34. Ieri - Tregua

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Draco Malfoy sorrideva. Se ne stava da solo, sdraiato sul suo letto, guardava il soffitto e sorrideva. Era stato il peggiore scontro che aveva avuto con la Granger, da quando erano partiti, ma era finito in maniera incredibile. L'aveva chiamato Draco! Forse senza neanche accorgersene, ma l'aveva fatto.

Dopo che lei aveva raccolto il suo disegno della fenice, il suo volto aveva un'espressione talmente rapita che lui non aveva potuto fare altro che dirle di tenere il disegno. Era il suo preferito, ma non gli importava. Le avrebbe dato l'intero blocco, in quel momento. Sospirò. Aveva la mente completamente sgombra. Si sentiva stupido e felice.

***

Hermione Granger era nel suo dormitorio. L'unico motivo per cui non aveva più il disegno in mano era perché l'aveva appeso vicino al suo letto. Aveva tolto la cornice a una vecchia foto, per farlo, ma non le importava di non vedere più la foto dei compagni grifondoro del suo anno. Quel disegno era incredibile. Non era curato e preciso come i ritratti che aveva visto realizzati sul soffitto della camera di Luna, meravigliosamente somiglianti, curati nei minimi dettagli. Era però intenso, aveva una forza tale che si sentiva il fiato mozzo a guardarlo. Non sapeva come mai, ma vedersi ritratta in quel modo, con quella forza selvaggia, le aveva dato come null'altro la misura di quanto fosse cambiato Draco Malfoy. Per lui, lei non era più la Mezzosangue da insultare, era la Fenice. Cosa ci poteva essere di più incredibile?

***

Si evitarono accuratamente per tutta la mattina, come ormai era consuetudine poi, a pranzo, Hermione trovò Malfoy già seduto, che la studiava sottecchi, mentre si avvicinava.

- Guarda che non mordo - disse lei bruscamente. Draco sorrise: aveva sorriso per quasi tutta la mattina, in effetti.

- Lieto di vedere che sei cortese anche oggi come al solito. Accomodati e buon appetito, Granger!

- Spero solo di non strozzarmi per l'emozione che mi provoca la tua improvvisa gentilezza. - gli rispose, inarcando le sopracciglia.

Dopo questo scambio di convenevoli, tacquero per tutto il pasto, studiandosi di quando in quando. Finito l'ultimo boccone, Hermione lanciò il tovagliolo accanto al piatto e si alzò per andare in biblioteca, senza meravigliarsi troppo quando si accorse che lui la stava seguendo. Si sedettero a due tavoli differenti e cominciarono a ripetere, ognuno per conto proprio.

Fu solo un paio di ponderosi capitoli dopo, che Hermione sollevò lo sguardo e gli disse, con voce sommessa:

- Ti ringrazio di avermi regalato il disegno, Malfoy. Lo apprezzo molto.

Draco Malfoy alzò gli occhi, per incontrare i suoi e mormorò sotto voce: - Sono lieto che ti piaccia, ma è solo uno schizzo. Mi rilassa disegnare.

- Lo fai da molto?

Lo vide aggrottare la fronte. Si capiva che era indeciso su come rispondere.

- Amo disegnare e nel passato l'ho fatto qualche volta. Ora lo faccio più spesso - parlava lentamente, come se fosse difficile scegliere le parole da pronunciare. - Alcune volte non riesco più a dormire e disegnare mi rende più facile... ritrovare la calma.

Tacque a lungo e Hermione non credeva che avrebbe continuato a parlare, quando lo sentì quasi bisbigliare.

- Ti ammiro. Hai saputo rialzarti; il dolore non ti ha spezzato. Disegnare è il mio modo per provare a non spezzarmi.

Quando Draco Malfoy tacque, le sembrò di non aver mai avvertito un silenzio più profondo in tutta la sua vita. Romperlo sembrava quasi più difficile che affrontare i MAGO, ma sentiva la necessità di dirgli ancora qualcosa. Prese il fiato come per immergersi e, sempre sommessamente, aggiunse:

- Non siamo amici, Malfoy. Ma ricordati... ricordati che sei qui. C'è gente che crede che anche tu sappia rialzarti. Io te lo auguro.

Chiuse il libro e se ne andò lentamente, allontanandosi con cautela per non lasciargli l'impressione di stare scappando da lui.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora