29. Ieri - Alba nel prato

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Hermione Granger era una persona determinata, dal temperamento appassionato. Per quanto restia fosse a volare, la scoperta di una strada che le permettesse di superare i suoi limiti l'aveva entusiasmata. E, come ogni volta che doveva apprendere qualcosa di nuovo, aveva deciso che il modo migliore era fare più di quanto le fosse suggerito. Il primo incontro con la scopa era stato veramente minimo, si erano limitati a ripetere la prima lezione di volo, identica in ogni suo punto a quella che aveva avuto a Hogwarts durante il suo primo anno. Ora aveva un'altra settimana davanti prima di riprovare a volare.

Nell'immensa biblioteca del castello non aveva trovato, con suo stupore, nulla sull'antica disciplina dello yoga, e ovviamente la sua applicazione all'apprendimento magico era un'invenzione del suo insegnante, quindi non esisteva nulla di scritto. Tuttavia aveva trascritto appunti dettagliatissimi dopo ogni singola lezione, così dopo una settimana decise di svegliarsi prima, ogni mattina, per esercitarsi.

Alle prime luci dell'alba, legava i capelli, indossava abiti di cotone leggero e scendeva nel giardino del castello, dove si metteva a piedi nudi, nell'erba.

Poi, dopo circa un'ora, tornava sui suoi passi, si spogliava e faceva una lunga doccia. Dubitava che le sue compagne se ne fossero accorte ma, se pure l'avevano fatto, erano state discrete.

L'aspetto stupefacente, constatò dopo quattro giorni, era che non le importava molto dell'effetto che avrebbe avuto sulla sua capacità di volo: si sentiva meglio, per questo continuava. Le pareva di respirare con più facilità; non aveva dimenticato il dolore della guerra, né il senso di tradimento che provava se pensava all'abbandono di Ron, ma non sentiva più quelle fitte dolorose nel petto, a ogni respiro. Cominciava a credere di poter riprendere il controllo della sua vita, invece di subire gli eventi.

Tirò un ultimo respiro, poi si volse per tornare nel castello, incontrando sorpresa lo sguardo di Draco Malfoy. La sua espressione si indurì; credeva nella sincerità del suo cambiamento, ma non gli avrebbe perdonato così facilmente anni di prepotenze. Non le interessava che Harry si stesse legando a lui con facilità, spesso lodandone gli atteggiamenti e l'intelligenza, quando erano soli.

- Che fai qui, Malfoy?

Il ragazzo non sapeva che risponderle: l'aveva scorta uscire, sola, già per tre giorni e l'aveva seguita, quella mattina, per pura curiosità. Anche lui si alzava presto al mattino perché, seppure fosse più sereno di quanto era mai stato negli ultimi due anni, dormiva ancora sonni inquieti. Ma intuì che era la risposta peggiore che potesse darle, così optò per una mezza verità.

- Non riuscivo a dormire, stavo prendendo una boccata d'aria. Andiamo a fare colazione?

- Tu vai dove vuoi, io vado a fare una doccia. - rispose, e fece per andarsene, chinando il capo sui suoi passi.

Mentre lo superava, il ragazzo la afferrò per il polso. Hermione lo guardò con astio, mentre una parte della sua mente registrava con stupore che era la prima volta che la sfiorava, in tutti quegli anni. La sua stretta era gentile: l'aveva solo fermata, non voleva trattenerla con la forza, o farle del male.

- Sei l'unica che non mi parla. Ho trovato anche il modo di avere una tregua con Potter, perché con te no?

Hermione rise, con amarezza. - Non credo tu abbia mai pronunciato il mio nome, adesso cosa vuoi, essere il mio amichetto del cuore?

Draco Malfoy aggrottò le sopracciglia. Lo sapeva. Sapeva bene di non averla mai chiamata per nome.

- Ti ho sempre chiamata...

- Mezzosangue

- Sì, mi dispiace, io...

- Io sono mezzosangue, Malfoy. - liberò il polso con uno strattone e se ne andò di corsa. Non voleva sapere come sarebbe andata avanti quella conversazione, se fosse rimasta. La tranquillità che aveva provato nel prato era persa.

Draco Malfoy rimase lì, fermo in mezzo all'erba, sentendosi molto stupido.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora