94. Oggi - Luna ascolta

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Harry bussò delicatamente alla porta. Dopo qualche istante, Rolf Scamander aprì, leggermente scarmigliato.

- Scusa se ti ho fatto aspettare, Harry, mi ero appisolato in poltrona. Vieni, cerchi Luna? 

- Sì, Rolf. Ho bisogno di Pixie, per un lavoro particolare. 

Harry avanzò nella stanza, per abbracciare la sua amica. Era seduta accanto alla grande porta-finestra ad arco che dava sul giardino e, anche se aveva l'aspetto stanco, era raggiante.

- Vieni, capo! Sto prendendo un po' d'aria fresca, si sta una favola qui! 

- Scusa Pixie, siamo venuti poco a trovarti. Sono stati momenti concitati.

Luna rise, buttando indietro il capo.

- Harry! Mi sono rilassata come non facevo da tempo: ho passeggiato in giardino, ci sono degli gnomi simpaticissimi. Ho giocato con Lily e con le piccole Malfoy, loro sono venute spesso; ho chiacchierato con Ginny e Hanna. Ho perfino ballato con Teddy, voleva insegnarmi un passo nuovo, ma ero goffa come un erumpent! 

- Pixie...se te la senti, ho un incarico per te. Dovresti convincere Daphne Greengrass a scrivere una lettera fasulla a Ron e a darti un capello per la pozione polisucco. Non credo sia facile, ci tiene molto a lui. Puoi garantirle che testimonieremo per non farlo finire ad Azkaban, ma in un ospedale specializzato per la cura della mente. Credo che con la sua storia personale, nessuno glielo negherebbe. 

***

- Oh, Merlino! Ma quanto sono caduti in basso? Mi mandano una donna incinta. Potter vuole intenerirmi? 

- E perché mai dovresti? – chiese Luna con espressione perplessa. – Non credo faccia tenerezza vedere queste caviglie gonfie. Almeno, io non mi intenerisco per questo. No, mi hanno mandato perché ti devo chiedere alcuni favori. 

Daphne conosceva Luna Lovegood come si conosce qualsiasi personalità atipica in una scuola, ma non aveva mai parlato con lei. Si fermò: non era abituata alla mancanza di qualsiasi reazione al suo sarcasmo. Lo spirito caustico e la lingua pronta erano stati la sua arma prediletta nelle difficoltà della vita e ora era improvvisamente disarmata.

Gli occhi di Luna esprimevano curiosità e un pizzico di dispiacere.

- Non credo che Harry se ne sia accorto, sai? Non l'ha fatto a posta. Di quanti mesi è? 

Il fiato uscì bruscamente dai polmoni, come se avesse subito un colpo; gli occhi si spalancarono sorpresi.

- Tre, solo tre. – disse d'un fiato.

- Io me ne accorgo, sempre. Eppure quando è successo a me, non l'ho capito subito. Eravamo in viaggio da molti giorni, un viaggio scomodissimo, sai? Mio marito è un magizoologo e certi animali magici vivono in posti proprio impossibili. Ero così stanca che mi dimenticai proprio del ciclo. E ora sono tonda come un pallone! Ma io ti devo chiedere di fare delle cose, scusami se mi sono distratta. Tendo a passare spesso da un argomento all'altro, fa parte del mio carattere, probabilmente. Da ragazza avrei detto che era colpa dei Nargilli, ma la gente tende a guardarmi stranita se dico così, quindi ho pensato sia meglio dare la responsabilità al carattere. 

Luna tacque per un po'. Daphne si muoveva nella poltrona, come se fosse diventata improvvisamente di pietra.

- Cosa mi devi chiedere? 

- Oh, già. Puoi scrivere una lettera a Ronald Weasley? Come mi divertiva, da ragazza! Diceva sempre cose buffe. 

- Potter cosa vuole che scriva? 

- Che stai bene e che andrai da lui. Harry sa dov'è. Tu lo sai? 

- No, io non so niente. 

- Questo potrebbe essere un problema. Per logica, se tu non lo sai, non puoi andare da lui. Gli vuoi chiedere un appuntamento? 

- Si potrebbe fare. Ma io non andrò da lui. 

- Oh, non te lo chiederemmo mai! No, no! Sarebbe troppo difficile in questo momento e poi c'è il bambino! Non è il caso che tu ti ritrovi in uno scontro magico! 

- Scontro? Cosa volete fargli? – urlò Daphne, stringendo spasmodicamente i braccioli della poltrona.

- Schiantarlo, credo. Poi lo porteremmo al comando Auror. Harry non vuole che vada ad Azkaban, vuol mandarlo in un ospedale per curargli la mente e crede che il Wizengamot lo ascolterà. 

Luna aveva parlato con una tale semplicità che Daphne la guardò rabbrividendo. Azkaban! No, era vero, Ron non meritava di finire lì, anche se non era la persona che aveva creduto.

- A me cosa succederà? 

Luna la guardò, sconcertata.

- Ma niente! Che dovrebbe accaderti? 

- Ho aggredito Andromeda Black. 

- Non ha sporto alcuna denuncia e non credo che abbia intenzione di farlo in futuro! Tu avrai il tuo bimbo e sceglierai la vostra vita. 

Daphne si alzò e si allontanò, dando le spalle a Luna. Era difficile pensare con lo sguardo dell'Auror puntato addosso.

- Scriverò la lettera per chiedergli appuntamento. Ma Potter mi deve mettere per iscritto che proverà a intercedere per non farlo finire ad Azkaban. E voglio vedere la signora Black.

- Va bene, sono tutte e due cose che si possono fare. Puoi darmi un tuo capello? 

- Polisucco. Sì, se non gli farete del male. 

- Non so quanto affetto sente Harry per Ronald adesso, se devo essere sincera. Ma so quanto ama Ginny Weasley, sua moglie, e quanto è affezionato alla sua famiglia. Se pure non gli volesse più alcun bene, non ferirebbe mai le persone che ama. Harry è così. 

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora