmente immaginare come si sentisse in quel momento.
Lucius Malfoy, dopo la guerra, non si era più immischiato con movimenti per riportare in vita i mangiamorte, ma da ragazzo Draco aveva sofferto immensamente per la consapevolezza delle azioni del padre. Ora, senza più alcun rapporto con lui, sentiva il cuore diventare gelido, al suo ricordo. La colpa peggiore del padre, a parer suo, era stato allontanare da lui e poi dalla famiglia che aveva creato anche sua madre Narcissa, che si accontentava di incontri sporadici e per lo più nascosti. Le sue figlie riconoscevano Andromeda Tonks come loro nonna, non Narcissa Malfoy.
- Mi dispiace, Draco! - sussurrò Ginny Weasley.
Nulla l'aveva sconvolta di più della scoperta che era stato Ron a provocare il ferimento, quasi mortale, di Hermione e la perdita del loro bambino.
- Ginny, no! - esclamò Draco, stringendola forte - Non ti fare carico delle sue colpe, è un errore che conosco bene! Io credo che tuo fratello sia impazzito. Il Ronald Weasley che ho conosciuto a scuola era un imbranato, non un assassino. Se qualcuno ha delle responsabilità, oltre a lui, è Voldemort, e anche grazie a te è sotto terra. L'Esercito di Dumbledore è stato uno dei mattoni della sua tomba e tu sei stata grande, quando eri poco più di una bambina.
Dietro le loro spalle, Harry, con gli occhi lucidi, finiva di vestirsi.
- Perché la sveglia all'alba, comandante Malfoy? - tentò di scherzare.
- Fenice pensa di aver capito dove tiene nascosto Hagrid.
Gli occhi di Harry si illuminarono di una luce decisa.
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Il ritorno della Fenice
FanfictionIl passato ritorna a sconvolgere un presente che appare idilliaco. La Fenice rinasce dalle sue ceneri, marchiando le vite di tutti. I personaggi della storia sono frutto esclusivo della fantasia della scrittrice J.K. Rowling, cui spettano i relativi...