37. Ieri - Gufo

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Hermione si svegliò, mentre le prime luci del giorno filtravano attraverso le tende; infilò un paio di pantaloncini comodi e una maglietta di cotone, legò i capelli in una treccia un po' imprecisa e scese in giardino.

Raggiunse a passo svelto il suo posto preferito, sfilò le scarpe e si mise a piedi nudi sull'erba, respirando profondamente, per cominciare ad esercitarsi. Sentì un fruscio leggero e si girò. Era Malfoy. Lo vide volgere lo sguardo verso una panchina lì vicino, e poi guardarla, quasi a chiederle autorizzazione a mettersi lì, nei suoi pressi. Hermione fece un breve cenno d'assenso e poi continuò, concentrata sui suoi esercizi, come se fosse stata sola.

Draco Malfoy si sedette a gambe incrociate, col blocco da disegno in grembo, provando distrattamente a fare qualche schizzo. Non sentiva un gran desiderio di disegnare, in quel momento, ma era piacevole stare in quel giardino, sbirciare ogni tanto i movimenti di Hermione, precisi come la sua scrittura in un compito, avvertendo il vento ancora fresco del mattino. Pensò di essere finalmente, dopo tanto tempo, al posto giusto.

***

- Un gufo urgente per lei, signorina! - un piccolo elfo, tutto affannato, li aveva raggiunti in giardino, inchinandosi profondamente e porgendo a Hermione una pergamena. Interdetta, lei s'interruppe e tese la mano, afferrando la lettera.

La aprì, leggendo rapida il messaggio. Gli occhi si sgranarono dalla meraviglia, quindi si mise a sedere nell'erba, quasi lasciandosi cadere, e lesse nuovamente, questa volta con maggiore lentezza, mentre gli occhi sgranati si riempivano di lacrime, senza però lasciarle traboccare.

Draco Malfoy la osservava preoccupato, senza più dissimulare la sua attenzione. Dritta come una lama, non appariva fragile neppure con le lacrime agli occhi, ma qualcosa, nel modo duro in cui stringeva la mascella e nel tremore appena percettibile delle mani, gli diceva che il messaggio che stava leggendo e rileggendo non era indolore.

Le si avvicinò lentamente, per concederle il tempo di rifiutarlo. Poi le si sedette accanto e le scostò con gentilezza una ciocca di capelli dal viso.

- So che non siamo amici e che al mio posto avresti preferito ci fosse Harry; ma ci sono solo io, permettimi di esserti vicino.

Lo guardò, vagamente confusa. Poi gli porse la lettera, chiudendo gli occhi e stringendo forte le ginocchia al petto.

Draco Malfoy prese la lettera e lesse.

- Avevo tolto loro la memoria per proteggerli e non me ne pento, neppure per un momento. - la voce era arrochita dal pianto trattenuto - La professoressa mi aveva promesso che avrebbero fatto un tentativo per restituire loro il mio ricordo, ma mi aveva anche avvisato che, probabilmente, sarebbe stato inutile. Ho provato a non sperare troppo, ma non ci sono riuscita.

Il ragazzo si sentì gelare. La lettera di Minerva Mac Gonagall era scritta con molto affetto, ma toglieva alla sua allieva ogni illusione: era giunto a Hogwarts il rapporto dal Ministero della Magia; gli incaricati del ministero avevano giudicato impossibile tentare di ridare la memoria ai genitori di Hermione senza il rischio di provocare danni cerebrali e avevano definitivamente abbandonato l'impresa.

Draco cinse la ragazza con un braccio e la attirò a sé. Non gli importava se lei non lo considerava un amico, non gli importava di mostrarle tutto il suo desiderio di contare qualcosa per lei.

La strinse al suo petto con delicatezza e le accarezzò i capelli finché non sentì il suo capo rilassarsi contro la sua spalla e sentì l'umido delle lacrime bagnargli la maglia. Rimasero stretti a lungo, immobili, seduti nell'erba, finché non fu pianta l'ultima lacrima.

Il ritorno della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora