24. Oggi - Vedo buio

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Durante il pranzo, i tre Auror avevano parlato a lungo, concordando il ritorno al servizio attivo in tempi brevi. Harry aveva, con una trovata degna di un serpeverde, utilizzato i due posti sul campo lasciati vacanti dai suoi amici per far specializzare nuovi cadetti per poi, dopo un anno, smistarli in una sede definitiva. In questo modo, era sicuro che, qualora i suoi amici avessero voluto tornare in servizio attivo, gli sarebbe stato sempre possibile riprenderli in squadra. Pure dopo dieci anni, proclamava che era sempre stato sicuro che alla fine sarebbero tornati sul campo. Così si erano accordati: di lì a una decina di giorni si sarebbero visti per completare tutte le formalità e tornare in servizio attivo. Harry insisteva perché si trasferissero al più presto in un quartiere magico, il più vicino possibile alle loro case, in modo da fornire la loro abitazione degli incantesimi di protezione più complessi, compreso l'incanto fidelius, ma anche in modo che le bambine fossero spostate in una scuola magica. Le misure di sicurezza sarebbero a quel punto state più efficaci anche per la loro protezione personale.

- Altra pizza? - domandò Hermione, sorridendo felice al suo vecchio amico. Era sempre meravigliata di come facilmente i loro caratteri tornavano ad armonizzarsi, ogni volta che si incontravano. Sembrava che riuscissero a intendersi anche senza volerlo.

- Grazie, ma meglio di no! Ne ho mangiato fin troppa e voglio ancora la fetta di dolce che mi avevano promesso le mie nipotine preferite. Ma siete sicure che l'avete fatto davvero voi? - domandò con lo sguardo sospettoso alle bambine.

- Oh, ma te l'abbiamo già detto, zio! Siamo grandi noi e sappiamo fare tante cose! - protestarono vivacemente le bambine.

Harry le guardava, incantato. Somigliavano tantissimo a Draco nei lineamenti, avevano i capelli ribelli come la loro mamma, ma chiari, una luminosa tonalità dorata, dissimile da entrambi i genitori. Avrebbero potuto facilmente scambiarle per gemelle, tanto si assomigliavano. Gli sembravano bellissime.

- Zio, mi stavo dimenticando! All'uscita dalla palestra, oggi, un signore mi ha dato una cosa per te! - disse la più piccola delle due Malfoy, correndo in camera sua.

A Hermione sembrò che la temperatura della stanza fosse precipitata improvvisamente; si guardò le braccia e vide distintamente la cute raggrinzirsi, per formare la pelle d'oca. Passò la mano sul braccio, sentendolo ghiacciato, come se avesse potuto scacciar via quella sensazione con un gesto. La bambina nel frattempo era tornata, porgendo a Harry un foglio di pergamena. Harry aveva stampato in viso un sorriso troppo largo:

- Dammi pure, piccola - le disse e tese la mano. La carta appariva identica al foglio del primo messaggio e identico era il disegno della fenice. Sotto, però la frase cambiava: Sto arrivando per tutti voi.

I tre adulti si avvicinarono, come per istinto. Draco prese in braccio la figlia, puntandole lo sguardo chiaro negli occhi.

- Clarine, tesoro, per favore, ci racconti di quest'uomo? Lo conosci bene?

- Non mi ricordo, papà - rispose dopo un minuto la bambina, scuotendo la testa con espressione perplessa. - Mi dispiace ma anche se ci penso, non ricordo nemmeno la faccia che aveva!

- Sara, anche tu non ricordi niente? - chiese Harry, piegandosi verso la sorella maggiore, e mettendole con dolcezza le mani sulle spalle.

- Zio, io ricordo che eravamo uscite dallo spogliatoio. Avevamo già finito la doccia e dovevamo andare da mamma. Poi ricordo la voce del signore che diceva di darti il foglietto con il disegno. Diceva proprio di darlo a Harry Potter, sai? Diceva di non darlo a mamma o a papà, ma proprio a te. Però Claire ha ragione, forse il signore che ce l'ha dato aveva la faccia al buio, non saprei spiegarti bene, ma se penso alla sua faccia io vedo buio.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora